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Diritti dei minori: i limiti per i giornalisti

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Fra le carte deontologiche che sono state approvate negli ultimi anni ce n’è almeno una che ha trovato l’assenso e la condivisione di (quasi) tutti gli operatori dell’informazione, almeno di quelli consapevoli del proprio ruolo non assimilabile del tutto al diritto privato. E’ la carta di Treviso, il documento firmato da Ordine dei giornalisti e Federazione Nazionale della Stampa per i diritti dei minori. Una carta, quella che affrontiamo nella terza puntata nel “viaggio” nella deontologia giornalistica, che nasce dalla necessità di tutelare i soggetti deboli. E che, come tutti gli strumenti di questo tipo indica linee guida e divieti per coloro che si approcciano alla professione.

Fra le principali indicazioni c’è quella di “garantire l’anonimato dei minori coinvolti in fatti di cronaca, anche non aventi rilevanza penale, ma lesivi della sua personalità, come autore, vittima o teste”. Con un solo limite, ovvero la volontà del giornalista di dare risalto positivo “a qualità del minore o al contesto familiare o sociale in cui si sta formando”. Identico caso nelle trasmissioni televisive in cui il minore non pul essere intervistato o “impegnato in trasmissioni televisive e radiofoniche che possano lederne la dignità o turbare il suo equilibrio psico-fisico, né va coinvolto in forme di comunicazioni lesive dell’armonico sviluppo della sua personalità, e ciò a prescindere dall’eventuale consenso dei genitori”
Il minore non solo dovrà essere anonimo, ma va “evitata la pubblicazione di tutti gli elementi che possano con facilità portare alla sua identificazione, quali le generalità dei genitori, l’indirizzo dell’abitazione o della residenza, la scuola, la parrocchia o il sodalizio frequentati, e qualsiasi altra indicazione o elemento: foto e filmati televisivi non schermati, messaggi e immagini on-line che possano contribuire alla sua individuazione”.
Limitazioni che non riguardano soltanto casi di rilievo penale ma anche di rilievo civilistico come ad esempio “casi di affidamento o adozione e quelli di genitori separati o divorziati, fermo restando il diritto di cronaca e di critica circa le decisioni dell’autorità giudiziaria e l’utilità di articoli o inchieste, occorre comunque anche in questi casi tutelare l’anonimato del minore per non incidere sull’armonico sviluppo della sua personalità, evitando sensazionalismi e qualsiasi forma di speculazione”.
Particolare attenzione va poi posti al rischio di fenomeni di emulazione nei minori. Tanto che la carta afferma come “nel caso di comportamenti lesivi o autolesivi, suicidi, gesti inconsulti, fughe da casa, microcriminalità, posti in essere da minorenni, fermo restando il diritto di cronaca e l’individuazione delle responsabilità, occorre non enfatizzare quei particolari che possano provocare effetti di suggestione o emulazione”.
Particolare attenzione, infine, va posta nel caso di minori feriti, svantaggiati o in difficoltà per evitare sensazionalismi; nel caro di rapimento o di bambini scomparsi per cui servirà comunque il parere, per diffondere la notizia, dei genitori e delle autorità competenti e di strumentalizzazioni poste in essere proprio dagli adulti “interessati a sfruttare, nel loro interesse, l’immagine, l’attività o la personalità del minore”.
Per questa, come per tutte le altre carte, come avviene nelle discipline ordinistiche, tutti i giornalisti sono obbligati all’osservanza per non incorrere nelle sanzioni previste dalle legge istitutiva dell’Ordine.

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