Alan Friedman sfida le associazioni dei donatori: “Unitevi” foto

La donazione oltre le diversità. Quelle tra le culture e le provenienze di chi dona, ma anche tra le associazioni che in Italia si occupano di questo settore. Parte dal Festival del Volontariato, giunto oggi (13 aprile) alla sua ultima giornata, la provocazione di una possibile fusione lanciata dal giornalista Alan Friedman a tre delle realtà protagoniste della donazione del sangue intervenute a Lucca: Avis, Fratres e Fidas. Superare le differenze, tanto da unirsi in un unico soggetto: questa la proposta spiazzante lanciata questa mattina al Real Collegio dalla celebre penna statunitense, suggerimento che però non ha incontrato l’entusiasmo di tutti i destinatari. 

“Perché non vi unite?”. Ecco la spinosa domanda proposta da Friedman al termine di un incontro incentrato sui temi dell’interculturalità della donazione e della comunicazione dei valori che ne stanno alla base. Palpabile l’imbarazzo e la difficoltà dei portavoce seduti al tavolo, bersagli della provocazione. Non tutte le risposte sono state entusiastiche. Decisamente poco possibilista è stato Franco Cavazza di Avis. “Abbiamo uno stesso obiettivo – ha affermato Cavazza -, ma storie differenti che ci contraddistinguono”. Fidas, per bocca del suo presidente Aldo Ozino Caligaris, ha invece aperto uno spiraglio rispetto alla questione. “La fusione può essere un obiettivo – risponde Caligaris -, la meta finale di un percorso che già oggi ci vede lavorare in sinergia”. Maggiore apertura da parte di Luigi Cardini, presidente di Fratres, che ha ipotizzato addirittura un possibile nome per la futura formazione allargata. “Potremmo anche fonderci – ha infatti ribattuto -, magari chiamandoci Donatori di Sangue Italia”.
Una conclusione movimentata per una tavola rotonda che ha acceso i riflettori sulla trasversalità e sulla multiculturalità della donazione volontaria all’interno della società plurale, che non a caso si riflette nella tipologia di comunicazione adottata dalle associazioni del settore. Una comunicazione che si rivolge a tutti i soggetti della comunità, coinvolgendoli e rendendoli protagonisti allo stesso modo, al di là delle differenze di provenienza e cultura.
Vanno infatti “oltre Babele” le campagne di sensibilizzazione utilizzate da Avis, Fratres e Fidas. I video di promozione realizzati da queste associazioni, proiettati durante il dibattito, parlano infatti una lingua da tutti compresa e condivisa: quella dei valori della solidarietà e della prossimità. Punto di partenza la realtà interculturale del mondo della donazione, di cui cittadini italiani e non fanno parte senza alcuna distinzione.
“La nuova campagna che abbiamo presentato proprio qui al Festival – afferma Filippo Cavazza di Avis nazionale – è stata realizzata in collaborazione con la rivista Vita, da sempre dedita ai temi del sociale, e con Yalla Italia, il blog delle seconde generazioni. Il messaggio che vogliamo continuare a trasmettere è che, attraverso la donazione, ciascun cittadino, a prescindere dalla sua provenienza e dalla sua cultura, è protagonista del Paese in cui vive. Attualmente, in Toscana, i donatori stranieri rappresentano il 3% del totale. Si tratta di un bacino importante di cui andiamo fieri e che vorremmo veder crescere sempre più”.  
“Da tempo Fratres si misura con il tema della multietnicità – afferma il presidente nazionale Luigi Cardini, a seguito della proiezione del video di una campagna di sensibilizzazione di alcuni anni fa che ha per protagonista l’atleta Fiona Mei -. Questa attenzione emerge anche dai numeri: i donatori migranti di Fratres sono infatti stati in Italia oltre 2000 nell’anno 2013, con una presenza massiccia soprattutto in Toscana. Questa si chiama integrazione”.
“La vita è un intreccio di storie, vicine e lontane. Ogni storia è un dono. Dona sangue, dona vita”. Con queste parole si conclude la campagna video di Fidas, commentata dal presidente dell’associazione nazionale. “L’unica diversità di cui tener conto nell’universo della donazione – dichiara – è quella biologica. Tutte le altre differenze, sociologiche ed ideologiche, che riguardano la cultura, la provenienza geografica, il genere o il credo, non hanno alcuna rilevanza. La donazione ci invita ad abbattere le barriere, ad abbandonare il timore verso chi non conosciamo, a superare i pregiudizi”.   
“Per assicurare al Paese il continuo soddisfacimento delle esigenze trasfusionali presenti – conclude – abbiamo deciso di coinvolgere con maggiore intensità nel nostro operato i giovani, le donne (che oggi rappresentano solo 1/3 dei donatori) e i nuovi cittadini. Proprio per questo abbiamo sviluppato nuovi strumenti e tecniche di comunicazione, più coinvolgenti e in grado di parlare a tutti, accorciando le distanze”.
A concludere il dibattito l’intervento del professor Franco Cardini. “Per garantire un positivo sviluppo della società – afferma – dobbiamo seguire la direttrice che ha segnato l’evoluzione della civiltà, rappresentando un’alternativa alla violenza: la solidarietà. È questa la strada che dobbiamo intraprendere per permettere a una delle tendenze naturali della storia di realizzarsi nel presente e nel futuro che ci attende: quella dell’osmosi tra le comunità e le culture. Scambio, integrazione, incontro: queste sono le prospettive da raggiungere. Gli esempi offerti dalle realtà italiane che operano nel campo della donazione del sangue rappresentano un ottimo punto di partenza”.

Laura Gianni

Sostieni l’informazione gratuita con una donazione

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di Lucca in Diretta, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.