Furti e riciclaggio di oro, arresti e sequestri – Vd foto

Due “società” di affari illeciti ben distinte ma per così dire cooperanti. Una sorta di sistema sotterraneo e parallelo che si autoalimentava e arricchiva a spese e alle spalle delle vittime dei furti in abitazione. E’ quello che ritiene di aver disarticolato la procura di Lucca, la cui inchiesta su un maxi giro di riciclaggio di oro rubato, fuso in lingotti per essere ‘ripulito’ e dal cui denaro le gang si arricchivano, attraverso investimenti nel settore immobiliare stamani (27 novembre) si è tradotta in arresti e perquisizioni che dalla Versilia hanno toccato anche le province di Massa, Firenze e Arezzo. Trentatré le misure cautelati spiccate dal gip su richiesta del pm Salvatore Giannino, che ha coordinato l’indagine sotto la supervisione del procuratore capo Pietro Suchan: 24 di queste (alcune ancora da eseguire) in carcere. Altri 44 gli indagati sul cui conto polizia e guardia di finanza hanno indagato per messi. 

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Dalle prime luci dell’alba, agenti della squadra mobile coordinati dal commissario Silvia Cascino, del commissariato di Forte dei Marmi diretto da Enrico Parrini e della guardia di finanza di Lucca, coordinata dal comandante Massimo Mazzone, hanno effettuato decine di perquisizioni con l’impiego anche di un elicottero del reparto volo di Firenze della polizia. Le fiamme gialle, in particolare, hanno eseguito sequestri per equivalente per circa un milione di euro, mettendo i sigilli ad un Compro Oro, l’Orofino Gmt in via Machiavelli a Viareggio, riconducibile, secondo l’accusa, alla famiglia di Giuseppe Fiorentino, 55enne napoletano ma residente a Massarosa, già noto alle cronache per reati specifici e non solo. Secondo l’accusa, infatti, l’imprenditore sarebbe stato al vertice di un giro d’affari illegale, che faceva da ‘ripulitore’ dell’oro rubato nelle abitazione da gang di ladri che venivano invogliate a “collaborare”, con la garanzia di acquisto della refurtiva senza rischi di venire registrati. Su questo, secondo gli inquirenti, si basava la catena di montaggio. Ed è questo il punto di svolta dell’indagine che, per la prima volta dopo parecchio tempo, è riuscita a legare l’odioso fenomeno dei furti in abitazione a quello della ricettazione e del riciclaggio dell’oro. Era l’oro del resto, secondo quanto ricostruito, l’obiettivo della banda di ladri – la maggior parte dei quali di origini rumene e albanesi, in qualche caso sinti -, che agiva da Viareggio, a Pietrasanta fino a Sarzana e La Spezia sei giorni su sette, di notte, quando le famiglie erano a letto a dormire. Un volume di proventi illeciti che fruttava, solo nei mesi di monitoraggio dell’indagine iniziata circa un anno e mezzo fa, qualcosa come 500mila euro. Era l’oro e il canale stabilito con alcuni Compro oro compiacenti (4 ne sono finiti nel mirino) ad alzare la posta. Ma tutto è iniziato grazie all’intuito di un ispettore del commissariato di Forte dei Marmi che si era concentrato di un sospettato già noto, dopo una serie di furti in zona che avevano caratteristiche molto simili. Da qui l’indagine si è estesa e grazie all’uso delle intercettazioni unito alla costanza degli agenti impegnati in servizi di osservazione e pedinamenti è arrivata a ricostruire i legami con un’altra banda, che si occupava di riciclare l’oro ripulendolo e reinvestendolo in operazioni solo all’apparenza legali. Due le associazioni a delinquere contestate dalla procura, dunque, una per i furti nelle abitazioni (in tutto ne sono stati ricostruiti e contestati 89), una per la ricettazione e il riciclaggio dell’oro rubato, che si è tradotta anche in cospicui sequestri da parte della finanza che negli ultimi mesi ha effettuato le verifiche su conti e situazioni patrimoniali dei 44 indagati, procedendo al sequestro per equivalente, non solo di denaro depositato nelle banche ma anche di immobili, dove si ritiene che i proventi illeciti venissero poi investiti.
In carcere questa mattina sono finiti oltre a Giuseppe Fiorentino, anche la moglie Serena Cioni e il loro figlio Matteo, 30 anni, un diploma da orafo e titolare della licenza del Compro oro che stamani è stato sequestrato. In carcere anche il collega Alessandro Iselli, 50 anni di Massa che, stando all’accusa, su indicazione di Gennaro Fiorentino, avrebbe acquistato l’oro da sinti e rom della Versilia, che per la polizia compivano furti nelle case. L’altro figlio gestisce il compro oro di Pietrasanta che è stato perquisito in mattinata ma non sequestrato. Secondo l’accusa, a vario titolo, pur sapendo della provenienza illecita dell’oro lo acquistavano e poi attraverso una fonderia di Arezzo, poi fallita, lo ripulivano rifondendolo in lingotti artigianali o in orologi poi venduti sul mercato. Ma secondo l’accusa Giuseppe Fiorentino talvolta faceva da sé, in una fonderia rudimentale allestita nelle pertinenze della sua abitazione e scoperta dai poliziotti.
La tecnica utilizzata secondo l’accusa per acquistare l’oro rubato era duplice: in alcuni casi i ‘fornitori’ venivano convinti a cedere la refurtiva con la promessa di venire registrati con nomi di clienti ‘puliti’ e ovviamente all’oscuro di tutto. In altri casi, sempre stando all’accusa, si servivano di prestanome che venivano pagati con assegni. Il denaro, però, una volta incassato per gli inquirenti tornava, dietro adeguato compenso, alla gang. Una volta fuso l’oro, sempre stando alla ricostruzione degli inquirenti, veniva portato a due aretini, Giorgio Bellucci e Roberto Marrazzo, quest’ultimo proprietario di un Compro Oro. I due per l’accusa avrebbero acquistato l’oro in lingotti per poi fonderlo di nuovo e ripulirlo attraverso una fonderia in zona. Al riguardo la polizia contesta un particolare episodio: nel novembre dell’anno scorso, secondo quanto ricostruito, Gennaro Fiorentino e Alessandro Iselli si sarebbero recati ad Arezzo con ben 1.630 grammi di oro. L’oro fuso in un lingotto in fonderia, fu acquistato in contante dai due aretini. Un altro scambio, contestato nell’ordinanza, risale invece al 4 dicembre scorso quando venne ceduto un chilo d’oro per 30mila euro e un altro ancora il 15 gennaio scorso: furono venduti, ritiene la polizia, due lingotti di circa 4 chili al prezzo di 100mila euro. L’ultimo scambio risalirebbe invece al 14 febbraio, quando 2.201 grammi di oro furono venduti per 66.800 euro. Ma due giorni dopo al nuovo appuntamento ad Arezzo Fiorentino e Iselli trovarono anche gli investigatori delle squadre mobili di Lucca e Arezzo e del commissariato di Forte dei Marmi che fecero scattare un primo sequestro. Quello stesso giorno, in Versilia, durante la perquisizione dei compro oro di Viareggio e Pietrasanta, furono rinvenuti e sequestrati frammenti di monili in oro, tagliati e deformati, un piccolo lingotto artigianale di 159,9 grammi e orologi Rolex di provenienza illecita.
    Per ritornare in possesso dell’oro sequestrato Fiorentino e la moglie, secondo la ricostruzione dell’accusa, non avrebbero esitato a chiedere ad un affezionato cliente di Modena di formare un documento falso, effettivamente prodotto nell’udienza innanzi al tribunale collegiale del Riesame, allo scopo di dimostrare la legittima provenienza di alcuni Rolex sequestrati.
In carcere stamani sono finiti Gennaro Fiorentino, Serena Cioni e il figlio Matteo, Alessandro Iselli e i titolari dei due compro oro aretini Marrazzo e Bellucci.  Con loro, sono stati arrestati per furti  concorso nei reati di ricettazione e riciclaggio di monili in oro provento di attività delittuosa, anche per tre persone di origini albanesi,  3 di origine rumena, 11 di origine sinti e un italiano, residenti nelle province di Lucca, Massa, Pisa e Firenze.    
Si tratta di Augustin Sherri, Lucia Lafleur, Cesare Satori, Paolo Braidich, Natascia Held, Vittorio Levacovich, Jenny Facci, Vittorio Bodino, Mauro Dellacha’ Valentino Dellacha’ e Salvatore Fiorentino. Altri indagati per ricettazione sono stati sottoposti al divieto o obbligo di dimora e all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
Un’inchiesta comunque tutt’altro che conclusa, ha spiegato il procuratore Suchan: “Questa indagine – ha detto – ha fatto un importante salto di qualità perché è riuscita a collegare autori di furti a coloro che si occupavano di ricettazione e riciclaggio della refurtiva”.

Rob. Sal.

Alcuni oggetti sequestrati dalla polizia durante le perquisizioni

 

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