Società con sede in Versilia invia una cartella esattoriale di 11mila euro a un bambino di 3 anni

L'errore ha provocato un'indagine che ha portato guai giudiziari a 15 dipendenti comunali di Pachino e al patron della ditta affidataria del servizio riscossione tributi per l'ente

Scandalo cartelle esattoriali, l’indagine della procura di Siracusa è partita dopo l’invio di un avviso di pagamento di ben 11mila euro inviata dalla società affidataria per la riscossione dei tributi, con sede in provincia di Lucca, in Versilia, a un bambino di 3 anni.

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L’incredibile vicenda ora alla base di un’inchiesta giudiziaria è iniziata a giugno scorso quando i genitori del bambino ‘evasore’ per chiarire cosa fosse accaduto hanno cominciato a chiamare la società, con sede in provincia di Lucca, incaricata dal Comune di Pachino, in cui vivono, per la riscossione delle imposte. Ma al telefono non ha mai risposto nessuno. Così i genitori del presunto evasore si sono rivolti alla Guardia di finanza che, nel frattempo, aveva collezionato decine di esposti di cittadini con contenziosi tributari aperti sempre con la società toscana, per gli anni che vanno dal 2014 al 2019.

La società è in liquidazione. Mesi di indagini per scoprire oltre 25mila cartelle pazze e un danno erariale per il Comune in provincia di Siracusa di più di 6,5 milioni di euro. La ditta, che per contratto avrebbe dovuto avere impiegati e una sede, di fatto non aveva personale e mezzi sufficienti per adempiere agli impegni presi nell’accertamento e nella riscossione dei tributi. Errori, come quello del bambino, cartelle notificate fuori termine, prescrizioni., sarebbero stati all’ordine del giorno secondo investigatori e inquirenti siciliani. E a farne le spese è stato anche il Comune che non ha incassato i suoi crediti.

Secondo la Guardia di finanza, che ha reso nota la vicenda in un comunicato, i militari della tenenza di Pachino, diretti dal luogotenente Carmelo Lombardo, che hanno controllato, per gli anni 2014-2019, le procedure adottate per la gestione dei tributi locali (Imu-Tasi-Tari), hanno scoperto numerosi avvisi di accertamento decaduti per i termini di notifica che hanno generato un mancato introito nelle casse pubbliche per diversi milioni di euro.

“Sarebbe emerso, dunque – si legge in sentenza – che la società esterna affidataria del servizio di supporto all’ufficio tributi avrebbe ‘prodotto numerosi atti di accertamento esecutivi per diversi milioni di euro, successivamente oggetto di annullamento o rettifica, riportanti debiti tributari inesistenti o eccedenti l’importo dovuto'”.

Una vicenda che ha portato alla denuncia per abuso d’ufficio e falsità ideologiche il funzionario comunale che avrebbe dovuto vigilare sulla società e che, invece, ne ha falsamente attestato la regolarità dell’operato, e per inadempimento e frode nelle pubbliche forniture del titolare della società attività affidataria per la riscossione della Lucchesia.

L’impiegato e altri 14 dipendenti dell’ente, inoltre, sono stati segnalati anche alla Corte dei Conti per il danno erariale subito dal Comune di Pachino. L’inchiesta prosegue.

 

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