Striscione fascista davanti la casa del sindaco di Lucca, rinviati a giudizio 4 militanti di Forza Nuova

Quattro esponenti di Forza Nuova, tra cui un segretario provinciale e un coordinatore regionale, sono stati rinviati a giudizio per apologia del fascismo per aver appeso, nel novembre 2017, nella corte di S. Alessio di fronte all’abitazione del sindaco Alessandro Tambellini uno striscione che inneggiava a Mussolini definito “unico cittadino onorario”.

Si tratta di Giovanni Damiani, 48 anni, di Lucca, e dal coordinatore toscano Leonardo Cabras, 28 anni, di Livorno, Michele Ghilarducci ed Eugenio Nardi rispettivamente di Pietrasanta e Lucca. Un gesto di protesta contro le politiche di accoglienza e apertura agli stranieri residenti a Lucca da parte della giunta di centrosinistra che risale notte tra il 21 e 22 novembre scorsi e che venne immediatamente rivendicato da Forza Nuova. Il 4 ottobre prossimo dovranno comparire in aula e difendersi dalle accuse della procura. Il raid di Forza Nuova era scattato come forma di protesta nei confronti dell’iniziativa dell’amministrazione comunale che aveva concesso a 38 bambini figli stranieri la cittadinanza simbolica della città. “Il consiglio comunale – aveva detto all’epoca il segretario provinciale Giovanni Damiani – pensi ai nostri connazionali in difficoltà e senza un lavoro invece che a queste pagliacciate”. “È bene che questa classe politicante capisca che gli italiani sono estremamente stufi di loro e della loro amministrazione anti italiana – aveva aggiunto Leonardo Cabras, coordinatore toscano di Fn -. Per noi non esiste nessuna cittadinanza agli immigrati, tantomeno quella onoraria che non è altro che un grimaldello propedeutico alla sostituzione etnica programmata con lo Ius Soli: l’unica cittadinanza onoraria semmai spetterebbe a Sua Eccellenza Benito Mussolini”. La legge 645 del 1952, violata dai 4 imputati per la pubblica accusa, sanziona chiunque promuova od organizzi sotto qualsiasi forma, la costituzione di un’associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità di riorganizzazione del disciolto partito fascista, oppure chiunque pubblicamente esalti esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche. Ad ottobre il processo.
Le indagini per risalire ai presunti autori materiali del raid erano andate avanti per alcuni mesi. Ma già nelle prime fasi dell’inchiesta coordinata dal sostituto procuratore Salvatore Giannino, la polizia era riuscita attraverso indagini tecniche a stabilire la presenza di tre dei quattro indagati sul luogo dove venne rinvenuto lo striscione. Fin dall’inizio, infatti, gli inquirenti si erano concentrati su alcuni esponenti di spicco a livello locale e regionale di Forza Nuova. Si trattava, del resto, delle stesse persone che avevano rivendicato e avallato il gesto dimostrativo a casa del sindaco.
Da questo, l’inchiesta aveva preso le successive mosse fino ad arrivare alla piena identificazione dei quattro presunti responsabili: secondo la ricostruzione della procura, a Sant’Alessio quella notte si trovavano tre dei quattro indagati. C’erano, per la polizia, il segretario provinciale Damiani, il coordinatore della Versilia Ghilarducci e il militante di Altopascio. Ma l’operazione sarebbe stata approvata, stando a questa ricostruzione dell’accusa, dal coordinatore regionale Leonardo Cabras che è stato tra i primi a rivendicare l’azione, non solo attraverso un comunicato stampa ma anche sui social network, lasciando messaggi che non sono sfuggiti agli investigatori.

Vincenzo Brunelli

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