Rapine in banca, definitive le condanne per il boss

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Definitive le condanne per diverse rapine compiute tra Lucca e la Versilia (14 i colpi messi a segno anni fa) nei confronti di Salvatore Bonaccorsi, il 31enne boss della mafia catanese, figlio del capoclan Concetto Bonaccorsi, arrestato lo scorso anno a Pistoia. La suprema Corte di Cassazione non ha riconosciuto il reato continuato tra le rapine in Lucchesia e quelle compiute a Firenze e a Catania, confermando le rispettive condanne inflitte dai diversi tribunali.

Ma nel frattempo sia Salvatore sua il padre (condannati anche per altri reati) hanno deciso, in tempi diversi, di collaborare con la giustizia. Salvatore Bonaccorsi, nei mesi scorsi ha raccontato agli inquirenti la sua ascesa criminale nel potente e pericoloso clan di famiglia, che dopo l’arresto di Lo Giudice era divenuta la famiglia mafiosa di riferimento per la città di Catania.
“Iniziai poco più che maggiorenne – afferma il pentito in alcuni verbali resi ai magistrati antimafia – a fare rapine a Lucca e in Toscana perché avevamo bisogno urgente di soldi contanti da reinvestire in altri affari, e quindi prendemmo d’assalto banche e istituti di credito e uffici postali della zona”. “Non ho avuto la sfortuna di commettere omicidi, ma i miei ruoli erano tutti, perché essendo il capo del clan dei Carateddi qualsiasi decisione c’era la dovevo prendere io e la dovevo azionare io”. “Sono entrato a far parte del clan fine 2004, inizi 2005”.
Da quel momento tutto cambia per il figlio di Concetto Bonaccorsi. E ad un certo punto, quando tutti vanno in galera, dovrà prendere il comando. E quando fuori non ci sarà nessuno con le capacità per reggere le sorti del gruppo criminale toccherà ancora a lui. Anche da detenuto. Insieme al pentito di mafia, all’epoca, i carabinieri avevano arrestato anche alcuni complici e basisti delle varie rapine. Il compito degli arrestati era quello di effettuare sopralluoghi nelle filiali delle banche prese di mira, scegliere quelle meno sorvegliate e fornite tutte le indicazioni operative per portare a termine il colpo. Il boss pentito sta continuando a raccontare le sue verità ai giudici antimafia siciliani, partendo proprio dalle rapine a Lucca e in Toscana dove poi anche il padre è stato poi arrestato, a testimonianza ennesima della presenza delle varie mafie anche in regione, per svariati motivi sempre legati ai differenti business criminali. Le mafie, infatti, da anni ormai, non sono solo un problema delle regioni del Sud Italia. La loro capacità di infiltrazione è capillare e non risparmia niente e nessuno e la lotta a questi fenomeni va proseguita coinvolgendo tutte le forze sane dello Stato, come ricordava lo stesso Paolo Borsellino in uno dei suoi ultimi discorsi pubblici prima della strage di Via D’Amelio.

Vincenzo Brunelli

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