Svolta storica della Consulta: riconosciuta la genitorialità della madre intenzionale nelle coppie arcobaleno
La decisione accoglie le questioni di legittimità sollevate dal presidente del Tribunale di Lucca dottor Gerardo Boragine
Svolta storica della Consulta: riconosciuta la genitorialità della madre intenzionale nelle coppie arcobaleno.
La Corte costituzionale dichiara illegittimo il divieto per la madre non biologica di riconoscere il figlio nato in Italia tramite procreazione medicalmente assistita effettuata all’estero.
È incostituzionale impedire alla madre intenzionale — ovvero la madre non biologica — di riconoscere il figlio nato in Italia a seguito di un percorso di procreazione medicalmente assistita realizzato all’estero. Con la sentenza 68, depositata oggi (22 maggio), la Corte costituzionale ha sancito il diritto a veder riconosciuta la piena genitorialità da parte di entrambe le madri.
In particolare, la Consulta ha dichiarato costituzionalmente illegittimo l’articolo 8 della legge n. 40 del 2004, nella parte in cui non consente di attribuire lo status di figlio anche alla madre intenzionale, qualora questa abbia espresso un consenso preventivo alla PMA e assunto la relativa responsabilità genitoriale, secondo le leggi del Paese in cui la tecnica è stata effettuata.
La decisione accoglie le questioni di legittimità sollevate dal presidente del Tribunale di Lucca dottor Gerardo Boragine,riconoscendo due principi fondamentali: l’impegno genitoriale condiviso che nasce nel momento in cui una coppia decide di ricorrere alla Pma, un vincolo dal quale nessuno dei due genitori può sottrarsi e l’interesse preminente del minore a godere pienamente dei propri diritti nei confronti di entrambi i genitori, sia la madre biologica che quella intenzionale.
Il caso, finito nelle aule di via Galli Tassi, coinvolse due mamme della provincia di Lucca, sposate con una bambina di tre anni e uno di due: la prima riconosciuta, il secondo no, in quanto nato dopo la circolare del ministro dell’Interno Piantedosi.
“Abbiamo avuto dei timori – spiega all’Ansa la mamma non biologica -. Da un punto di vista sanitario io sono la madre intenzionale e se ci sono solo io con il piccolo non vengo riconosciuta dal personale sanitario; a livello successorio nel caso in cui venisse a mancare la madre biologica, ma anche nel caso in cui la coppia dovesse decidere di separarsi. Non abbiamo mai incontrato alcuna ostilità, ma anche banalmente prendere mio figlio a scuola avrebbe potuto rappresentare nn problema. È stato un calvario ma ne è valsa la pena”.
Questa pronuncia segna un passo decisivo verso il riconoscimento dell’uguaglianza genitoriale nelle famiglie omogenitoriali e rafforza la tutela dei diritti dei bambini nati da tali unioni.
“La Corte costituzionale ha detto qualcosa di semplice e giusto: se due donne decidono di avere un figlio insieme, il bambino ha il diritto di essere riconosciuto da entrambe come genitori. I bambini vanno tutelati, non ‘messi in attesa’. E nessuna famiglia può essere discriminata”. A dirlo è Serena Spinelli, assessora al welfare della Regione Toscana, a proposito della sentenza della Consulta che ha dichiarato incostituzionale il divieto per la madre intenzionale di riconoscere come proprio il figlio nato in Italia da procreazione medicalmente assistita. Il caso specifico riguarda una coppia di Lucca.
“È una sentenza di civiltà, che mette al centro chi conta davvero: i più piccoli. E riconosce finalmente il ruolo di chi ama, cresce e si prende cura. Perché è giusto stare dalla parte delle famiglie: di tutte le famiglie”, conclude Spinelli.
“Camaiore ha vinto – è il commento del sindaco Marcello Pierucci – Ha vinto una battaglia di umanità, di morale, di istituzione. Da anni a Camaiore stiamo riconoscendo i bambini nati in Italia e figli di due madri: un atto sacrosanto e doveroso, perché siamo certi che una civiltà, per essere tale, deve avere istituzioni che non discriminino nessun cittadino, qualunque sia la sua scelta di vita. Nel 2024 la questione era stata rinviata alla Corte Costituzionale, soprattutto dopo che, nel 2023, la Procura della Repubblica al tribunale di Lucca – che ringrazio per l’impegno profuso su questa pratica – aveva presentato una richiesta di rettifica dell’atto di nascita di un minore emesso dal Comune di Camaiore. Adesso la Corte Costituzionale si è espressa, e ha dato ragione a Camaiore, determinando l’esistenza di una lesione dei diritti costituzionalmente garantiti, in fatto, soprattutto, di discriminazione e tutela. E ha definito “incostituzionale” opporvisi”.
“Insomma, deve vigere uguaglianza – conclde Pierucci – E noi questo lo professiamo da sempre, anche con gli atti che adesso vengono riconosciuti e ci danno ragione. Questa è una sentenza storica, che cambia la vita di tante madri e afferma un principio di civiltà giuridica nell’interesse di tutti i bambini. Siamo fieri che il nostro Comune sia stato il primo in Italia a capire che la giustizia e l’umanità stanno da questa parte, dando concretamente tutela con i riconoscimenti all’anagrafe”.


