L’arte degli indiani americani alla Fondazione Ragghianti

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Il fortunato ciclo di conferenze L’arte degli altri, a cura di Paolo Bolpagni, arriva al suo quarto e ultimo appuntamento, che vedrà protagonista, venerdì (26 ottobre) alle 17,30 nel Mezzanino della Fondazione Ragghianti in via San Micheletto, a Lucca, Emanuele Arciuli, celebre e affermato pianista, nonché grande collezionista e riconosciuto esperto di arte nativo-americana.

I cosiddetti pellirossa, nella nostra percezione, sono ancora legati all’idea del selvaggio West, alimentata da un’enorme quantità di film, romanzi, fumetti e musiche, che evocano la visione fantastica e irreale di un popolo sterminato, ormai ridotto a pochissimi superstiti di una civiltà inevitabilmente sepolta.
In realtà gli American Indians sono in netto incremento demografico, e nell’arte (dapprima nell’artigianato) hanno trovato una risorsa e un motivo di riscatto.
Ci sono aree degli Stati Uniti (in particolare il New Mexico) in cui prospera un mercato d’arte indiana non soltanto legato a curiosità etnografiche, ma ricco di valori estetici. Soprattutto, anche grazie al lavoro di curatori nativi americani di qualità, esiste una produzione contemporanea che riesce a sottrarsi all’enclave di un mercato locale, o alla ricerca dell’anima dell’Indiano, e a recitare un ruolo di primo piano sulla scena contemporanea internazionale. Jimmie Durham, Rebecca Belmore, Brad Kahlhamer, Brian Jungen, per citarne alcuni, sono artisti tout court, anche se nei loro lavori esiste un fortissimo richiamo a una cultura che riesce tuttora a esercitare un fascino potente e a ispirare una creatività che va al di là dei clichés.
Emanuele Arciuli è anzitutto un pianista, ospite delle maggiori orchestre italiane e internazionali, dal Maggio musicale fiorentino al Concertgebouw di Amsterdam, e dei più importanti festival. Il suo interesse per la musica americana si è concretizzato in un libro, Musica per pianoforte negli Stati Uniti, e in numerose lezioni radiofoniche e televisive. Nel 2011 gli è stato conferito il premio della critica Franco Abbiati. Docente al Conservatorio di Bari, dal 1998 tiene regolarmente workshop nelle università degli Stati Uniti. Da anni si interessa alla cultura e all’arte dei nativi americani, collaborando con i maggiori musicisti indiani e collezionando arte nativa, specie contemporanea. La sua frequentazione del New Mexico e l’amicizia con molti artisti visivi lo hanno spinto a scrivere il libro Per i sentieri dell’arte nativa americana, che è insieme un racconto dell’evoluzione dell’arte nativa e un diario di viaggio.
Considerando il grande afflusso di pubblico che si è registrato alle precedenti conferenze, si consiglia di arrivare in orario o con anticipo per trovar posto a sedere.

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