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Ripartenza, Alessandro Terigi: “I lavoratori sono il vero patrimonio: si tuteli l’occupazione”

Il titolare di Audi Center Terigi lancia la sua 'ricetta' per la fase 2: audacia, sicurezza e massima attenzione all'occupazione

C’è voglia di ripartire in Terigi, con la serietà di sempre e la capacità di vedere in prospettiva. La fase 2 è iniziata da pochi giorni e ancora non è chiaro quanto durerà: per questo occorrono obiettivi definiti e idee per raggiungerli. Per Alessandro Terigi, l’imprenditore che guida la storica concessionaria di Lucca, non ci sono dubbi sulla direzione da intraprendere: “Dobbiamo mettere in campo ogni energia perché le persone che lavorano non perdano la loro occupazione”. Lo abbiamo incontrato ieri (7 maggio) per fare il punto insieme a lui sul presente, a ruota libera. E lo ringraziamo per la disponibilità e l’acume dimostrati.

alessandro terigi audi center

Quali misure a sostegno delle aziende sono oggi fondamentali e quali consigli si sente di dare, come imprenditore, per ripartire?
Molti settori hanno davanti un futuro di minori vendite e quindi minori fatturati. Le risorse disponibili dovranno tuttavia essere riequilibrate perché le aziende che hanno dipendenti possano mantenere i posti di lavoro che offrono e di cui hanno bisogno. Credo che gli ammortizzatori sociali già attivati, come la cassa integrazione, dovranno estendersi a un arco temporale che abbracci almeno un anno. Tempi straordinari hanno bisogno di manovre altrettanto straordinarie. E questa non è un’ipotesi che azzardo io: con altri imprenditori siamo arrivati alla stessa conclusione. È indispensabile uscire da questo periodo senza tagli al personale: un’operazione dolorosa di per sé e che in un momento del genere rischia di divenire drammatica perché la ricerca di un nuovo lavoro, adesso, per queste persone sarebbe una missione impossibile.

Da lunedì scorso la sua azienda ha riaperto i battenti: come è cambiata l’organizzazione dell’Audi center Terigi?
Abbiamo preparato una ripartenza nel rispetto quasi maniacale di ogni misura di sicurezza necessaria per evitare possibili contagi. Intanto abbiamo posizionato divisori in plexiglass tra le postazioni e nei punti di contatto col cliente: una soluzione che visivamente non impatta ma che è molto efficace nel proteggere le persone. Poi abbiamo strutturato su tre turni sia il reparto service, sia l’amministrazione, sia la vendita: in questo modo, se qualcuno – facendo i dovuti scongiuri – dovesse accusare sintomi e risultare positivo al Covid, non dovremmo fermare l’intera attività perché la necessaria quarantena dovrebbero osservarla solo i colleghi in turno con lui. Tengo a sottolineare che tra un turno e l’altro l’ambiente viene sanificato e ogni lavoratore raggiunge la postazione in completa sicurezza.

C’è stata un’accelerata anche sul digitale?
Certamente. Erano processi che in parte erano stati già avviati. Adesso siamo operativi con videochiamate a 360 gradi col cliente, che può parlare con un nostro consulente comodamente da casa sua. Rispondiamo alle istanze che ci arrivano dalle piattaforme web con velocità e precisione. Insomma, abbiamo cercato di ottimizzare i processi, di snellirli, senza che andasse perduto il valore del rapporto a tu per tu di fiducia che si instaura per ogni acquisto. Ma, si sa, un’auto va anche provata: per questo abbiamo organizzato test drive a domicilio, con abitacolo sanificato a ogni appuntamento. Anche il service fa servizio a domicilio, se richiesto: andiamo a prendere l’Audi dei nostri clienti, la portiamo in officina e la restituiamo a lavoro fatto. Tuttavia anche lo spazio fisico della concessionaria, con la sua superficie di 4500 metri quadri coperti, è molto sicuro: le distanze possono infatti essere garantite con facilità, è come un supermercato ma con molte meno ripartizioni interne.

La storia della famiglia Terigi è fatta di coraggio, passione e capacità di buttare il cuore oltre l’ostacolo. Quanto pesa oggi l’incertezza che la pandemia ha portato con sé?
Siamo un’azienda che tra nuovo e usato vende circa 1500 auto in un anno, con un fatturato di 40 milioni. Impieghiamo 40 persone e verso ciascuno sentiamo una precisa responsabilità: per questo abbiamo scelto di pagare noi, per adesso, la cassa integrazione ai dipendenti. Eravamo nelle condizioni di poterlo fare e non ci siamo tirati indietro. Sì, abbiamo fatto noi da banca, perché siamo consapevoli che un pagamento ricevuto in ritardo incida sulla qualità della vita delle persone, e non volevamo che questo accadesse ai nostri dipendenti. Sono loro il nostro patrimonio più grande, qualificato, formato, maturo e non volevamo perderlo per strada. Un’operazione, la nostra, resa possibile anche grazie alla sicurezza che ci ha dato il far parte di un gruppo solido come quello di Audi. In questa emergenza ci siamo sentiti davvero in partenariato con la casa madre che immediatamente ha azzerato la pressione su tutte le concessionarie italiane – sono 64 in tutto lo Stivale. Ci sono stati riconosciuti i premi indipendentemente dagli obiettivi raggiunti, sono stati allentati gli standard e sono state stoppate le fatturazioni. Una bella boccata d’ossigeno che mi ha reso orgoglioso di essere parte di questa grande squadra.

Un momento straordinario richiede iniziative straordinarie, ha detto prima. A quali pensava, nello specifico, per il suo settore e per la città?
Le aziende e le persone vanno stimolate a non chiudersi a riccio. È il momento di agire, di pensare in grande e di incentivare gli acquisti. Per esempio, potrebbe essere prevista una detrazione al 100 per cento dell’Iva sull’acquisto di un’auto da parte di aziende e professionisti. Magari per pochi mesi, in modo da stimolare un’impennata di richieste che parzialmente possano iniziare a compensare i due mesi di lockdown. Azioni forti e circoscritte, insomma, anche nei confronti di chi ha qualche risparmio da parte e che è indeciso da tanto tempo su una nuova auto. Lavoriamo bene anche sul fronte del noleggio a lungo termine, già gratuito per i primi 3 mesi: un incentivo che potrebbe essere esteso, per esempio. Un’accelerata green, inoltre, potrà essere possibile rendendo l’ibrido e l’elettrico più convenienti.
Per quanto riguarda Lucca, parto da un’evidenza: il centro storico, cuore del turismo, è di moderate dimensioni. Ecco, credo che in questa fase le istituzioni debbano rimuovere ogni paletto per salvare la stagione estiva e tutelare, così, i lavoratori. Non ci sono precedenti e non ci saranno nemmeno eccezioni future: ma ora, in questo 2020, credo che possa rivelarsi fondamentale lasciare che i locali che possono ampliarsi all’esterno lo facciano, senza zavorre.

Di cosa abbiamo bisogno, secondo lei, in questa fase 2?
Soprattutto di coraggio e fiducia. Il momento è teso e criticare le scelte fatte è facile: non sono un politico ma mi tremano i polsi al pensiero di dover scegliere cosa sia meglio fare per un intero Paese oggi. Credo che con regole chiare e ferree, tuttavia, avremmo potuto riaprire tutte le attività già il 4 maggio. I cittadini hanno acquistato consapevolezza, sanno che le proprie azioni ricadono sugli altri e credo che ci sia una diffusa responsabilità: un valore che possiamo spendere, adesso, proprio per ripartire e farlo bene. La priorità, lo ribadisco, deve essere sempre mantenere intatti i livelli di occupazione. Tutto quello che può essere fatto, deve essere fatto.

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