Esposti i resti di San Davino per riscoprire cultura dono foto

Riscoprire lo stile di vita, il modo di pensare, la cultura ma anche l’alimentazione, il modo di lavorare e quello di vivere la fede della Lucca dell’11esimo secolo attraverso lo studio del corpo di San Davino che a Lucca morì, dopo averci vissuto a lungo, il 3 giugno del 1050. In occasione di questa ricorrenza, la parrocchia del centro storico di Lucca ha lanciato una serie di iniziative non solo per riscoprire il culto di questo santo pellegrino ma anche per conoscere, attraverso studi storici e scientifici qualcosa sulla “Lucca che fu”.
Come spiega il parroco di San Michele don Lucio Malanca, l’iniziativa, resa possibile grazie al contributo del Lions club Lucca Le Mura e della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, ha visto l’estrazione del corpo del santo dall’urna in cui riposava. I resti mummificati del suo corpo, perfettamente conservati, sono stati affidati alle cure del team del professor Gino Fornaciari, patologo dell’Università di Pisa. Parallelamente, é stata fatta anche un’approfondita ricerca di carattere storiografico, curata dal professor Giovanni Macchia, che ha riguardato non solo la vita del santo ma anche la vita e le abitudini dei cittadini lucchesi a cavallo dell’anno mille. I risultati di queste ricerche, che peraltro sono stati oggetto di servizi da parte di National Geographic e di Super Quark, saranno esposti in una serie di incontri ad hoc, mentre i fedeli potranno adorare la salma di San Davino venerdì (1 giugno) nella chiesa di San Michele alle 10. Il giorno successivo invece (2 giugno) alle 11,30 sarà celebrata la Santa Messa dedicata alla memoria del santo.

Ma chi era San Davino? Originario dell’Armenia, ritenuto il primo regno cristiano della storia, Davino donò tutti i suoi averi ai poveri e abbandonò la sua terra natia per fare un grande pellegrinaggio a Gerusalemme e a Roma. Giunto a Lucca mentre era diretto a Santiago di Compostela, il santo si mise a servizio della comunità fino alla sua morte avvenuta nel 1050. Ora, la riesumazione dei suoi resti permetteranno agli studiosi di ottenere molte informazioni sulla vita dell’epoca.
“Avevamo bisogno di un Santo nuovo? – si chiede Don Lucio Malanca – No. Quando abbiamo pensato al senso da dare alla proposta di riscoprire il culto di San Davino, non c’era certo l’idea di mettere su un altro movimento devozionale o folklorico, di santi ne abbiamo già anche troppi. Volevamo cogliere in profondità quanto, attraverso la fede popolare e la storia, possa giungere agli uomini e alle donne del nostro tempo. Si tratta di un santo della carità, di un santo pellegrino ma è anche l’icona di una reciproca accoglienza che in tempi assai remoti contraddistingueva la nostra città. Quest’anno, in seguito ad una serie di ricerche desideriamo sottolineare maggiormente questo personaggio che dal lontano medioevo e con lo stile del pellegrinare ci porta un messaggio importante di civiltà, spiritualità amore e accoglienza”.
“Il progetto è nato l’anno scorso da un’idea di Angelo Parpinelli, presidente del Lucca Museo e nostro socio – spiega Giovanni Mei, presidente del Lions Club Lucca Le Mura -. Quando mi raccontò la storia di San Davino ne rimasi colpito, soprattutto per quanto riguarda l’aspetto dell’accoglienza che era un valore molto diffuso all’epoca. Così abbiamo deciso di supportare questo progetto che ha una duplice finalità: da una parte, l’aspetto scientifico e storiografico, dall’altra quello religioso che rimanda ad un aspetto particolare della fede, il pellegrinaggio”.
“La Fondazione è intervenuta volentieri per sostenere questo progetto – spiega il presidente della Fonfazione Cassa di Risparmio di Lucca Marcello Bertocchini – nella speranza che questi studi possano lasciare un segno alle nuove generazioni. Personalmente ho molta simpatia per questo santo dato che anch’io ho fatto molti pellegrinaggi che sono un modo particolare di vivere la fede”.
Gli studi non si sono incentrati esclusivamente sulla vita del santo ma anche sul contesto storico di quel periodo. Le ricerche in questo senso sono state curate dallo storico Giovanni Macchia e sono state inserite in un libro che sarà presentato venerdì (1 giugno) nella sala dell’Autorità di Bacino alle 17,30. “Per la mia ricerca sono partito dalla storiografia presente che è molto limitata – spiega lo storico -. Ci sono solo 2 manoscritti dell’epoca in cui è vissuto il santo. Il resto sono lavori cinque-seicenteschi che hanno più carattere devozionale che storico. In questi testi comunque le fonti storiche sono citate. Dunque il mio lavoro è stato quello di riscoprire le antiche fonti con un taglio moderno. Nel libro ho recuperato tutto quello che già si sapeva e ho anche cercato di dare una panoramica del contesto storico e culturale”.
Gli studi sul copro sono stati invece condotti da un equipe guidata dal patologo Gino Fornaciari e i risultati saranno presentati in un incontro che si terrà venerdì 8 giugno alle 18 nella chiesa di San Michele: “Questo lavoro ci ha permesso di recuperare dei reperti dal valore storico-artistico elevatissimo – afferma il patologo -. È molto interessante lavorare su un copro mummificato perché si è conservato molto bene ed è il secondo più antico in italia dopo quello di San Ciriaco ad Ancona. Abbiamo prelevato il copro e lo abbiamo portato nel transetto sinistro della chiesa dove abbiamo allestito un laboratorio provvisorio. I copri mummificati sono importanti perché rappresentano un vero e proprio archivio biologico. Grazie alle moderne tecniche biomediche saremo in grado di avere informazioni importanti sull’ambiente in cui viveva Davino, sulla sua alimentazione e sul suo stile di vita”.
“Quando si restaura un’opera d’arte – dice in conclusione don Daniele Martinelli della Soprintendenza archeologica arti e paesaggio di Lucca – quello che è interessante è lo studio che viene fatto proprio a partire dalle fonti archivistiche fino ad arrivare a quelle radiografiche. In questo modo si viene a scoprire un mondo: il modo di pensare, come si lavorava, cosa si mangiava ed anche il modo con cui si credeva. Non dobbiamo dimenticare che stiamo parlando di un santo. Un vero e proprio modello di vita”.
Questo il programma completo delle iniziative: venerdì 1 giugno alle 10, nella chiesa di San Michele in Foro, apertura dell’urna ed esposizione del corpo di San Davino; sempre venerdì alle 17,30, nella sala dell’Autorità di Bacino si terrà la presentazione del libro San Davino pellegrino armeno a cura del professor Giovanni Macchia; sabato 2 giugno alle 11,30 sempre nella chiesa di San Michele, celebrazione eucaristica della memoria di San Davino con esecuzione in prima assoluta di un mottetto composto dal maestro Guido Masini; domenica 3 giugno alle 10,30 celebrazione della solennità del Corpus Domini; martedì 5 giugno alle 21 nei locali parrocchiali di San Paolino incontro con il professor Carmine Di Sante, teologo e biblista sul tema Lo straniero nella Bibbia: ospitalità e dono; venerdì 8 giugno alle 18 nella chiesa di San Michele presentazione dei primi risultati dell’analisi bio-antropologica sul corpo di San Davino con il professor Gino Fornaciari; giovedì 14 giugno alle 21 in San Paolino, tavola rotonda in collaborazione con la Caritas Diocesana sul tema L’accoglienza dello straniero nel segno della carità: San Davino immagine di una città aperta e accogliente. Profughi richiedenti asilo, migranti, rifugiati per conoscere il problema e la situazione ai nostri giorni.

 

Luca Dal Poggetto

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