I disegni di Helga a Terezin conquistano gli studenti di Lucca

Durerà ancora tre giorni, fino a sabato (9 febbraio), la mostra Disegna ciò che vedi, allestita nella sala Accademia I di Palazzo Ducale. Un’iniziativa che appartiene al calendario della memoria promosso dalla Provincia di Lucca e che, in queste mattine, ha richiamato numerose classi delle scuole del territorio. Ad accompagnare i giovani alla scoperta dei disegni di Helga Weissovà a Terezin è stato il professor Luciano Luciani dell’Istituto storico della resistenza e dell’età contemporanea.

“Terezin, a circa 40 chilometri da Praga – ha spiegato Luciani – non era un campo di sterminio ma un luogo di raccolta, soprattutto di ebrei, provenienti dall’Europa occidentale e destinati a raggiungere in treno, successivamente, Auschwitz, Birkenau e gli altri campi ad est della città ceca. Questa mostra è la testimonianza di una bambina che arriva a Terezin a soli 12 anni, nel 1941. Arrivarono al grande ghetto di Terezin 15mila bambini, ma soltanto cento sopravvissero. Tra questi, Helga”.
Un reportage sincero il suo, che nasce dalla sollecitazione ricevuta dal padre che dà anche il titolo alla mostra: “disegna ciò che vedi”. E lo fa Helga, con perizia, senza lesinare sui dettagli. Disegna la fame, le camerate del ghetto, l’assenza totale di privacy persino in bagno. Ma anche i suoi sogni, la voglia di leggerezza, di tornare a casa, così come l’angoscia della pila della kapò che sveglia, di notte, gli ebrei di Terezin – indice che si era stati scelti per salire sul treno verso il campo di sterminio. Lo fa con tratto sempre più consapevole, segno di una maturità artistica in crescendo. “Helga disegnerà per tutta la vita – ha aggiunto Luciani – e questa sua attitudine diventerà il suo mestiere, illustrerà libri per bambini. Ma l’esperienza del ghetto tornerà nei suoi disegni più cupi”. A Terezin finirono alcune tra le menti più brillanti del periodo: tra queste, Friedl Dicker Brendeis, designer e architetto d’interni del Bauhaus di Weimar: fu lei l’insegnante di disegno dei molti bambini che transitarono nel campo. “Terezin sceglie di resistere alla disumanità della barbarie nazista con la cultura. A Terezin si tengono concerti, mostre, lezioni, corsi. La comunità ebraica sa che le persone rimarranno tali solo se riusciranno a mantenersi in contatto con la civiltà che esprimono”. Come Primo Levi, che ad Aushwitz cercherà nella sua memoria i versi di Dante.
La mostra rimarrà visitabile a Palazzo Ducale fino a sabato, dalle 10 alle 18, a ingresso libero. Successivamente, dal 13 al 25 febbraio, verrà riproposta ad Athena a Capannori.

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