Viva le mura vive e non soltanto per una sera

C’è un equivoco subito da sgombrare. E riguarda l’ormai famigerata cena da guinness sulle mura di Lucca, tanto celebre per l’evento quanto per le polemiche. Ebbene, partiamo da queste ultime. Chi si è lamentato di aver ricevuto un vassoio “modello Ryanair” durante la cena, dopo aver pagato 20 euro, non ha valutato il fatto di aver speso quella cifra per essere in qualche verso partecipe di un evento a suo modo “storico”. Il catering, al di là degli accordi presi dall’organizzazione e che riguardano i rapporti fra le due parti, era soltanto una sorta di ringraziamento finale ai partecipanti per aver contribuito al raggiungimento del record. Il fatto, il centro, il motivo di quel contributo era e rimane il poter dire “io c’ero”. E invece, all’indomani, tocca parlare della tavolata più lunga della storia (precisamente “la più lunga fila di tavoli apparecchiati”) ma anche, per qualcuno dei protagonisti, della tavolata più maleducata. Con tanti saluti al garbo lucchese, come hanno testimoniato in tanti sia pubblicamente sia privatamente alla nostra testata.

Ma la questione, al di là del record, al di là delle polemiche (consentiteci, un po’ provinciali) sulla qualità e quantità del cibo, è anche un’altra. E riguarda la tanto sbandierata valenza promozionale dell’evento per la città di Lucca. Davvero qualcuno pensa che il nome di Lucca circolerà nel mondo per il solo fatto che tre righe sul record raggiunto venerdì appariranno sul libro dei guinness? Magari accanto allo sputo più lungo, alla più lunga serie di singhiozzi o all’uomo più brutto?
Non ci sembra che la città di Dubai abbia avuto un incremento di prestigio o di visite per aver detenuto fino all’altro ieri il record. Per quello sono serviti i petrodollari. Non ci sembra che le mura di Lucca abbiano bisogno di essere promosse in questa maniera, né che questo sia il miglior modo di celebrare i suoi 500 anni di vita, tanto da far apparire questo l’evento clou di un intero anno di eventi. Tutti, purtroppo, di livello non proprio eccelso.
Di sicuro, e non per voler tornare sempre sul solito argomento, hanno fatto più promozione alla città tre settimane di cartelloni promozionali del Summer Festival. Probabilmente lo faranno anche le immagini delle gare di sport del bosco in programma in tutta la giornata di oggi e che faranno vivere realmente il più grande parco pubblico della città. Che non è e non deve essere un museo.
Di sicuro l’occasione di venerdì ha dimostrato, però, che anche la cerchia muraria può e deve essere utilizzata per eventi e manifestazioni. E non necessariamente di una sola sera. Come luogo di aggregazione e di socialità e, anch’esso, luogo vivo e vitale. Perché, insomma, le mura di Lucca possono ospitare un mercatino solo del verde, due volte l’anno, con Murabilia e Verdemura e non, solo per fare un esempio, un qualificante mercatino dell’artigianato o un mercato medievale a cadenza mensile e nei mesi di primavera estate? Perché nella cerchia muraria deve esistere (e quante polemiche ci sono state) un solo locale, oltre allo storico Caffè delle Mura, in cui sia possibile mangiare o bere in una splendida cornice e non è possibile pensare a piccoli, non impattanti, sobri, locali provvisori sui baluardi soltanto nella bella stagione? Spazi che potrebbero essere utilizzati per il cinema all’aperto in estate o per piccole o medie rassegne musicali. Lì sì che non ci sarebbe problema di “movida” o di disturbo della quiete pubblica, se si adottassero le precauzioni del caso.
Altrimenti viene da pensare che le mura possano essere utilizzate per eventi importanti soltanto dove gira denaro, tanto denaro. Come mondiali di ciclismo, Comics e, almeno a detta degli organizzatori, cena da guinness sulle mura. Denaro che, casomai, grazie al pagamento del suolo pubblico (che in quel caso dovrebbe essere ben più “salato” che nel resto della città) potrebbe e dovrebbe essere destinato alla manutenzione ordinaria dell’arborato cerchio.
Già perché l’uso significa manutenzione, l’abbandono significa, col tempo (e si è visto) degrado, incuria e poca sicurezza.
Per buona pace della Soprintendenza a cui, evidentemente, piacciono tanto i musei e le ragnatele. E per pensare per una volta a Lucca come a una città veramente europea e del XXI secolo.

 

Enrico Pace

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