Premio Solinas, tra i finalisti anche la regista lucchese Cristina Picchi

La lucchese Cristina Picchi è una finalista della prima fase del concorso Premio Solinas documentario per il cinema 2019 – in collaborazione con Apollo11. La Giuria, composta da Marcantonio Borghese, Federica Di Giacomo, Ilaria Fraioli, Elio Mazzacane, Edoardo Morabito, Antonio Pezzuto, Cristina Piccino, Andrea Sanguigni, Giovanni Spagnoletti, dopo aver esaminato i 65 progetti presentati in forma anonima, ha selezionato i 10 finalisti a cui vengono assegnate Borse di sviluppo per un ammontare complessivo di 4mila euro da suddividere tra gli stessi finalisti che concorrono all’assegnazione del Premio Solinas miglior documentario per il cinema di 6mila euro.

La dotazione del Premio e delle Borse di sviluppo è messa a disposizione dalla Siae.
Cristina Picchi, classe 1981, è una regista, scrittrice e artista, che vive fra Lucca e Londra. I suoi film sono stati presentati in festival e rassegne di tutto il mondo vincendo premi, tra gli altri, ai Festival di Locarno, Clermont-Ferrand e Thessaloniki. Nel 2013 è stata nominata per il Miglior cortometraggio agli European film Awards con Zima, mentre il lavoro seguente, Champ des Possibles, è stato in concorso alla 72esima Mostra del cinema di Venezia. Selezionata per i programmi di residenza del Museumsquartier di Vienna e dello European Media art network, è stata anche allieva dell’IDFAcademy, del Berlinale talents campus e del Torino Film lab. Dopo la laurea in letteratura all’Università di Pisa, ha ottenuto un Master in documentario cinematografico alla Goldsmiths university of London. Al momento sta lavorando al suo primo lungometraggio documentario, About The End e sta scrivendo la sceneggiatura di un film.
Il suo progetto per il Premio Solinas si intitola L’ultimo Giorno (titolo originale About The End). Attraverso uno stile audiovisivo immersivo, volto a creare una vera e propria esperienza sensoriale, il documentario creativo esplora tre apocalissi – una scampata, una possibile ed una temuta – da un punto di vista culturale, filosofico e socio-politico, oltre che intimamente umano. La prima sezione porta nel nord del Quebec, allo smantellamento di alcune stazioni radar che furono parte della Dew Line, un sistema di controllo costruito da Stati Uniti e Canada durante la Guerra Fredda per proteggersi da eventuali attacchi nucleari da parte dell’Unione Sovietica. Il secondo capitolo porta sul Monte Merapi, in Indonesia, uno dei vulcani più attivi al mondo, dove si esplora l’affascinate interrelazione fra elementi naturali e spiritualità indonesiana, cosi come l’incerta e vulnerabile quotidianità delle popolazioni locali ed il loro scontro con l’incalzare della modernità. La sezione europea porta infine in Italia, al cammino solitario di un ‘prepper’, una persona che si prepara a sopravvivere ad un’imminente, anche se spesso non ben identificata, catastrofe. Tre linee narrative unite alla fine in un unico flusso narrativo che attraverso uno stile evocativo evoca sentimenti primordiali, ma allo stesso tempo estremamente attuali, gettando luce sulla fragilità del pianeta, sulla transitorietà di tutti i sistemi creati dall’uomo, ma anche sulla delicata bellezza che si può trovare nella vulnerabilità dell’esistenza umana.

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