‘Il passo sospeso’, si presenta il secondo catalogo della mostra alla Ragghianti

Martedì (25 luglio) alle 16,30, nella Chiesa dei Santi Giovanni e Reparata a Lucca si terrà la presentazione del secondo catalogo della mostra Il passo sospeso. Esplorazioni del limite, curata da Alessandro Romanini e visitabile fino al 3 settembre prossimo alla Fondazione Ragghianti e in molti luoghi-simbolo del centro storico e sulla cinta muraria della città. Il primo volume, uscito già in occasione dell’inaugurazione della mostra il 23 giugno scorso, era dedicato interamente alle opere esposte nelle sale della Fondazione Ragghianti nel Complesso monumentale di San Micheletto, mentre questo secondo catalogo è incentrato sulle installazioni disseminate negli spazi urbani e sulla cerchia muraria, con la documentazione fotografica delle opere collocate nei vari siti.

Il catalogo, come il primo in doppia lingua italiano/inglese, pubblicato dalla Fondazione Ragghianti, raccoglie testi di Paolo Bolpagni, Alessandro Romanini e Gilberto Bedini, e sarà offerto in omaggio a chi acquisterà il primo volume, in vendita a 20 euro (15 nel bookshop della Fondazione Ragghianti).
Alla presentazione, martedì, interverranno Giorgio Tori e Paolo Bolpagni, rispettivamente presidente e direttore della Fondazione Ragghianti, Alessandro Romanini, curatore della mostra, Luigi Ficacci, soprintendente all’Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Lucca e Massa Carrara, e don Mauro Lucchesi, presidente dell’Ente Chiesa Cattedrale di San Martino.
Le mura di Lucca ospitano i lavori di cinque artisti di diversa nazionalità ed estrazione culturale e stilistica, accomunati dalla volontà di raccogliere l’eredità del passato e dall’attrazione per la secolare perizia artigianale dei laboratori di Pietrasanta, dove sono state realizzate le loro opere.
Porta Elisa, voluta da Elisa Baciocchi, sorella di Napoleone e principessa di Lucca, e da lei inaugurata nel 1811, è sormontata dagli angeli in bronzo dell’artista polacco Igor Mitoraj, provenienti del parco archeologico di Pompei. Sono opere che simboleggiano perfettamente il dialogo fra antichità classica e linguaggi artistici contemporanei, alludendo alla linea di confine simbolica tra difesa e accoglienza.
Un monumentale cavallo in bronzo e basalto, accompagnato da un drappello di quindici cavalli in resina realizzati dall’artista messicano Gustavo Aceves, campeggia nel baluardo di San Donato, al culmine del decumano massimo. Fanno parte di una complessa e articolata installazione che è esposta in un tour mondiale, ospitata, prima di arrivare qui, di fronte alla Porta di Brandeburgo a Berlino e a Roma (Mercati di Traiano, Fori Imperiali e Arco di Costantino), e che sarà poi a Parigi, ad Atene e a Pechino, per concludere il giro nel 2019 a Città del Messico.
L’artista russo Alexey Morosov presenta due opere plastiche, parte dell’installazione Pontifex Maximus, esposte nel corso dell’ultimo anno al Museo Archeologico Nazionale di Napoli e al Museo d’Arte Moderna di Mosca. Alludono al ponte gettato fra storia e contemporaneità, fra oriente e occidente, recuperando iconografie classiche romane.
Le due sculture in bronzo dell’artista greca Sophia Vari, circondate dai resti del torrione cinquecentesco, creano una dialettica fra i confini dell’identità maschile e femminile, secondo forme astratte che rimandano alla policromia della scultura ellenista.
L’opera monumentale proteiforme in bronzo dell’artista giapponese Kan Yasuda troneggia sul baluardo di San Colombano e rappresenta l’approccio orientale alle forme plastiche, ricco di ritualità.
Il percorso artistico si snoda poi attraverso alcuni dei luoghi simbolo del centro storico, a partire da piazza Antelminelli, adiacente alla Cattedrale, dove, nel cinquecentesco Oratorio di San Giuseppe, sono collocate le opere pittoriche e scultoree del maestro tedesco Markus Lüpertz e degli italiani Giuseppe Donnaloia e Luca Gaddini, in una riflessione colletiva sui limiti dei concetti di ritratto e paesaggio.
Da piazza San Michele, in cui campeggiano due sculture di Sandro Chia e un’opera di grandi dimensioni di Roberto Barni, si arriva al giardino di Palazzo Orsetti, dove sono installate le opere plastiche dell’artista italiano Roberto Fanari.
La forma ellittica di piazza dell’Anfiteatro, che conserva fedelmente la memoria dell’impronta romana della città, oltre a mostrare la ricostruzione geometrica dell’invaso fatta nell’Ottocento dall’architetto Lorenzo Nottolini, accoglie una scultura monumentale di Igor Mitoraj, Tindaro, che dialoga con lo spazio “teatrale” del sito.
Per meglio comprendere la relazione fra opere d’arte e l’identità dei luoghi che le ospitano, oltre ai pannelli che le accompagnano e ai dépliant illustrativi distribuiti nei vari punti di accoglienza, è stata creata un’applicazione attivabile su tutti gli smartphone e tablet, scaricabile gratuitamente. L’applicazione, oltre a guidare e geolocalizzare tutti i luoghi espositivi, fornisce notizie artistiche e storiche, informazioni utili alla visita e indicazioni sui parcheggi.

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