‘Colori e volti dell’India’, in mostra le tele di Vercelli foto

“Raccontare l’India non si può e chi c’è stato lo sa bene. Tra mille volti e tanti colori è un pugno nello stomaco”, dice Giuliano Vercelli, fotografo freelance, che nelle sue tele racconta il posto dove la morte non spaventa nessuno. “L’india è in quegli occhi occhi neri che ti inchiodano, profondi ma vispi, rubati da uno scatto a quella bambina che tiene stretta la mano della mamma – racconta Giuliano – L’India sono le fanciulle vestite con i loro Sari colorati: farfalle che camminano tra gente che muore di fame. Ma l’India è anche la sete, i monsoni, le donne bruciate vive, il caos. E’ il paese senza tempo – conclude il fotografo – che accetta con serenità il destino di tutti”.

Ieri sera (29 luglio), la gioielleria Bonelli di Pescia ha ospitato, in un evento aperto il pubblico, le fotografie su tela di Giuliano Vercelli, lucchese residente a Montecarlo, tecnico di cartiera nella vita e fotografo di passione.
La mostra, già precedentemente esposta in piazza San Francesco a Lucca e a Camaiore, dal titolo Colori e volti dell’India, esponeva anche Satna, Madhya Pradesh, foto scelta da National Geographic tra le Top 20 dell’anno. “L’ho scattata da un pullman – spiega Giuliano – mentre attraversavamo un villaggio del tutto primitivo. Ritrae un uomo magrissimo, che soffre la fame, la sete, immerso nella povertà”. Una povertà che non fa però paura all’India dove: “Non si vive per vivere – dice ancora Giuliano citando Tiziano Terziani – ma per scoprire il senso del vivere. L’India vuole capire”. Jaipur Rajasthan è invece quel click dagli occhi stanchi e rassegnati, quelli di una donna, sottomessa e costretta a lavorare. “Esisteva un rito – spiega Giuliano -, il Sati, che fu poi abolito nel diciannovesimo secolo, secondo cui, in nome della devozione al matrimonio, la moglie era costretta a bruciarsi viva sulla pira funebre del marito defunto”.
Le tele di Giuliano raccontano anche un’India senza leggi, senza pericolo, attraversata da treni a vapore sempre sovraffollati, sporchi (Kanpur Uttar Pradesh); un paese dalle file kilometriche per portare a casa un secchio di acqua potabile, ancora lusso di pochi (Abhaneri -Rajasthan). “Si va dalla puzza di escrementi – continua Giuliano – al profumo di incenso e di fiori. Nessuno però in India – conclude – ha paura di morire”.
Giuliano Vercelli, classe 1969, tecnico di cartire, da qualche anno, nel tempo libero, coltiva la sua più grande passione, la fotografia, avventurandosi in luoghi sconosciuti come l’India, la Thailandia, la Cambogia, cogliendo gli attimi di culture e tradizioni diverse. “Per me la fotografia è – scrive Giuliano sul suo blog – una passione che dura da tempo ma da poco riscoperta. Nello scatto metto gli anni vissuti, i miei ricordi ed i miei sogni, i momenti tristi, ma anche le miei gioie. Scatto la vita che vedo e che sento, cerco di trasmetterla, consapevole però che ogni immagine è diversa agli occhi di chi la guarda”.

Rebecca Del Carlo

 

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