Presunta truffa, anche Lucca indaga su Lyoness

Anche imprenditori lucchesi nella class action contro la società austriaca Lyoness, leader internazionale nel “cashback”. Nel mirino la “shopping community” che avrebbe usato, secondo le aziende che si ritengono vittime, un sistema piramidale di investimenti vietato dalla legge.
Anche la procura di Lucca ha aperto un fascicolo d’inchiesta, al momento contro ignoti, per truffa aggravata, per valutare e verificare la denuncia presentata giorni fa alla Guardia di Finanza da un imprenditore cittadino. 
Quello dello scorso 24 agosto è il primo esposto in Toscana (ma sarebbero in tutto 22 pronti a denunciare in regione) contro Lyoness nell’ambito dell’azione promossa da Studio3A-Valore S.p.A.

L’imprenditore è entrato in contatto con questo sistema nell’aprile 2017, tramite un amico che pensava potesse trattarsi di un progetto utile per aumentare i clienti. Alla prima serata di presentazione gli è stato illustrato il cashback, sistema di multilevel marketing basato sul coinvolgimento di un numero sempre maggiore di consumatori a cui, attraverso l’acquisizione di una card, si prospettano vantaggi vari, a partire dagli shopping point e dai bonus amicizia ottenuti con gli acquisti negli esercizi affiliati e da quelli effettuati dai consumatori che a propria volta si invitano (lo sconto è solo dello 0,5 per cento). Ma i versamenti e le richieste sarebbero cresciute col tempo senza un ritorno effettivo dell’investimento, secondo l’imprenditore lucchese.
Al momento sono 296 i presunti truffati, assistiti dallo Studio 3A-Valore, che denunciando le loro vicende daranno vita a una class action davanti al tribunale di Verona, dove ha sede legale la Lyoness Italia. In tutto reclamano un milione e 815mila euro. Dopo Torino, Bologna, Verona, Vicenza ora anche Lucca al centro di questa vicenda che sembra allargarsi a macchia d’olio in tutt’Italia col passare delle settimane. Una vicenda tuta da verificare ancora da un punto di vista giudiziario.
La Lyoness Italia nel 2017 ha realizzato un fatturato di 53 milioni di euro, contava un milione 368mila tesserati, 15mila aziende convenzionate e oltre 67mila Lyconet Marketer. A gennaio l’Agcm dopo un procedimento istruttorio ha concluso che “il sistema di promozione utilizzato per diffondere fra i consumatori una formula di acquisto di beni con cashback (ovvero con la restituzione di una percentuale del denaro speso presso gli esercenti convenzionati) è scorretto in quanto integra un sistema dalle caratteristiche piramidali, fattispecie annoverata dal Codice del Consumo tra le pratiche commerciali in ogni caso ingannevoli”. E ha multato la società con una sanzione di 3,2 milioni di euro. Ai tesserati era richiesta una prima quota d’ingresso di 2400 euro, ma a far crescere il sistema era il coinvolgimento di altri consumatori che versavano a loro volta la quota d’ingresso.
“Il nostro modello di attività prevede che chiunque si iscriva, gratuitamente, al programma Cashback World – spiega la Lyoness in una nota ufficiale – possa ottenere, per ogni acquisto effettuato presso i punti vendita convenzionati, un rimborso di parte del prezzo pagato nonché punti bonus in grado di generare ulteriori vantaggi  Lyoness ha messo a punto su scala mondiale alcune modifiche che assicurino la massima trasparenza ed evitino che qualche isolato marketer possa investirvi irrazionalmente, contravvenendo alle indicazioni di Lyoness stessa, prima ancora di poterne ritrarre almeno una congrua parte dei benefici assicurati dal sistema stesso. Poiché Lyoness non concorda assolutamente con la posizione assunta dall’autorità, e in particolare con la qualifica di piramidale attribuita al sistema, ha presentato ricorso contro la decisione per far valere le nostre ragioni e dimostrare l’infondatezza delle censure mosse nei nostri confronti”.
Le indagini intanto proseguono.

Vincenzo Brunelli

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