Massacrato di botte per Whatsapp, in cella 2 fratelli foto

di Roberto Salotti
Due minuti e undici secondi per ridurre in fin di vita un operaio 24enne. Una furia e una violenza da Arancia meccanica, nel pieno centro di Altopascio in una domenica pomeriggio qualsiasi. “Una vera e propria spedizione punitiva”, scrive il gip Giuseppe Pezzuti nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere che è stata notificata e eseguita nella tarda serata di ieri (10 giugno) a due fratelli di origini albanesi, accusati del tentato omicidio del giovane Giorgian Horeica, massacrato di botte in via Cavour e rimasto a terra dopo il colpo di un cacciavite affondato nel cranio per dieci centimetri (Leggi). Una aggressione scoppiata per l’esclusione del più giovane dei due assalitori arrestati da un gruppo Whatsapp e avvenuta attorno alle 18,30 del 7 febbraio scorso.

Le indagini dei carabinieri hanno portato nelle ultime ore ad un primo risultato con l’arresto di Landir Cepa, 34 anni, residente a Montecatini e in custodia alla casa circondariale di Pistoia, e del fratello Oltian, rintracciato invece a Milano e ora detenuto nel carcere di San Vittore del capoluogo lombardo.
Spedizione punitiva. La vittima della brutale aggressione è rimasto due mesi in coma: ricoverato all’ospedale di Cisanello, Giorgian Horeica potrebbe aver riportato danni permanenti. Aveva accompagnato in via Cavour il cugino di 17 anni, amministratore di un gruppo Whatsapp tra amici da cui Oltian Cepa non aveva gradito d’essere stato escluso. I due avevano tentato di chiarirsi in un primo colloquio di persona, ma il 17enne di origini rumene come la vittima si era rifiutato di aggiungere di nuovo Oltian, dopo alcune parole pesanti contro una ragazza italiana, anche lei iscritta alla chat. La situazione, secondo quanto ricostruito dai carabinieri di Altopascio, da quelli del reparto investigativo e dal nucleo operativo della Compagnia di Lucca che hanno condotto le indagini, è degenerata nel primo pomeriggio di quella maledetta domenica 7 febbraio. Oltian chiama al cellulare il ragazzino che amministrava il gruppo e gli chiede un ultimo confronto per chiarirsi. Il ragazzo prende tempo, ma l’altro insiste per un colloquio. I due si danno appuntamento in via Cavour ad Altopascio, paese dove vittima e cugino risiedono. Ma all’incontro i fratelli Cepa arrivano con i rinforzi: altre 5 o 6 persone, a bordo di due auto.
La brutale aggressione. Le telecamere di sorveglianza della strada riprendono la gang di albanesi in azione: scendono dalle macchine già armati. Impugnano tirapugni, cacciaviti e un punteruolo con cui, sostiene l’accusa, di accaniscono poi contro il cugino del 17enne, che si era fatto accompagnare sul posto dal parente e dal padre per paura di ritorsioni. Anche lui, insieme al genitore, è stato preso a calci e a pugni dalla banda. Giorgian con grande coraggio ha tentato di difendere entrambi, ma è stato preso di mira. La banda si è accanita proprio contro di lui e quando era a terra uno dei due arrestati, ritengono i carabinieri, lo ha colpito con il punteruolo al cranio. Il giovane 24enne è rimasto a terra, poco dopo soccorso da un’ambulanza chiamata dall’amico 17enne e dal padre, anche loro malconci ma non in gravi condizioni. La banda nel frattempo si era già dileguata.
Le indagini. In pochi minuti due pattuglie dei carabinieri sono sul posto e iniziano le indagini. Gli investigatori ascoltano alcuni testimoni che collaborano e forniscono elementi che fin da subito consentono ai carabinieri di dare un volto e un nome ai due principali assalitori, i due fratelli in manette e considerati dagli inquirenti gli organizzatori della spedizione punitiva. Mentre i carabinieri acquisiscono e vagliano le immagini delle telecamere di sorveglianza, una segnalazione che si rivela decisiva per le indagini arriva dall’ospedale di Pescia. Al pronto soccorso, infatti, a qualche ora dalla rissa, si presenta Landir Cepa: ha una vistosa ferita alla gamba che si è procurato, sostiene l’accusa, durante la colluttazione ad Altopascio. Seguendo questa pista e mettendola in relazione con le testimonianze raccolte e le immagini, i militari inviano una prima informativa al sostituto procuratore titolare dell’inchiesta Piero Capizzoto. Il materiale raccolto, poi, è finito nella richiesta di ordinanza di custodia cautelare in carcere per i due fratelli, firmata dal gip Giuseppe Pezzuti. Etrambi sono accusati, in concorso, di tentato omicidio e quando ieri i carabinieri hanno fatto scattare le manette ai polsi, con la collaborazione dei colleghi di Montecatini e di Milano, entrambi hanno fatto scena muta. Nei prossimi giorni saranno sottoposti all’interrogatorio di garanzia.
Inchiesta ancora aperta. Le indagini sul fatto di sangue, tuttavia, sono tutt’altro che concluse. I carabinieri indagano ancora per individuare gli altri partecipanti al raid che potrebbero essere accusati di concorso nel tentato omicidio e per rissa. La sensazione, comunque, è che anche questo filone d’inchiesta stia volgendo a rapida conclusione. C’è da stabilire poi ancora con certezza chi abbia sferrato il colpo alla testa di Horeica, rischiando di ucciderlo sul colpo.

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