Folla per Gino Strada: “Sogno la giustizia sociale” foto

La chiesa dei Servi si alza in piedi. Il mormorio viene interrotto da un intenso e rispettoso minuto di applausi. Lucca accoglie così Gino Strada, sei anni dopo la sua ultima visita in città. Il fondatore di Emergency ringrazia le persone che ieri sera (3 giugno) hanno riempito le navate e ogni spazio libero della struttura. Sicuro di sé, tagliente e sarcastico racconta Emergency, le sue origini e le sue battaglie. L’utopia di un mondo senza guerra, la cura come diritto umano e la speranza nella fine dell’ingiustizia sociale. Non risparmia critiche alla politica, di destra e di sinistra, del passato e del presente.

“Noto con piacere che siete venuti in tanti a sentire le stronzate che ho da dire – ironizza Gino Strada in merito alle recenti dichiarazioni del consigliere leghista di Lucca Giovanni Minniti -. Emergency nasce nel 1984 da un gruppo di medici e infermieri con esperienza di guerra che hanno visto la realtà dei feriti e non sono riusciti a togliersi di dosso le sensazioni provocate da quel macello di civili che da sempre viene negato dalla politica”. Il fondatore di Emergency ripercorre le bugie della guerra, dalla bomba atomica alla vigilia del conflitto in Iraq. “La guerra è distruzione di pezzi di umanità – prosegue –. Ogni volta cambia il nemico ma le ragioni rimangono le stesse. Conquista, potere e ricchezza con le loro intersezioni. In realtà la guerra non è altro che mattanza di civili”. Racconta poi l’esperienza in Etiopia ed Eritrea, dove 9 volte su 10 si uccide un civile e dove 1 volta su 3 questo è un bambino. Ricorda il ruolo avuto dall’opinione pubblica nella messa al bando delle mine antiuomo, cieche armi di distruzione senza un nemico. Si chiede se sarai mai possibile costruire un movimento civile per bloccare la vendita di armi che vede complice il nostro Paese nella guerra civile in Yemen. “Abbiamo fatto chirurgia di guerra per molti anni, abbiamo curato senza sosta e solo dopo un po’ ci siamo resi conto che non avevamo mai parlato di pace e diritti umani – continua il fondatore di Emergency -. Ci siamo resi conto che in guerra non solo i feriti sono vittime ma sono le fasce più deboli della popolazione a pagare il prezzo più alto. Così abbiamo ampliato le nostre attività, portando la riabilitazione, l’ostetricia e la pediatria nei nostri ospedali perché le risposte mediche devono essere uguali per tutti. Gli ospedali di Emergency sono gli stessi in cui noi non avremmo problemi a farci curare. Non possono esistere cure per noi che non hanno un equivalente nel terzo mondo altrimenti dobbiamo parlare di colonialismo. I diritti sono di tutti, se appartengono solo a qualcuno non sono più diritti ma privilegi”. L’obiettivo di base che l’associazione umanitaria porta avanti è quella di mettere in pratica l’idea di cura come diritto umano, gratuita e uguale per tutti, dai più poveri a Bill Gates. Gino Strada racconta le diverse difficoltà incontrate con le autorità per aprire il centri come quello di cardiochirurgia a Khartum, quando le istituzioni ritenevano altri i bisogni primari. Adesso quell’ospedale opera da dodici anni ed è tra i migliori 5 del mondo per risultati medici. “Nei nostri ospedali la medicina si fa con passione e igiene – ribadisce Strada, alludendo alla mancanza di quest’ultima in alcuni rinomati centri del Paese come il San Raffaele di Milano -. Abbiamo centinaia di operatori esperti che hanno curato oltre 10 milioni di persone. La medicina a contatto con la guerra fa riflettere sull’essenza dei conflitti, che non risparmiano né l’ambiente né i poveri”. Il fondatore di Emergency ricorda la crescita delle percentuali di vittime civili, che dal 20 per cento del Primo conflitto mondiale è salita oggi al 90 per cento. “Il cambiamento è iniziato con i bombardamenti alla società civile della Seconda guerra mondiale con l’inizio del tempo atomico – prosegue il medico -. Siamo stati capaci di costruire un arma in grado di distruggere tutte le specie e l’abbiamo messa a disposizione di diversi paesi. Da questo non si torna indietro. Siamo nel mondo in cui basta schiacciare un bottone, un secondo per mettere la parola fine. Lo stesso mondo dove chi minaccia di pigiare il tasto per primo è a piede libero e non in manicomio”. Gino Strada, critico sull’effettiva possibilità e relativa efficacia di smantellamento delle testate nucleari nei diversi paesi, Italia compresa, lascia comunque spazio all’utopia dell’abolizione della guerra. “L’utopia che non è un sogno ma è fantasia di un progetto che non è ancora stato realizzato – riflette il fondatore di Emergency -. Abbiamo abolito il concetto di schiavitù e fatto passi da gigante nel settore dello sviluppo, adesso è il momento di guardare all’etica. Ammazzarsi è un verbo riflessivo, significa uccidere noi stessi. Com’è possibile che l’omicidio sia un crimine mentre l’assassinio di massa no?” . Gino Strada chiude qui il suo intervento, auspicando a una riflessione e a un movimento civile che porti i politici a muoversi per arrivare all’abolizione della guerra. “Emergency è un’esperienza di cui l’Italia deve essere fiera, non lasciatela morire”. La serata prosegue con l’intervento delle autorità locali, lasciando spazio alle domande del pubblico. “Un’incontro che rimarrà impresso, una testimonianza concreta che lascia a tutti un messaggio di speraza”, commenta il presidente della Banca del Monte Oriano Landucci ringraziando Gino Strada della sua visita. “Siamo bravi ad amare l’umanità in senso lato, meno nella sua concretezza – interviene il sindaco di Lucca Alessandro Tambellini -. Quelle di stasera sono parole che devono far riflettere e entrare nella vita di tutti noi per costruire la pace giorno per giorno a partire dalle piccole cose. Non siamo più capaci di stare insieme senza avere un nemico, dopo il fallimento della massima libertà e ugualianza è il momento di sperimentare la massima fratellanza”. Tra gli interventi anche quello del neurologo Lamberto Maffei dell’accademia nazionale dei Lincei che ha parlato delle dei pregiudizi legati alla nascita di Emergency e di una volontaria della rappresentanza dell’organizzazione umanitaria di Lucca, presente in fondo alla Chiesa dei Servi con uno spazio d’informazione. Gino Strada ha risposto alle domande sulla difficoltà di operare in Siria, sull’incapacità delle Nazioni unite di mettere un freno ai conflitti mondiali e sui cambiamenti legati al rispetto per i feriti. Il medico ha poi parlato della situazione italiana. “In Italia non ho più sentito parlare di diritto, ugualianza e diritti sociali – ha detto il fondatore di Emergency -. Credo che il lavoro fatto dal precedente ministro degli interni Marco Minniti passerà alla storia a dimostrazione di come solo una politica di sinistra sia capace di far bene una politica di destra. Il decreto Minniti è stata una guerra ai migranti ma gli esponenti di quel governo non parlano dei loro morti, solo di quelli fatti da Salvini. E’ cambiata l’etica del paese quando si è smesso di investire nell’educazione, nella cultura e nella ricerca e in questo modo abbiamo perso per strada la sensibilità e i valori. Mi chiedo ancora oggi come si faccia ad assistere alla morte di milioni di persone senza ribellarsi”. Il fondatore di Emergency ha poi parlato del ruolo della storia oggi. “La storia si ripete in forme diverse e anche se non è ancora stata capace di far scattare una reazione siamo davanti a un qualcosa che è già successo – ha detto il medico -. Un’inciviltà strisciante che porta a pensare in termini autoritari. L’unica speranza sono i giovani. Una mobilitazione della società civile che faccia nascere un qualcosa che non sia un partito ma che arrivi alla competizione elettorale”. Smentendo una sua possibile scesa nel campo della politica, Strada ha poi parlato dei rapporti di Emergency con le autorità locali. “Siamo un’organizzazione indipendente che porta avanti un progetto di medicina e di umanità – ha detto Gino Strada -. Grazie a questo abbiamo trovato disponibilità, ascolto e talvolta aiuti dai governi locali in posti come Sudan e Afghanistan dove le istituzioni hanno rispettato il nostro modo di lavorare, insieme alle donne e senza nemici. Diversa è la situazione per l’Italia. Lavorare nel nostro paese è un terno al Lotto. Ci abbiamo messo due anni per sbloccare l’iter burocratico necessario per aprire un laboratorio in periferia a Napoli”. Fiorello Lebbiati, candidato di origine rom al consiglio comunale di Lucca nel 2017, ha chiesto al fondatore di Emergency se esiste una cura per la società di oggi, bombardata dal razzismo e dall’odio politico. “La battaglia contro il razzismo è l’elemento chiave di oggi – ha risposto Gino Strada -. Alla base di qualsiasi prospettiva ci deve essere un attegiamento antifascista e antirazzista, solo così possiamo guarire”. Il medico ha poi ribadito la sua sfiducia nella politica di oggi. “Non ha senso per me parlare di voto – ha detto Strada – finché i pariti assumeranno come possibile uccidere l’altro. Non vedo alternative se non la nascita di un qualcosa di nuovo. Vedo un paese anestetizzato che ha bisogno di un nuovo entusiasmo. Sogno la giustizia sociale e la redistribuzione delle ricchezze, non il reddito di cittadinanza. 20 persone possiedono l’80 per cento del Pil. Non c’è mai stato nella storia un pericolo di ingiustiza come oggi e non credo che riuscirò a vedere le cose cambiare”. Questa mattina (4 giugno) Gino Strada ha incontrato i ragazzi delle scuole superiori. L’appuntamento con il fondatore di Emergency fa parte del programma di Incontri con le eccellenze.

Jessica Quilici

Jessica Quilici

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