Partecipazione? No, grazie. Preferisco fare un comitato

Partecipazione? No, grazie.
Rischia di non avere il successo sperato il processo partecipativo messo in piedi dal Comune di Lucca per stilare insieme ai cittadini il piano triennale dei lavori pubblici 2015-2018. Lo dicono i primi dati sulle iscrizioni (che scadono il 10 aprile e con tutte probabilità saranno prorogate). Nessuna delle cinque aree in cui è stato diviso il territorio ha raggiunto il numero limite di 40 partecipazioni. E se nel centro storico almeno ci si avvicina (le richieste sarebbero intorno alla trentina) nelle altre altre quattro macrozone (nord, sud, est e ovest) la soglia è ancora molto lontana. Nonostante le presentazioni, le assemblee pubbliche, gli appelli, i comunicati dell’amministrazione, insomma, i cittadini non sembrano ancora aver raccolto la sfida, l’opportunità, l’occasione.

Eppure il processo partecipativo è ormai consolidato a livello mondiale, da quando una grande città del Sud America, Porto Alegre, aprì ai cittadini la possibilità di partecipare alle scelte delle amministrazioni elettive. E con gli anni una buona fetta del bilancio municipale è stato “affidato” ai residenti, con il risultato di aumentare gli investimenti in infrastrutture, sanità, servizi, trasporti, soprattutto per i cittadini a basso reddito. Una modalità di coinvolgimento continuo dei cittadini, ben al di là del momento elettorale, che poi si è estesa a livello mondiale. Tanto che se ne è parlato anche al Forum Mondiale della Democrazia dello scorso novembre a Strasburgo al Consiglio d’Europa. In un laboratorio ad hoc dove, fra i tanti esempi, è stato presentato anche quello di una delle circoscrizioni di Chicago (una delle città più grandi degli Stati Uniti d’America) dove il bilancio partecipativo, con tanto di voto finale aperto a tutti i cittadini, viene considerato come uno degli esempi più significativi di democrazia diretta a livello internazionale.
A Lucca, invece, pur nella sua forma più blanda, ovvero una serie di tavoli di lavoro per dare degli indirizzi all’amministrazione comunale sulle priorità da inserire nel piano triennale dei lavori pubblici, non “sfonda”.
Si potrebbe dire, insomma, che quando il cittadino è chiamato a far sentire la propria voce, se non proprio cogente almeno in grado di condizionare le scelte dell’amministrazione pubblica, risponde con difficoltà. Per scarsa fiducia nelle istituzioni (“Tanto le cose non cambiano lo stesso”), poca preparazione “politica” in senso lato o semplicemente perché preferisce partecipare a realtà portatrici di interessi diffusi ma anche più localistici: comitati, associazioni di cittadini o simili. Tutte realtà che assurgono agli onori della cronaca, e della stampa, per il solo fatto di esistere e di essere, generalmente, “contro”. Gli esempi si sprecano: elettrodotto, ponte sul Serchio, assi viari, movida, traffico, sosta, lavori per le fognature (che si facciano o non si facciano), commercio, centrali a biomasse e quant’altro. E su tutti i temi che si porranno al centro della discussione politica non mancherà di nascere una qualche realtà in cui i cittadini si associano per far sentire la propria voce non come singoli ma come gruppo organizzato.
Un sintomo, questo, anche della crisi dei partiti politici che evidentemente non riescono più a raccogliere le voci, le esigenze, gli interessi, provenienti dal basso. Anzi, spesso si trovano a cavalcare quelle esigenze per raccogliere attenzione (e voti) negli appuntamenti elettorali che ormai arrivano a cadenza quasi annuale. Ma anche del fatto che, e anche qui gli esempi si sprecano, è molto più semplice esprimere una posizione, seppur legittima e anche condivisibile in alcuni casi, di contrasto o di polemica su un progetto della pubblica amministrazione, tesa a farla annullare rispetto a un contributo costruttivo e fattivo, che affianchi le decisioni di chi è stato democraticamente eletto, di solito, da un numero ben maggiore di cittadini rispetto a quelli che compongono i comitati. A volte solamente perché spinti dalla sindrome del Nimby (Not in my backyard, non nel mio giardino). Senza considerare che ogni scelta della politica è inevitabilmente orientata ad accontentare qualcuno e a scontentare altri. Ma alla mediazione poi si preferisce spostare il problema altrove, nel territorio vicino, nel cortile altrui.
Quando invece c’è una, seppur minima, opportunità di contribuire fattivamente (e singolarmente) alle scelte della politica il meccanismo (almeno a Lucca e con le procedure scelte dal Comune, ben diverse dal “sorteggio” fra tutti i cittadini deciso dal Comune di Capannori) non funziona o salta. Un po’ come quando non si raggiunge il quorum nei referendum abrogativi, anche su temi importanti e decisivi per la vita di ciascuno di noi.
Un tema che porterebbe a una discussione ben più vasta, sul significato moderno di democrazia diretta e democrazia rappresentativa. Ed anche su quello della rappresentanza degli interessi diffusi. E che riporta tutto anche alle responsabilità delle scelte della politica. Solo i rappresentanti delle istituzioni, finché le cose funzioneranno così, hanno (o dovrebbero avere) la visione di insieme dei problemi da risolvere. E pur ascoltando tutti dovrebbero riuscire a mediare fra le varie posizioni. Per poi decidere e agire, anche andando incontro a proteste, polemiche, presidi, cortei, uova marce, pomodori e quant’altro. Finché non sarà così e, per calcolo elettoralistico o mero quieto vivere, ci si lascerà trascinare nella tiritera infinita della mediazione fine a sè stessa poco o nulla potrà realmente cambiare. E non ci sarà aria nuova o cambiamento di verso che tenga.
Perché tutto andrà bene, basta che non sia nel mio cortile.

 

Enrico Pace

Sostieni l’informazione gratuita con una donazione

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di Lucca in Diretta, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.