Volontari per la libertà: “Il Museo storico della Liberazione torni luogo di pace e memoria”

E’ l’associazione toscana Volontari per la libertà a lanciare un appello per sollecitare le istituzioni a ricreare nel Museo storico della Liberazione quel luogo di memoria e pace che, dopo anni di lavoro, nell’aprile del 1989, il suo fondatore, Carlo Gabrielli Rossi, riuscì ad aprire a Lucca: “A Palazzo Guinigi nelle sale che ospitavano le associazioni partigiane cattoliche e autonome – scrive Atvl – nelle quali si animava le attività dell’associazione toscana Volontari della Libertà per scelta nessuna arma sarebbe mai dovuta entrare, come monito per quanto tragicamente vissuto. Fu creato un percorso con documenti, fotografie e cimeli personali di donne e uomini lucchesi che subirono i tormenti del secondo conflitto mondiale. Le istituzioni ricostruiscano quel luogo di emoria e di pace ripartendo proprio dalla lezione di Gabrielli Rosi. Fu lui infatti che fece proprio l’esempio libertario e democratico di maestri come Aldo Muston e Augusto Mancini, dedicando la propria vita allo studio, la raccolta, la conservazione e la trasmissione delle memorie di guerra”.

“Patriota combattente nelle fila dell’undicesima Zona – ricorda l’associaione – colse anche la lezione di Manrico Ducceschi “Pippo” e divenne poi amico di alte personalità lucchesi come Maria Eletta Martini, Italico Baccelli. Con infaticabili compagni di strada come Sergio Mariani, Pietro Petrocchi, Nuska Hoffman, Walter Ramacciotti, e tanti altri ancora fondò l’associazione toscana Volontari della Libertà, nella quale confluirono i partigiani cattolici e autonomi, ma anche tanti che erano stati internati militari (Imi), prigionieri di guerra, rastrellati, perseguitati. Uomini e donne che poi nel 1989 fondarono il Museo della Liberazione a Palazzo Guinigi, il luogo che fin dal 1951 aveva visto riunirsi i patrioti lucchesi. Il museo diventò ben presto luogo di incontro, studio e aggregazione, con la scelta forte di non avere mai armi e di perseguire un disegno Europeo nel lavorare per la pace e la memoria. Importanti dunque i fondi dedicati alla Resistenza tedesca (la rosa bianca), allo sterminio, ai combattenti della Brigata Ebraica, ai Polacchi del Gen. Anders, ai brasiliani di Mascarenhas de Moraes, ma anche le bende di Don Aldo Mei, i certosini della Farneta e i ricordi di tanti lucchesi che furono donati al museo della Atvl affinché servissero alle nuove generazioni come monito. Dopo la scomparsa di Gabrielli Rosi, trascorsi alcuni anni di vuoto, il Colonnello Fausto Viola ricevette l’incarico di riattivare la struttura e con l’aiuto di Walter Ramacciotti nominò un direttore scientifico, Andrea Giannasi, che con le professoresse Simonetta Simonetti e Gemma Giannini riaprì la struttura alle scuole creando un percorso didattico. Con la scomparsa del colonnello Viola, le successioni dimissioni del direttore scientifico, il museo definitivamente perse l’approccio voluto da Carlo Gabrielli Rosi diventando Museo della guerra in mano ad alcuni collezionisti. Da quel momento il luogo espositivo di cimeli bellici è rimasto chiuso e purtroppo la collezione di Carlo Gabrielli Rosi e dell’Atvl è andata in parte perduta”.
“L’Associazione Toscana Volontari della Libertà – chiude la nota – le cittadine e i cittadini lucchesi sensibili ai valori che quei padri avevano voluto donare alla città, chiedono a gran voce che quella lezione venga ripresa. Ora più che mai parlare di pace e memoria in un luogo proprio come lo vollero Carlo Gabrielli Rosi e gli altri, appare come momento imprescindibile e vitale per il nostro futuro”.

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