Ditta fallita, confermato il sequestro milionario

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Confermato il maxisequestro di beni agli imprenditori lucchesi Eugenio e Nicola Barbieri. La confisca definitiva è stata sancita dalla Corte di Cassazione che ha respinto il ricorso dei due indagati. Per gli inquirenti, i due imprenditori stavano per trasferire 2 milioni e 277mila euro in un conto corrente acceso su un’altra società a loro riconducibile in una banca a Montecarlo nel Principato di Monaco. Soldi, sempre stando all’accusa, in parte provento della vendita di una villa del valore di 4,3 milioni nel Capannorese che sarebbe stata oggetto di distrazione dal fallimento di un’azienda di materie plastiche.

A gennaio c’era stato il blitz della guardia di finanza intervenuta attraverso l’ufficio informazioni finanziarie della Banca d’Italia che all’ultimo minuto è riuscita a bloccare il trasferimento del denaro. È solo una parte del sequestro operato dalle fiamme gialle nell’ambito di un’inchiesta durata quasi due anni e diretta dal sostituto procuratore Enrico Corucci e che aveva portato il giudice delle indagini preliminari Antonia Aracri al sequestro preventivo di denaro e beni mobili e immobili per oltre 3,7 milioni nei confronti dei due imprenditori altopascesi accusati di riciclaggio e autoriciclaggio nell’ambito del fallimento datato 16 ottobre 2013 della Stamplast srl, azienda in località Ferrenti a Spianate di Altopascio che produceva e vendeva prodotti derivati dalla lavorazione delle materie plastiche.
Per gli ermellini che hanno rigettato il ricorso degli indagati confermando il provvedimento del tribunale del riesame che a sua volta a febbraio aveva avallato l’operato del gip secondo cui il denaro derivante dal reato presupposto di bancarotta fu sottoposto a numerose e complesse operazioni dirette concretamente ad ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa. Per questo motivo, secondo i giudici è da confermare l’accusa di autoriciclaggio e, quindi, anche il relativo decreto di sequestro finalizzato alla confisca. “In conclusione – scrive la Cassazione – le impugnazioni devono ritenersi infondate ed i ricorrenti condannati al pagamento delle spese processuali”. L’iter giudiziario quindi prosegue per i due indagati.

Vincenzo Brunelli

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