Ego party sport: premi a Centoni, Castellacci e Volley Nottolini

Anche quest’anno Lucca e il suo territorio sono state protagoniste di grandi imprese sportive, che ne rispettano la tradizione e incoraggiano, al tempo stesso, una diffusione sempre maggiore della cultura wellness. Lo sport come valore aggregativo e formativo è cultura, strumento di benessere per la salute della comunità, per tutti, per chi è giovane e per chi lo è meno ma ha esperienza da trasmettere. Principio, questo, sul quale si fonda l’Ego party sport che è giunto ieri (30 maggio) alla sua ottava edizione.

Rappresentanti delle squadre, atleti, dirigenti, tutti insieme; sport più seguiti e sport cosiddetti minori, in una serata di network, un importante dialogo pubblico durante un’apericena offerta dal centro Ego e da ‘Le strade del vino e dell’olio’. È stato dato risalto a tutto lo sport lucchese, alla presenza del sindaco di Lucca Alessandro Tambellini e dell’assessore Stefano Ragghianti; dalla pugilistica alla ginnastica ritmica, dalla scacchistica ai podisti, l’atletica leggera, il kayak, l’arrampicata, il basket, il calcio femminile, il baseball, per favorire la conoscenza tra realtà diverse far sbocciare uno spirito collaborativo. C’è stato anche un momento per tre premiazioni importanti: al professor Enrico Castellacci, medico della nazionale campione del mondo, che ha contribuito alla conquista dei risultati del calcio italiano. Al Volley Nottolini, per l’approdo in serie B. Alla campionessa di pallavolo Nadia Centoni, che ha recentemente dato il suo addio alla carriera. I cui giornalisti di Noi Tv e Rete Versilia hanno condotto il talk-show ritrasmesso sulle loro reti. “L’intenzione di Ego party sport – piega Renato Malfatti, manager Ego – nasce dalla volontà di stare vicino a tutto lo sport lucchese, valorizzare l’impegno assiduo delle società sportive, con le quali condividiamo sforzi e attenzione verso lo sport e i suoi valori. Ci piace inoltre l’idea che esista interazione e comunicazione tra tutti gli operatori del settore, perché se vogliamo che il territorio si emancipi, dobbiamo continuare a costruire ponti e non dighe”.

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