Il pioniere del volo trova spazio al museo, ma è polemica

Idrogeno, Londra e animus lucensis. Sono questi i tre elementi che accomunano Vincenzo Lunardi a Barsanti e Matteucci e che portano il pioniere lucchese dell’aeronautica all’interno del Museo del motore a scoppio. All’interno della sede espositiva di via Sant’Andrea uno spazio dedicato alla vita e alle scoperte dello scienziato accende i riflettori su un personaggio conosciuto e apprezzato in tutto il mondo ma dimenticato dalla sua città natale.

E’ questa la critica che questa mattina (3 luglio) viene sollevata da Massimo Raffanti, fondatore dell’associazione culturale Vincenzo Lunardi balloon club insieme al presidente della Fondazione Barsanti e Matteucci Giacomo Ricci, dal giornalista esperto di aerostatica e curatore del museo Volandia, Marco Majrani e da coloro che si sono occupati delle ricerche d’archivio, arrivando per primi a ufficializzare data e luogo di nascita dello scienziato Lunardi, Angelo Frati e Rita Mandoli Dallan. “Una novità importante trova spazio all’interno del museo – ha detto soddisfatto Giacomo Ricci -. Vincenzo Lunardi ha usato l’idrogeno come propellente per la sua mongolfiera, proprio come Barsanti e Matteucci lo hanno utilizzato come prima miscela per il motore a scoppio. Tutti e tre hanno ottenuto risultati e riconoscimenti a Londra grazie anche a quello spirito di iniziativa e volontà che caratterizza l’animo lucchese”. Spirito d’iniziativa che viene meno quando, come raccontano amareggiati i presenti, le istituzioni alzano il muro del silenzio. “Su Vincenzo Lunardi si è fatto molto nel mondo ma non a Lucca – spiega Massimo Raffanti -. Lucca, sua patria natale, ha dimostrato nel tempo di averlo dimenticato. Rimane una targa sulla sua casa ritrovata in via Michele Rosi, senza essere segnalata nelle guide, dove compare a stento il nome della Balloon Club, l’associazione da me fondata che si occupa di promuovere la figura di Lunardi e porta avanti, in suo nome, il volo in mongolfiera. Una nuova disciplina che portai a Capannori nel 2005 e che poi è stata trasformata dal comune, mantenendo le stesse coreografie ma perdendone il senso originario, nella Festa dell’aria”. Il lavoro di divulgazione della figura di Lunardi è portato avanti, tra gli altri, dalle biografie storiche di Marco Majrani, adesso completa grazie al lavoro di ricerca di Rita Mandoli e Angelo Frati, e dall’opera della Ballon Club dal 1984 raccolta nel libro Volare in Mongolfiera di Raffanti e riassunta nel filmato realizzato dal presidente dell’associazione grazie al patrocinio del Rotary club di Montecarlo. “Una città che si è mostrata matrigna verso ogni grande eccellenza cittadina, vedi con Puccini – insiste Massimo Raffanti – e che ha respinto le mie proposte, come la realizzazione di un porto aerostatico vicino a San Donato, per consentire voli turistici in mongolfiera con annessi benefici per le casse comunali. Stessa fine della proposta di un palio storico intitolato a Lunardi in occasione dei 500 anni delle Mura e dell’acquisto di un aerostato raffigurante l’emblema cittadino e il volto dello scienziato da utilizzare per fiere locali e nel mondo. Nessuna risposta – prosegue il fondatore della Balloon Club -. Come la disattesa proposta di realizzare una Lucca London Aerostatic Expedition, che mirava a compiere una spedizione culturale sul luogo dove Lunardi fu il primo viaggiatore aereo supportata da una lettera della segreteria di Prince Charles. In ultimo, il recente invito arrivato da Lisbona, città dove lo scienziato è morto, a partecipare alle celebrazioni in occasione del 225esimo volo dell’aeronauta sulla città. Oltre alla mia presenza era richiesto il coinvolgimento del consiglio comunale di Lucca che ha negato di aver ricevuto, dopo che avevo incontrato il presidente e mandato lettere, alcun invito alla partecipazione. Ennesima occasione mancata per una città, che, come dice il soprano Silvana Froli ‘non offre niente, vive di lobby culturali per compartimenti stagni’”. Ultima proposta di Massimo Raffanti è quella inerente alla realizzazione di un monumento in marmo allo scienziato, ancora in attesa di finanziamento. Un riconoscimento non solo al personaggio di Vincenzo Lunardi, ma al ruolo delle diverse realtà che lavorano per scoprire e promuovere la storia. “Abbiamo analizzato i documenti dell’archivio diocesano, passando poi dall’archivio di stato – spiegano Mandoli e Frati -. Abbiamo dato un luogo e una data a un personaggio storico, scoprendo un rogito del 1717 intestato al nonno, che adesso si trova nel museo. Abbiamo riportato a casa Vincenzo Lunardi, senza vederne riconosciuti i meriti”. Un lavoro riconosciuto dalla Fondazione Barsanti e Matteucci che prosegue dunque il suo percorso di ricerca, divulgazionione e aggiornamento di un patrimonio di valore scientifico che adesso punta il dito sull’ingegnere Giovanni Giorgi.

Jessica Quilici

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