De Gregori, una folla di 5mila in piazza Napoleone foto

Il Principe è tornato. E il suo pubblico, quello che lo segue da quasi 50 anni di carriera, ha risposto presente. Non poteva che essere così per un concerto in cui si prometteva fin dal titolo (De Gregori and Orchestra – Greatest Hits Live) una carrellata nella storia dei grandi successi del cantautore. E così è stato, con il bel colpo d’occhio delle 5mila presene in piazza Napoleone. Una panoramica, quella proposta, che tralascia poco o nulla della grande produzione più o meno popolare di De Gregori, ma non dimentica nemmeno qualche sorpresa come l’inserimento in scaletta dell’attualissima Il Cuoco di Salò (da brividi l’intepretazione) e di alcuni pezzi più noti solamenti ai veri appassionati (Vai in Africa, Celestino! e L’abbigliamento di un fuochista, fra le altre). Per il resto non manca nessuna delle canzoni più amate del repertorio: dalla Leva Calcistica a Titanic, da Buonanotte Fiorellino a Rimmel alla Donna Cannone. Perché il Principe è uno che mantiene le promesse, già dal titolo della serata.

Dopo la serie di concerti ‘off’, insomma, De Gregori ritorna al grande palco e all’orchestra senza deludere i fan, che abbracciano più generazioni. Il tutto, poi, arriva dopo la meravigliosa voce soul i Noemi, splendida partner sul palco del Principe nell’opening act di un’altra serata riuscita di un Summer Festival iniziato col botto. E, a sorpresa, prima dell’esibizione si presenta anche Tricarico, con le sue canzoni irriverenti ma ricche di contenuto.
Ad impreziosire il tutto la partecipazione degli Gnu Quartet (Stefano Cabrera al violoncello, autore anche di tutti gli arrangiamenti, Raffaele Rebaudengo la viola, Francesca Rapetti al flauto e Roberto Izzo al violino), l’orchestra di 40 elementi e la band di sempre guidata dal ‘capobanda’ Guido Guglielminetti al basso e composta anche da Paolo Giovenchi alla chitarra e Alessandro Valle alla Pedal Steel Guitar.
Con un supporto musicale di così alto livello De Gregori può sbizzarrirsi nell’interpretazione ed appare anche più sciolto sul palco nel rapporto con il pubblico: camicia hawaiana e completo di lino spiega, interloquisce, introduce come raramente ha fatto in carriera. Di più, sorride e scherza con pubblico e spettatori e anche con la sua band e l’orchestra. Eppure il percorso musicale è dannatamente serio. Non è un caso che il concerto inizi con un terzetto di canzoni (Generale, Il Cuoco di Salò, La storia) che affrontano il tema della guerra, generalmente vista dalla parte dei vinti, e comunque degli ultimi, degli sconfitti. Un avvio che prosegue con la riscoperta di un classico come Pablo, dove comunque si affronta il tema del lavoro nero e degli incidenti nei cantieri.
Messo in chiaro che non ha dimenticato il suo percorso militante la serata può proseguire con i grandi classici: dalla preghiera laica Santa Lucia, sempre bellissima e intensa e con il consueto omaggio finale a Lucio Dalla, a Sempre per sempre. Si ritorna a parlare di storia dalla parte degli sconfitti con il Bufalo Bill del declino prima di un finale in crescendo. L’allegria delle note de L’abbigliamento del fuochista e di Titanic, in versione ancora più sudamericaneggiante, non nascondono la malinconia della tragedia imminente. È la fine del percorso di un concerto che parte con la storia e finisce con la storia. Ma non può dimenticare, nella fase dei bis, dopo un tributo a Elvis Presley (Can’t help falling in love) il romanticismo (anch’esso malinconico) di Buonanotte Fiorellino e di Rimmel.
Per un concerto che fa pensare o diverte, fa ballare e riflettere, perché consente più piani di lettura. Ma che arriva soprattutto alle corde più sottili dell’anima.
Perché il Principe è così ed ha rinnovato a Lucca tutta la magia di una carriera lunga quasi 50 anni.

Enrico Pace

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