Allo Scompiglio i progetti vincitori del bando ‘Della morte e del morire’ foto

The action on committing suicide, della regista spagnola Irene Cantero e Finita, dell’artista brasiliana Mariana Rocha, sono le due performance in programma, sabato (6 aprile) alla tenuta Dello Scompiglio a Vorno. Alle 17, The Action on committing suicide mostra il corpo di una persona che ha deciso di togliersi la vita nel momento dell’inizio del processo; Finita, performance per dieci donne, propone una raffigurazione del corpo femminile in un contesto di morte e vulnerabilità. Gli spettacoli derivano da due dei progetti vincitori del bando internazionale Della morte e del morire, punto partenza della omonima programmazione tematica presentata dall’associazione culturale Dello Scompiglio, diretta dalla regista e artista Cecilia Bertoni che, fino a dicembre 2019, propone un fitto cartellone di mostre, performance, concerti, workshop, residenze, incontri e attività per bambini, incentrati sull’individualità in relazione alla morte e alle sue tre dimensioni: socio-politica, ideologica e celebrativa. In corso, nello Spe, Muoiono sempre gli altri, mostra dell’artista toscano Vittorio Bini, nella quale la morte, territorio precluso ai vivi, è indagata isolandone segni e dettagli attraverso il linguaggio del disegno. L’esposizione, aperta fino al 21 aprile, è un altro dei progetti vincitori del bando.

“La acción del suicidio non si riferisce ai motivi che possono portare a compiere il suicidio, ma mostra il corpo di una persona che ha deciso di farlo nel momento stesso in cui il processo/performance ha inizio, presentando le azioni fisiche necessarie a quel corpo per portare a compimento l’atto – dice Irene Cantero – I modi di realizzarlo presentati sono scelti in base alla complessità della loro costruzione e richiedono tutti una preparazione accurata e un delicato equilibrio fra gli elementi che lo rendono possibile: un corpo, un luogo, una serie di oggetti. La difficoltà principale di questa proposta consiste nella traduzione di tali necessità/bisogni e anche dei luoghi reali e del significato per il contesto performativo. Partendo da questi principi, abbiamo realizzato una particolare atmosfera in cui i performer e il pubblico abitano insieme un terreno che forse somiglia a una illusione, ma che non riesce però ad affascinare, data la durezza non celata di ciascuno scenario”.
Finita fa parte di una serie di performance sul lutto del sé, dove per tre ore dieci donne si scrivono in nero sul volto la parola morta, fino a renderlo tutto nero. Con l’aumento della violenza sulle donne – spiega Mariana Rocha – e lavorando nei circuiti misteriosi che operano a contatto con la produzione e la circolazione della morte e con il suo rapporto con la storia politico-economica della colonizzazione, della violenza sociale e della povertà estrema, incentrandosi sul corpo defraudato del proprio controllo, non più appartenente a se stesso, che diventa un oggetto nelle mani degli altri, siano essi lo Stato o dei criminali, Finita propone una raffigurazione del corpo femminile in un contesto di morte, tortura, reclusione patriarcale e vulnerabilità, ponendo interrogativi su come trasportiamo il nostro stesso cadavere. Come ci portiamo dietro il nostro alter-ego, da morti?”.

 

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