Inquinamento da Pfas, Lucca e Pisa le zone più colpite in Toscana

Da un'inchiesta internazionale la mappa interattiva della concentrazione d sostanze perfluoroalchiliche in Europa: torna l'allarme per gli 'inquinanti eterni'

Pfas nell’ambiente, Lucca e Pissa le zone più contaminate in Toscana. E torna l’allarme per gli ‘inquinanti eterni’

All’inizio di febbraio 2023 l’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa) ha pubblicato una proposta di divieto di tutti i Pfas.

I Pfas sono usati per ottenere materiali impiegati in molti settori diversi: per realizzare padelle antiaderenti, giubbotti impermeabili, cartoni della pizza. Non si degradano nell’ambiente e sono molto mobili, per cui possono essere rilevati in acqua, aria, pioggia, animali come lontre e merluzzi, uova sode ed esseri umani. I Pfas sono collegati al cancro e all’infertilità, oltre che a una dozzina di altre malattie. Per le loro caratteristiche, che li rendono persistenti nell’ambiente per tempi lunghissimi, i Pfas sono detti forever chemicals, o inquinanti eterni.

I colleghi francesi di Le Monde sul tema hanno realizzato una mappa interattiva costruita raccogliendo e organizzando dati da diverse fonti, pubbliche e private, e mostra i luoghi in Europa in cui è stata accertata una contaminazione da Pfas da parte di autorità ambientali (come le Arpa in Italia). La Toscana presenta due “zone rosse” quella di Lucca e quella di Pisa, oltre a Castagneto Carducci in provincia di Livorno e alcune zone di Massa, come si evince dalle foto delle mappe venute fuori da uno studio internazionale (The Forever Pollution Project). Non è più possibile fare finta di niente in Toscana come nel resto delle zone interessate. Con la salute e con i Pfas non si può scherzare. E la catastrofe ambientale, e di salute, in Veneto degli anni scorsi (il processo penale è ancora in corso) lo dimostra ampiamente.

La mappa del Pfas in Italia
inquinamento da Pfas, la mappa di Le Monde

Arpat ha sollevato più volte il problema dei Pfas

Andando a leggere i dati dell’annuario di Arpat presentato lo scorso 11 novembre si capisce meglio che “il 70% delle stazioni in acque superficiali e il 30% delle stazioni in acque sotterranee monitorate in Toscana presenta residui di Pfas. Tutti i campioni del biota (animali e vegetali, pesci in primis) hanno residui di Pfas cioè nel 100% dei campioni monitorati”. E poi sempre Arpat scrive che “il 37% delle stazioni in acque superficiali monitorate supera gli standard europei di Pfas. Nelle acque sotterranee e nel biota non si rileva alcun superamento di soglia”. Il nostro paese registra il più grave inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche in Europa, e la Toscana è tra le zone più colpite e  rischio. Il disegno di legge in discussione al Senato prevede soglie massime di sversamento. Ma per scienziati e attivisti, invece, l’unico limite accettabile è pari a zero, così come per l’Ue.

L’allarme di Greenpeace dei giorni scorsi

Scrive Greenpeace sul sito web ufficiale italiano nei giorni scorsi rilanciando la questione Pfas: “A seguito della diffusione dell’inchiesta giornalistica The Forever Pollution Project sulla contaminazione da Pfas (Sostanze perfluoroalchiliche note anche come inquinanti eterni) in numerose nazioni europee, Italia inclusa, e che nel nostro paese ha coinvolto le testate Radar Magazine e Le Scienze, Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace, dichiara: “Questa indagine senza precedenti tocca un nervo scoperto su cui le autorità nazionali da tempo hanno scelto di non intervenire, nonostante sia chiaro che la contaminazione riguardi l’acqua, l’aria, gli alimenti e il sangue di migliaia di persone. Si tratta di un’emergenza ambientale e sanitaria fuori controllo. Esortiamo il governo, il parlamento e i ministeri competenti ad assumersi le proprie responsabilità varando in tempi brevi una legge che vieti l’uso e la produzione di tutti i Pfas, insieme all’adozione di adeguati provvedimenti di bonifica e all’individuazione di tutti i responsabili”. L’inchiesta ha rivelato l’esistenza di più di 17mila siti contaminati in Europa, a cui si aggiungono altri 21 mila siti in cui è possibile la presenza di Pfas a causa di attività industriali in corso o passate, e 2100 hotspot, ovvero luoghi in cui la contaminazione raggiunge livelli considerati pericolosi per la salute. La mappa italiana rivela elevati livelli di inquinamento non solo in alcune aree del Veneto, già tristemente note per essere uno degli epicentri europei dell’emergenza Pfas, ma toccano anche alcune zone del Piemonte, limitrofe allo stabilimento della Solvay specializzato proprio nella produzione di Pfas, della Lombardia e della Toscana. Questo quadro potrebbe essere ben più grave considerando che non tutte le Regioni italiane effettuano monitoraggi capillari. All’inizio di marzo, l’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa) ha pubblicato la bozza di proposta per vietare a livello comunitario la produzione e l’uso di migliaia di Pfas, avviando un processo necessario per fermare la contaminazione di questi inquinanti eterni. Tra le nazioni promotrici del divieto figurano Germania, Paesi Bassi, Svezia, Danimarca e Norvegia, ma non l’Italia. Greenpeace, insieme a oltre cento organizzazioni della società civile europee, è promotrice del Ban Pfas Manifesto che chiede la messa al bando di queste pericolose sostanze”.

The Forever Pollution Project, è un’indagine crossborder a cui hanno partecipato 18 redazioni da tutta Europa. Un gruppo che oltre a Radar Magazine include innanzitutto Le Monde (Francia), Süddeutsche Zeitung, Ndr e Wdr (Germania), The Investigative Desk e Nrc (Paesi Bassi) e Le Scienze (Italia), e a cui si sono aggiunti Datadista (Spagna), Knack (Belgio), Deník Referendum (Repubblica Ceca), Politiken (Danimarca), Yle (Finlandia), Reporters United (Grecia), Latvijas Radio (Lettonia), Srf Schweizer Radio und Fernsehen (Svizzera), Watershed e The Guardian (Regno Unito).

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