Premio Bancarella sport: lunedì i finalisti a Lucca

Si terrù lunedì (22 giugno) alle 18 la presentazione pubblica dei libri finalisti del Bancarella Sport. Con la presentazione di Sirio Del Grande sfileranno gli autori dei volumi che si contenderanno la palma del migliore in piazza a Pontremoli il 18 luglio.
Il premio Bancarella sport, nato nel 1964 e giunto dunque alla sua cinquantaduesima edizione, è pronto per essere consegnato anche quest’anno in piazza della Repubblica, a Pontremoli. Come sempre si rinnoverà una grande giornata della cultura sportiva, perché parteciperanno gli scrittori finalisti e i grandi campioni, per una bella giornata di sport caratterizzata da entusiasmo e tanta spontaneità, ingredienti che fanno del Bancarella sport, il più ambito tra i premi letterari del suo genere. Quest’anno la commissione di scelta della cinquantaduesima edizione, presieduta da Paolo Francia, riunita a Milano nei locali della banca Cesare Ponti, presa in esame la produzione editoriale del settore sportivo dell’anno 2014, pervenuta come da regolamento a ciascun membro della commissione, al termine di un’ampia e approfondita discussione sui volumi in concorso inviati da trentadue case editrici, ha proclamato all’unanimità, vincitori del 52esimo Premio Selezione Bancarella 2014, sei libri. E, anche per questa edizione, il club di Lucca del Panathlin intenational ha incarico di curare la manifestazione per conto della fondazione Città del libro di Pontremoli. Il primo è quello di Enrico Brizzi, In piedi sui pedali (Mondadori): ha come protagonista la bicicletta. Oggetto del desiderio, compagna fedele nelle diverse fasi della vita, estensione del corpo e status symbol. Brizzi ricorda tutte le biciclette di una vita, quelle che hanno, seguito di poco i primi passi, quelle che per la prima volta ci hanno fatto respirare il vento della libertà, quelle che hanno portato sulla canna il primo amore. Premiato anche Angelo Carotenuto, per La grammatica del bianco (Rizzoli). Wimbledon, 5 luglio 1980. Di qua c’è l’Orso: alto e biondo come un dio vichingo, infaticabile, una macchina bella e perfetta. Di là c’è il Genio: piccolo e riccioluto, rapido e indisponente col suo gioco d’istinto e d’attacco. Uno è il campione in carica, Bjòrn Borg, l’altro John McEnroe. Insieme, quel giorno, riscriveranno la storia del tennis. Borg e McEnroe non erano soltanto due modelli di gioco, uno freddo l’altro estroso. Due stili di gioco: la volée e il rovescio a due mani, l’estetica e la sostanza. Erano anche due stili di vita. Hanno giocato molte volte l’uno contro l’altro ma la finale a Wimbledon è stata il loro capolavoro. Una sfida epica che Angelo Carotenuto racconta guardando la partita con gli occhi di un bambino inglese di undici anni, sul campo nel ruolo di raccattapalle.

Terzo premiato è Franco Esposito, con Io vi voglio bene assai (luppiter). Un gigante del giornalismo, classe 1940, maestro di scrittura e di ironia, ha scritto un libro-gioiello che ha come sottotitolo Sport, amori e giornalismo di un single involontario. Libraio in gioventù, poi firma di punta del Mattino e del Corriere dello Sport, ripercorre la sua vita e quella dei giornali in cui ha lavorato, sullo sfondo di una Napoli che ci regala mille aneddoti, sorrisi e nostalgia. Un libro che emoziona, commuove, trasmette passione vera. Personaggi, episodi, curiosità e aneddoti lungo un percorso scandito da brani di storia napoletana e del costume italiano. Il Napoli, la nazionale di calcio, il nuoto e la pallanuoto, la pallacanestro dei pionieri, il rugby degli scudetti di Napoli, il pugilato e il ciclismo, le Olimpiadi e i viaggi in tutto il mondo. Vince anche Flavio Pagano, per Senza paura (Giunti), dove racconta la storia di Ciro Esposito, il ragazzo ucciso vicino allo Stadio Olimpico di Roma il 3 maggio 2014, prima della finale di coppa Italia tra Napoli e Fiorentina. Un anno fa il tifoso napoletano viene ferito a colpi di pistola negli scontri fra ultrà locali e napoletani. Morirà 53 giorni dopo. Le immagini fanno il giro del mondo e si aprono dibattiti sulla sicurezza negli stadi. Pagano, che è anche direttore del quotidiano online NapoliStyle.it, analizza, tra fiction e realtà, il tifo sportivo. “Volevo raccontare una storia nella quale tutti potessero identificarsi, così ho scelto il calcio, che è uno dei fenomeni trasversali della nostra società: dobbiamo capire che se qualcuno viene ucciso per colpa del calcio, la sua morte ci riguarda tutti, ne più né meno di un attentato terroristico, perché in entrambi i casi sono in gioco i principi stessi della convivenza civile”, racconta. Sul palco saliranno pure Cino Ricci e Fabio Pozzo, grazie a Odiavo i velisti (Longanesi). Cino Ricci, uno dei volti più noti della vela, a trent’anni dalle regate di Azzurra racconta per la prima volta la propria vita. E lo fa attraverso un’appassionante successione di aneddoti che compongono la storia di un uomo, di un paese e di un mondo, quello del mare, vissuto a tutti i livelli, dalle prime uscite in barca con i pescatori al confronto con i campioni dell’Olimpo della vela. Un titolo sberleffo, Odiavo i velisti, voluto dal romagnolo più corsaiolo dell’Adriatico. Uno skipper venuto dal basso, che dopo le rocambolesche dimissioni da Azzurra si è reinventato commentatore televisivo e ha seguito le gesta del Moro di Venezia e poi di Luna Rossa. Libro intervista realizzato dal giornalista Fabio Pozzo, dedicato alla biografica del quasi ottantenne babbo di Azzurra e di tutti i post marinai da competizione italiani. Un premio va anche a Giorgio Terruzzi, per Suite 200. L’ultima notte di Ayrton Senna (66thand2nd). Sfogliando le pagine si ricostruisce un pezzo alla volta la vita del campione, il suo rapporto faticoso con il padre, quello difficilissimo con le donne. L’amore infinito per il lavoro, la precisione, e l’attaccamento al proprio paese. È una storia intima ridotta temporalmente in una notte, spazialmente in una stanza, ma che si allarga e si dilata ai 34 anni vissuti da Ayrton. Sabato 30 aprile 1994, Hotel Castello. Nella Suite 200 si consuma l’ultima notte di Ayrton Senna. Mancano poche ore al Gran premio di San Marino e c’è una cupa tensione nell’aria. Nel primo pomeriggio è morto Roland Ratzenberger, il giorno precedente Rubens Barrichello si è salvato per miracolo dopo un brutto incidente in prova. Senna è scosso, vuole che tutto si fermi. Il fratello Leonardo gli ha appena fatto ascoltare un nastro che contiene alcune registrazioni compromettenti di Adriane, la sua fidanzata, l’unica persona con cui riesce a trovare un po’ di pace. Senna sa bene quanto è invisa alla famiglia, e il gesto del fratello è solo l’ennesimo tentativo di separarli. Sarà una notte di pensieri, riflessioni, tutta la sua vita verrà passata ai setaccio: il complesso rapporto con il padre, i suoi chiacchierati amori, la rivalità con gli altri piloti (Piquet, Prost, l’astro nascente Schumacher), l’afflato mistico che preme dentro di lui e l’urgenza di una svolta, “restituendo’ a chi ha meno”. Sono passati venti anni dalla morte di Ayrton Senna. Un ragazzo che ha colpito con violenza e dolcezza il suo pubblico e soprattutto il suo paese, il Brasile, tanto da diventarne un simbolo. Giorgio Terruzzi, giornalista e scrittore lo ha conosciuto la prima volta proprio a casa sua in Brasile, davanti a una tazza di caffè, circondato dalla famiglia del giovane campione. Poi un viaggio in aereo insieme, e tante gara seguite dal bordo pista fino all’ultima a Imola. Aveva vinto tanto, per tre volte il campionato del mondo di F.i. L’ultima notte l’ha trascorsa all’hotel Castello di Castel San Pietro nella Suite 200, nella stanza che occupava da anni in occasione del Gran Premio di San Marino, ospite della famiglia Tosoni.
Si rinnova inoltre anche quest’anno la tradizione del premio giornalistico Bruno Raschi che verrà consegnato a Giampiero Galeazzi.

 

 

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