Chiusa con una conferenza la mostra ‘Mal d’arte’ degli studenti del liceo artistico Passaglia
All’Antica Armeria di Palazzo Ducale ‘La morte del concetto e della comprensione’, fra inflazione delle immagini e svalutazione dell’arte
Si è tenuta stamani (14 maggio) alle 11 nell’Antica Armeria di Palazzo Ducale la conferenza con tema La morte del concetto e della comprensione al quale hanno partecipato il professore e curatore d’arte Alessandro Romanini, l’avvocato e presidente Anpi Romano Zipolini, il designer Stefano Giovacchini e il funzionario storico dell’arte della Soprintendenza Ilaria Boncompagni.
L’iniziativa fa parte degli eventi della mostra di arte contemporanea locale Mal d’Arte – Sublime estasi inaugurata nello stesso luogo lunedì (12 maggio) che qui ha esposto le opere di diversi giovani studenti del Liceo Artistico Passaglia. La mostra a ingresso libero è rimasta aperta nell’Antica Armeria di Palazzo Ducale fino a oggi alle 17.
Si è dibattuto inizialmente di come ciascuno possa trovarsi fra la sovraesposizione alle immagini contemporanee e la svalutazione dell’arte stessa. Vivendo sotto i bombardamenti estetici della cultura di massa alimentata dal mercato, si è posto il quesito se sia ancora possibile apprezzare un’opera. Inoltre è stata posta la domanda se sia ancora possibile provare meraviglia, disagio, commozione, sconforto e conforto di fronte all’arte. Ilaria Boncompagni ha evidenziato come questa mostra sia una vera e propria botta di energia. “Fa piacerissimo anche da mamma di ragazzi in età che nella mostra ci siano oltre a interessanti spunti questa voglia forte di farsi sentire, di rompere. Sono progetti che con grande fatica siamo riusciti a far approvare. In questi raccoglitori esposti di immagini emerge una grande voglia di comunicare che è la prima grande mission dell’arte. Un qualcosa di interiore con l’arte che riesce a comunicare tante cose”.
In seguito interviene Alessandro Romanini. “L’esperienza con alcuni ragazzi della vostra età in giro per il mondo mi ha naturalmente molto aiutato. L’arte risponde sempre ad una pulsione dell’essere umano e ne fa parte. L’arte è una visualizzazione di concetti prodotto dall’individuo per interpretare sé stesso e i tempi in cui si trova anche dopo la trasformazione tecnologica”. A seguire Stefano Giovacchini. “Ho fatto il liceo artistico, poi l’Accademia di belle arti a Firenze e quindi in un certo modo mi sento collegato a voi studenti. Partendo dal basso, se fate questo rumore con questa mostra vuol dire che sentite l’emozione di farlo. Un rumore che in qualche modo soprattutto ringiovanisce, è molto piacevole da guardare e rinvigorisce quella spinta che negli anni si può perdere”.
Infine l’avvocato Zipolini: “Anche fare l’avvocato è un’arte. Per farlo serve la tecnica oltre all’entusiasmo. Poi dobbiamo conoscere i fatti, la realtà che ci presenta i clienti. Per terza cosa molto importante dobbiamo infine appassionarci al caso, costruire una relazione tra noi e la vicenda umana sottoposta dal cliente. Arrivando a questo punto, usando la tecnica e conoscendo i fatti, facciamo in un certo modo arte. Toccando così l’altro, creiamo un contatto creativo che ci aggiunge a noi sensibilità e la relazione dell’altro”.
In seguito, c’è stato spazio per alcune domande specifiche sull’arte fatte dagli studenti ai partecipanti alla conferenza. Una studentessa per esempio ha chiesto se in un mondo veloce come quello di oggi la percezione dell’arte sia o meno cambiata. Si è chiesto poi il ruolo del pubblico, se riesce ad essere partecipe delle opere e se l’arte è ancora oggi accessibile al tempo dell’intelligenza artificiale.
Un’iniziativa dal tocco creativo e colorata davvero molto interessante e festosa che al termine della conferenza ci ha dato occasione anche di incontrare e parlare con alcuni dei principali protagonisti di questo progetto. L’insegnante che ha seguito le studentesse e gli studenti nella realizzazione di questo progetto è la professoressa Ilaria Borelli Boccasso che ci dona anche un’importante rivelazione. ”Questa mostra è stata un’occasione davvero ben preparata in poco tempo dagli studenti che ancora domenica scorsa con entusiasmo erano dietro ad allestire gli ultimi preparativi. Il tutto nonostante le verifiche scolastiche del periodo e l’avvicinarsi dell’ormai prossima maturità. Nata nel mese di marzo, l’iniziativa ha visto coinvolti studenti e studentesse non solo delle quinte ma anche delle classi inferiori. La Provincia ci ha dato una grande mano, coinvolgendo nei vari eventi i ragazzi che avevano in precedenza lavorato ai murales di don Aldo Mei a Lucca. I ragazzi hanno manifestato il desiderio di farsi sentire, di sprigionare fuori dalla scuola l’arte che ciascuno ha voluto proporre. Ho così avuto l’idea di sentire la Provincia se c’era la possibilità di avere uno spazio per far conoscere quello che ciascuno dei ragazzi fa anche presentandolo fuori dalla scuola”.
Dopo il 10 marzo sono stati con grande gioia contattati i ragazzi del triennio della scuola per partecipare. “Hanno fatto tutto da loro – spiega la professoressa Borelli Boccasso – creato il logo e il gruppo come artisti Mal d’arte da portare avanti e gestire nel tempo anche dopo la maturità. Ma anche cartellini o materiale da utilizzare. Scansionando con il cellulare un apposito codice Qr conclude è possibile anche vedere il catalogo delle opere che ciascuno di loro ha realizzato. Obiettivo ridare vita ogni anno a questa manifestazione e non solo per chi sarà in uscita dalla scuola anche nei prossimi anni. Soprattutto per stare insieme anche facendo arte. L’idea dei ragazzi delle quinte è quella infatti di dare vita ad un movimento d’arte che non termini con la maturità ma possa fare da ponte per iniziative simili in futuro nelle scuole e favorisca l’emergere anche di giovani artisti a Lucca. Gli studenti hanno già in cantiere di fare qualcosa per Lucca Comics. La Provincia di Lucca è contenta perché così i ragazzi sono stimolati in modo diverso. Tutto è stato fatto dai ragazzi assorbendo ogni cosa senza verifiche o censure di ogni tipo. Mi ha fatto piacere come insegnante mettermi nei loro panni e dare disponibilità a ciascuno di loro. Ecco – dice con soddisfazione – il modo di fare una rivoluzione pacificamente nel mondo con l’arte. Senza eccessi, facendo vedere solo quello che sentono”.
Ci lascia un pensiero anche Amy Pandolfi, studentessa del liceo Passaglia che si è impegnata moltissimo nella realizzazione di questa iniziativa. “Ho avuto il grande privilegio di curare questo progetto sin dal primo giorno. “C’è un momento nella vita di ogni studente in cui qualcosa cambia. Quando smetti di essere solo una verifica, un banco, un numero in un registro e inizi a sentire che hai qualcosa da dire. E quel momento, per molti di noi, è stato questo. Mal d’Artenon è solo una mostra. É una presa di coscienza. È il nostro modo per dire: “Ci siamo anche noi”. Non solo per imparare, ma per creare. Non solo per ascoltare, ma per parlare. Non solo per seguire, ma per guidare”. Questa mostra nasce da un’emergenza effettiva vera: quella di essere ascoltati. Di dimostrare che siamo capaci di fare arte. Non di copiarla. Non di adattarla. Di farla nostra. Di sentirla. Siamo partiti da una domanda molto semplice. E se ci dessero davvero la possibilità di essere liberi? Liberi da un’idea della scuola che spesso ci chiede di ripetere e non di inventare. Liberi dalle logiche del mercato, dove il valore di un’opera si misura in cifre e non in emozioni. Liberi di creare per il solo urgente bisogno di farlo. Così è nata questa mostra. Con il desiderio di mostrare che noi, giovanissimi, con siamo copie sbiadite di ciò che c’è già stato. Sublime estasi è il tema che abbiamo scelto, e forse non è un caso. Perché fare arte, per noi, è anche questo: un dolore dolce. Un’esigenza che non sappiamo spiegare, ma che ci attraversa, ci muove, ci salva. Questa mostra non è solo un traguardo ma un inizio. È un ponte, come abbiamo scritto, tra la scuola e il territorio, tra il presente e ciò che potremmo essere domani. È un laboratorio di idee che non finirà il 14 maggio ma che porteremo tra noi. Questa è la prima edizione di un evento che ha come obiettivo quello di diventare un appuntamento fisso nei prossimi anni”.