Promettevano casa e lavoro, condannati in tre

Condanne definitive per i tre cittadini di origine marocchina che si erano fatti pagare grosse cifre di denaro da sette connazionali promettendo casa e lavoro a Lucca. Ma era tutto falso. La suprema Corte di Cassazione ha confermato la sentenza d’appello rigettando i ricorsi degli imputati.

La Corte di appello di Firenze, con sentenza emessa il 17 febbraio 2015 aveva in parte confermato la prima decisione del tribunale di Lucca, con esclusione di alcuni capi dal giudizio di responsabilità (per ragioni di merito o di estinzione per intervenuta prescrizione) e rimodulazione della pena. Saber Mouhcine e Elamili Essadia erano stati condannati per truffa,, favoreggiamento aggravato della immigrazione clandestina e falso. Un terzo, Saber Noura era invece stato condannato per tentativo di induzione a rendere dichiarazioni mendaci all’autorità giudiziaria. La pena per Saber Mouhcine è stata quantificata quattro anni e sei mesi di reclusione e 105mila euro di multa, quella per Elamili Essadia in tre anni di reclusione e 50mila euro di multa. Quella per Saber Noura in un anno e quattro mesi di reclusione. 
I fatti si riferiscono a una serie di riscontrati iingressi illegali di cittadini provenienti dal Marocco, avvenuti sulla base di attestazioni di opportunità di lavoro e di alloggio poi risultate false, predisposte, secondo l’accusa, da Saber Mouchine. I migranti, inoltre, venivano contattati in Marocco dalla madre del Saber Mouchine, Elamili Essadia, ed indotti a corrispondere delle somme di danaro prima della loro partenza verso l’Italia. Questo ha determinato la contestazione aggiuntiva della truffa. La cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi e condannato i tre imputati anche a 2mila euro ciascuno per spese processuali.

Vincenzo Brunelli

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