Eros al Summer Festival, in 8mila in piazza foto

Musica è. E non si muovono obiezioni se a dirlo è quel ragazzo ‘nato ai bordi di periferia’ che in 35 anni di carriera non ha perso la sua aria stropicciata né la sua voglia di darsi e dirsi a un pubblico cresciuto con lui. Musica è. Non poteva che avviarsi alla chiusura così, con questa pietra miliare del pop rock italiano, il concerto che questa sera (16 luglio) ha portato Eros Ramazzotti per la terza volta dopo 9 anni quasi esatti – la prima era nel 2004, la seconda il 17 luglio 2010 – sul palco del Lucca Summer Festival.

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Musica è. Una piazza di 8mila persone che condividono una storia, prima che una generazione: ‘cuori agitati’, che cantano e non sbagliano una parola. D’altronde ‘qualcuno ha detto la musica è fratellanza’ e l’energia di piazza Napoleone, a quel qualcuno, ha dato ragione. Un live di oltre due ore, che ha ripercorso i successi del cantante romano, da Terra promessa – che gli valse la vittoria a Sanremo nel 1984, sezione nuove proposte – a Vita ce n’è, singolo eponimo dell’ultimo album e del tour mondiale che lo ha condotto a Lucca dopo uno stop di qualche mese per una delicata operazione alle corde vocali. Un ritorno alla musica, quello di Ramazzotti, che coincide con la fine del suo secondo matrimonio, durato 10 anni: è notizia di pochi giorni la sua separazione da Monica Pellegrinelli.

E c’era tutta, questa sera, la voglia di ricominciare. Con la determinazione del giovane imbronciato che non ha mai smesso di essere e la leggerezza dei suoi 56 anni, Eros non si prende sul serio e, proprio per questo, piace. Scherza, ironizza, dialoga col pubblico. Ma soprattutto canta, e lo fa senza nostalgie. Perché il segreto della durata sta tutto in quel verbo essere al presente che diviene quasi programmatico: ancora una volta, musica è. È questo l’incantesimo che riporta lì, nella voce di ciascuno, amori finiti, amori presenti e amori mai nati. La paura del domani, il pensare sempre all’America, i cinema vuoti e i tram che non vanno avanti più.

E ancora la musica, sparata dalle casse di uno stereo a pile in spiaggia o urlata nelle cuffie di un iPod. Insomma, quelle ‘cose della vita’ che segnano, accompagnano. Perché ‘vita ce n’è’, finché ‘vita ce n’è’. Anche dentro allo spazio di un concerto, che rivisita e riscopre canzoni che almeno una volta ci hanno portato ad alzare un po’ il volume dell’autoradio. Sale e pepe nei capelli corti, T-shirt nera e giacca di jeans, Eros incalza: “Come fate a battere le mani col telefono sempre in mano?”. E in effetti è stato un tripudio di schermi luminosi, selfie e storie su Instagram di giovanissimi, di giovani e di chi è stato giovane in quegli anni Ottanta che hanno visto Ramazzotti muovere i primi passi, impacciati, sotto le luci di un Ariston diretto ad arte da Pippo Baudo. Prima dei talent, ma con la stessa voglia di farcela che unisce tutti, a dispetto del tempo che passa, delle modalità, delle opportunità, perché musica è.

E oggi Eros è un artista che può orientare l’attenzione del suo numeroso pubblico anche su temi di civiltà che ha a cuore: a metà concerto la musica ha lasciato spazio allo scorrere di immagini sottotitolate da dati nudi e allarmanti: 150 milioni di tonnellate di plastica finiscono ogni anno nei mari, 700 specie marine a rischio. Alla fine, un applauso lungo e silenzioso, ripagato da una sequenza di canzoni unplugged. Una parentesi quasi intima: Ramazzotti e la sua chitarra classica, nient’altro – strumento che ha imparato a suonare da ragazzino, non al conservatorio, dove non venne ammesso, ma da un jazzista di Cinecittà. Uno show che si è fatto, di canzone in canzone, sempre più trascinante. Come ‘dedicato a tutti quelli che hanno provato a inventare una canzone per cambiare’. E tra questi, gli 8 musicisti che lo hanno accompagnato, rispondendo con grinta alla sua grinta: Luca Scarpa (direttore musicale, piano), Giovanni Boscariol (tastiere), Giorgio Secco (chitarra acustica), Christian Lavoro (chitarra), Paolo Costa (basso), e le tre new entry internazionali Corey Sanchez (chitarra), Eric Moore (batteria) e Scott Paddock (sax). Ai cori, Monica Hill e Giorgia Galassi. Tutti lì, a raccontare che sì, può bastare una sola canzone.

Le foto di Andrea Simi

Visto dalla piazza

Elisa Tambellini

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