Studenti in scena per dire no a violenze e bullismo

Quando un copione vale più di migliaia di parole. Si terrà giovedì 16 maggio alle 9,30 in San Micheletto la rappresentazione teatrale degli studenti del Polo Fermi – Giorgi e Machiavelli – Civitali che, dopo tanti incontri con esperti e approfondimenti in classe, porteranno in scena uno spettacolo per dire basta alle violenze. Il progetto E’ finito il tempo di violare ha avuto inizio nel 2011 e da allora i ragazzi hanno affrontato in classe temi come lo stalking e il femminicidio ma anche altri fenomeni legati alle violenze come il sexting e il cyberbullismo. Temi delicati e importanti che hanno lasciato un segno ben marcato nell’animo ragazzi, oggi pronti a fare emozionare e a lasciarsi abbracciare dall’empatia. Un progetto che ha visto anche la partecipazione in classe del personale della Questura di Lucca e dell’associazione Luna, da sempre in prima linea contro le violenze.

A presentare l’iniziativa questa mattina (8 maggio) la dirigente dell’ufficio scolastico territoriale di Lucca e Massa Carrara Donatella Buonriposi, il dirigente del Polo Fermi Giorgi Massimo Fontanelli, la dirigente del Machiavelli Civitali Iolanda Bocci e il vicepreside Tiziano Fulceri. Presenti anche un gruppo di studenti che il 16 saliranno sul palco.
Ma c’è di più: alla mattina dello spettacolo sarà presente anche la senatrice Maria Rizzotti, membro della commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio. A presentare la rappresentazione saranno Rachele Bruni, del Machiavelli Civitali e Leonardo Cinquini del Fermi Giorgi, celebre alla stampa per aver recentemente affrontato le selezioni di X Factor.
“Questa rappresentazione è un momento importante per questo progetto che ha preso vita ormai diversi anni fa – ha commentato la dirigente Buonriposi – Un progetto che è stato portato avanti da una rete di scuole e che nasce da fatti tragici ai quali il Civitali ha avuto, purtroppo, un’esperienza diretta. Purtroppo anche la nostra città è stata segnata da fenomeni di questo tipo ed è giusto che se parli anche a scuola: indispensabile è stato il lavoro degli insegnanti e dei dirigenti scolastici che hanno affrontato in classe un fenomeno così difficile e del quale spesso non riusciamo a fare un’analisi. La scuola deve sempre affrontare il tema e deve portarlo avanti quotidianamente, la violenza non è mai giustificata”.
“Questo è un progetto che parte da lontano – ha detto la dirigente Bocci – Abbiamo voluto trasformare eventi dolorosi in qualcosa di positivo, cercando di creare nei giovani una maggiore sensibilità al tema della violenza. Insegnare il rispetto per tutte le differenze è importante ed è bene mettere sempre l’accento su quelli che sono insegnamenti di educazione civica. Questa esperienza teatrale va aldilà di imparare un semplice canovaccio, è crescita di consapevolezza”.
“In quanto uomo – ha aggiunto il dirigente Fontanelli – sento una grande responsabilità: anche la componente maschile dovrebbe impegnarsi di più contro le violenze e non lasciare che siano solo le donne ad esporre il problema. La presenza in classe delle forze dell’ordine e degli esperti è stata importantissima per i ragazzi, un ottimo modo di fare prevenzione”.
A parlare, un po’ emozionati, anche gli studenti che in questi giorni stanno facendo le ultime prove dello spettacolo: “Il ruolo della scuola è stato molto importante in questi ultimi mesi – ha spiegato Matilde – Se non avessimo affrontato in classe questi argomenti non saremmo stati colpiti emotivamente né dallo spettacolo che porteremo in scena né da quello che spesso ci succede intorno. Ci sarebbe scivolato tutto addosso, invece adesso ci siamo dentro con tutti noi stessi”.
“Questo progetto ci ha preso di cuore e di testa – ha detto Riccardo – Quando siamo sul palco e diventiamo uomini violenti ci fa pensare, sono esperienze che non ci lasciano indifferenti. Trovo assurdo che nel 2019 esistano ancora fenomeni come l’omofobia e persone che pensano che le donne siano inferiori. Siamo tutti uguali e tutti diversi: ed è proprio questo che ci rende speciali”.
“Fa paura quando capisci che basta veramente poco per arrivare a casi estremi – ha commentato Giada – Sottovalutare i primi segni di violenza è pericoloso, e lo abbiamo imparato bene. E’ stato brutto capire quanto le donne si chiudano in se stesse in situazioni del genere: io per prima ho imparato che parlarne con qualcuno è importante e non bisogna mai nascondersi dietro ai ‘tanto non è niente’”.
Per partecipare all’evento è necessario prenotarsi al numero 0583955503.

Giulia Prete

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