Crac Lucchese, relazione ai pm. Passivo di 2,5 milioni

Le ragioni del fallimento della Lucchese sono “ben a monte” della sanzione inflitta dalla FGigc per la questione relativa alla fideiussione Cig Pannoia. Lo scrive nella sua relazione depositata nei giorni in tribunale e in procura il curatore fallimentare della Lucchese Libertas 1905 Srl, Claudio Del Prete,  che nel frattempo ha dato il via al capitolo dell’accertamento del passivo, costituendosi anche nel giudizio dinanzi al collegio di garanzia del Coni, chiedendo la fissazione dell’udienza per sostenere la validità della famosa fideiussione ritenuta non idonea.
Ora per l’ex società si apre una fase delicata anche nei termini delle eventuali responsabilità delle persone coinvolte. Un quadro preciso è stato tracciato nella relazione consegnata dal curatore agli inquirenti. 

“Non posso entrare nel dettaglio dei singoli rilievi – scrive Del Prete -, ma è certo che la mancanza di continuità aziendale della società calcistica ( intesa come capacità di operare in condizioni di equilibrio economico-finanziario a valere nel tempo) risale a molto tempo prima la data del fallimento. I vari aumenti di capitale succedutisi nel tempo non sono mai risultati sufficienti ad invertire un trend aziendale in costante perdita ma solo a ripristinare momentaneamente il capitale minimo di legge senza mai scongiurare in concreto il declino verso lo stato di insolvenza. Non vi è quindi alcuna relazione diretta tra la sanzione inflitta dalla Figc  per la questione relativa alla fidejussione Cig Pannoia  (ritenuta non idonea) e le cause del fallimento essendo le ragioni di tale fallimento ben a monte di tale evento. Comunque la curatela si è costituita nel giudizio dinanzi al Collegio di Garanzia del Coni chiedendo la fissazione dell’udienza di discussione ed insisterà per sostenere la validità della fidejussione al fine di poter recuperare ulteriori somme ad oggi trattenute dalla Lega  Pr. Ora si apre il capitolo dell’accertamento del passivo che sarà noto entro fine gennaio 2020 ma allo stato si può ipotizzare un passivo di almeno 2,5 milioni di euro a fronte di un attivo, allo stato, di circa 400 mila euro .Sono in fase di approfondimento diverse iniziative miranti a recuperare risorse per la massa dei creditori”.

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