Musica dal vivo, Arpat: Necessario supporto vigili

Nuovo intervento di Arpat sulla questione del regolamento regionale sulle deroghe ai limiti sulla musica dal vivo.
“In queste ultime settimane – spiega l’agenzia – in vari Comuni si stanno approntando nuovi regolamenti per regolare le attività in deroga ai limiti (ad esempio locali pubblici con riproduzione musicale) dovendo tener conto del regolamento della Regione Toscana 2/2014. Arpat è intervenuta a più riprese per chiarire i contenuti dello stesso regolamento e la stessa Regione Toscana ha predisposto delle Faq (risposte a domande frequenti) per aiutare i Comuni a ben interpretare la norma. Dal dibattito presente sui giornali appare evidente come se da un lato di cerchi attraverso incontri tra le parti (si veda tavolo presso la Prefettura di Lucca Leggi l’articolo) di trovare soluzioni per lo sviluppo di attività ricreative e musicali senza compromettere il riposo dei residenti, dall’altro le proposte di regolamento di alcuni Comuni sembrano limitare l’azione della Polizia Municipale”.

“Si ricorda – dice Arpat – a tale proposito, che l’articolo 6 comma 1 lettera d) della legge quadro sull’inquinamento acustico 447/95 assegna al Comune i compiti del controllo del rispetto della normativa per la tutela dall’inquinamento acustico all’atto del rilascio delle concessioni edilizie relative a nuovi impianti ed infrastrutture adibiti ad attività produttive, sportive e ricreative e a postazioni di servizi commerciali polifunzionali, dei provvedimenti comunali che abilitano alla utilizzazione dei medesimi immobili ed infrastrutture, nonché dei provvedimenti di licenza o di autorizzazione all’esercizio di attività produttive. Il personale incaricato dei controlli, come stabilito dall’articolo 4 comma 3 della stessa legge non è esclusivamente composto da dipendenti di Arpat, ma da personale del Comune che è munito di documento di riconoscimento rilasciato dall’ente. Il ruolo quindi della Polizia Municipale è cruciale perché consente al Comune di svolgere le proprie funzioni di controllo, ricorrendo in fase residuale all’Agenzia per l’Ambiente per i controlli più complessi”.
“Comuni come quello di Firenze,  integrando, nel caso dei pubblici esercizi, il controllo sul rumore con quelli più complessivi su regolarità degli orari, degli affollamenti e altro, di competenza della polizia municipale, tenendo conto che tutte queste cose sono spesso concause dei problemi lamentati, hanno operato in tal senso e infatti come si evince dai dati sugli esposti: a fronte di un numero circa pari di esposti dei cittadini a Firenze e Lucca, il numero di controlli in capo ad Arpat è nettamente maggiore nel caso di quest’ultima provincia. E’ evidente come in provincia di Lucca il ricorso da parte dei comuni all’Agenzia sia molto presente, fino a determinare la situazione per cui tra le prime 8 prime località toscane come numero di controlli ce ne siano 5 della provincia di Lucca. In provincia di Lucca si effettuano circa il 25-30% dei controlli Arpat sull’inquinamento acustico in Toscana, e questo evidentemente determina un impegno notevole, non incrementabile, dovendo garantire una risposta dell’Agenzia omogenea sul territorio, pur nella consapevolezza delle differenti pressioni presenti.
Quanto riportato è in linea con la carta dei servizi di Arpat prevista dalla legge regionale 30/2009, secondo la quale l’agenzia è tenuta a fornire supporto ai Comuni entro un numero definito di controlli complessivo in Toscana, pari – per quanto riguarda lil rumore – a 300 interventi annui. In Provincia di Lucca si effettuano 70-80 interventi l’anno, quindi appunto il 25-30 per cento del complesso della regione”.
“Stante quanto riportato – chiude Arpat – è assolutamente indispensabile che i Comuni si attrezzino e formino il loro personale per eseguire i controlli che la legge pone a loro carico. Regolamenti che cerchino di delegare completamente tale funzione, finiranno per scaricare sui cittadini disturbati il problema dell’assenza dei controlli e determineranno ovviamente il ricorso all’azione della magistratura con ovvi costi sociali ed economici sugli stessi gestori dei locali. Peraltro, la consapevolezza di quanto espresso dovrebbe spingere a far riflettere le amministrazioni comunali sul dato che il fatto di non regolamentare i controlli in maniera adeguata potrebbe essere letto come un tentativo di non voler svolgere gli stessi controlli, come appare già da qualche presa di posizione riportata negli stessi commenti alle proposte dei nuovi regolamenti in discussione”.

 

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