Sanità, una ristrutturazione “lacrime e sangue”

Una sanità territoriale che prende forma, ma anche un nodo importante, quello del futuro del Campo di Marte. Con la Asl che, ancora una volta e nonostante il cambiamento di direttore generale, spinge per la costruzione di una nuova struttura, moderna e funzionale, nell’area degli ex magazzini, e per la dismissione e/o vendita dei due corpi centrali principali di quello che è ormai l’ex ospedale.
Ma stavolta come interlocutore trovano un sindaco, Alessandro Tambellini che, in odore di nomina a presidente della conferenza dei sindaci della Asl 2, è possibilista e, nel ricordare la necessità della migliore struttura sanitaria possibile lascia ampi spiragli alla richiesta dell’azienda. E intanto parla della riorganizzazione della sanità territoriale nei suoi contenuti (“La conferenza dei sindaci – commenta a margine con i rappresentanti della Asl – fa il suo corso, intanto io per quanto mi riguarda, vado avanti con il nostro progetto”) e nelle sue prospettive, in continuo dialogo con l’azienda sanitaria, cui annuncia anche il via alla gara per la costruzione della nuova viabilità per il San Luca, dopo l’ok da parte della Soprintendenza, a partire da settembre, con l’obiettivo di avviare i cantieri entro il 2014.

Nel dettaglio, intanto, vengono potenziati i servizi territoriali. Partendo dallo spostamento della direzione aziendale nell’edificio H, quello che ospita il 118 per intendersi e lo spostamento di una serie di servizi dove erano le stanze ospedaliere. Con 14 letti di cure intermedie per un primo abbozzo di casa della salute, ma anche un punto unico di smistamento dei prelievi domiciliari, tutti da affidare al mondo dell’associazionismo. Nel padiglione C, poi, entro la fine dell’anno ci sarà un Polo Radiologico Territoriale, nell’edificio a mattoncini rossi al centro dell’area del Campo di Marte tutti i servizi di una rete consultoriale e un rafforzamento dell’attività di riabilitazione.
“Dopo la nascita del nuovo ospedale – dice il direttore generale Joseph Polimeni – la Asl 2 nei prossimi mesi ha in menti altri cambiamenti logistici e poi piccoli cambi di destinazione d’uso. Si parte, entro la fine dell’anno, con il trasferimento della direzione generale da Monte San Quirico al padiglione H, almeno per il 50-60 per cento, e per il resto nel padiglione 1. La direzione, così, si avvicina alla città e abbandona il felice isolamento di Monte San Quirico, risparmiando anche 118mila euro di affitto l’anno. Faremo poi dei piccoli investimenti per dare risposte ai cittadini sul Campo di Marte, rendendo innanzitutto etichettabile come casa della salute il piano terra del padiglione B con 13 letti di cure intermedie nel padiglione 2. Cure intermedie da intendersi tali sia in uscita, tra ospedale e domicilio, sia in entrata dal pronto soccorso.  Una sorta di “Marlia 2″, da sempre per noi un punto virtuoso per il modello della radiologia territoriale, nascerà invece nel padiglione 1, al piano terra che verrà riservato alla diagnostica e alla nascita di un polo radiologico territoriale. Tanti altri i servizi, poi, che troveranno collocazione qui come la guardia medica, la pneumologia, la diabetologia, i medici di medicina generale con i loro ambulatori sulle 12 ore, che noi vorremmo estendere a 16. Tenderemo infine a concentrare le attività presenti nel padiglione 3 in aree di nostra pertinenza. Per arrivare a regime la Asl ha bisogno di dare risposte forti ai cittadini e ha bisogno di darle fin dai prossimo mesi con un’azione complessiva che è fatta su diversi ambiti e oltre alla funzione sanitariaa comprende quella organizzaativa”.
Tambellini sposa la necessità dell’urgenza dell’organizzazione della sanità di secondo livello “attraveroo tappe successive e con tanta determinazione, senza dimenticare le altre realtà territoriali, come Capannori, per cui è ancora valido il discorso dell’utilizzo delle strutture di San Leonardo in Treponzio. Per quanto riguarda Campo di Marte noi siamo aperti a tutti gli usi utili e compatibili per questo obiettivo di riorganizzazione della sanità territoriale, anche se dobbiamo studiare la cosa in termini di fattibilità reale, con dati e cifre che non siano campati in area”. E’ il sindaco che apre il discorso sulla possibilità di realizzare un nuovo padiglione: “Alcune zone – dice ancora Tambellini – dovranno necessariamente sparire, perché non servono e non sono utilizzabili. Mantenendo il criterio dei volumi zero spetta alla Asl stabilire cosa sia più funzionale, noi come Comune siamo a disposizione per trovare le migliori forme possibili per l’attuazione concreta delle necessità”.
Un’affermazione che “scatena” il dg Polimeni sull’argomento. Cita prima De Gasperi che ricordava come un buon politico guarda alle future generazione un politico di medio livello guarda alle prossime elezioni: “Noi – dice – dobbiamo guardare lontano in termini di eredità per i lucchesi, dopo l’esperienza del nuovo ospedale che è sicuramente utile e funzionale oltre che moderno ma la cui localizzazione non è stata certo delle migliori possibili. Per quanto ci riguarda sono diversi i punti che favoriscono l’idea della nuova costruzione di un padiglione nell’aria del Campo di Marte. Una soluzione vincente, vincente, ribadisco ancora una volta vincente, che ha come solo lato negativo il carattere economico perché comporta un aggravio di costi di circa 4 milioni di euro. Ne nascerebbe un polo sanitario all’avanguardia dal punto di vista dell’igiene e funzionalità tecnico-ospedaliera, con abbattimento energetico e di consumi. Considerando che ci vorranno almeno dieci anni per sistemare tutta l’area nel frattempo quella che ci aspetta è una riorganizzazione “lacrime e sangue” anche per i pazienti e i cittadini, con continui spostamenti, creazione di zone volano e, diciamolo, anche problemi per la sicurezza. Non solo, con questo piano diamo una possibilità più forte all’advisor per la valorizzazione complessiva dell’area. E ancora, essendo una zona separata e separabile dal restante complesso, ci garantiamo unitarietà urbanistica e una migliore viabilità. Invece, per quanto riguarda la ristrutturazione degli edifici esistenti le criticità non sono poche: non voglio neanche pensare ai lavori di antisismica e degli impianti elettrici, oltre allo spostamento dei macchinari e delle collocazioni provvisorie di alcune realtà. E poi c’è la questione dell’accreditamento con la Regione, che in caso di cambio di destinazione ci viene richiesto con conseguente piano di adeguamento. E una cosa è presentare 5 piani diversi per le diverse strutture e un conto è farlo per un edificio unitario. Insomma, costruire un nuovo padiglione dà una serie di innegabili vantaggi positivi”.
Tambellini coglie l’invito e ribadisce: “Se è la migliore soluzione ce lo dicano Asl e Regione. Noi sull’area vogliamo evitare speculazioni urbanistica e funzioni che siano in contrasto con quelle sanitarie, per il resto siamo disponibili a discutere. La valorizzazione? Basta che sia basata su elementi reali, perché un giorno ci sarà il momento di tramutare le ipotesi in atti reali”.
Assieme a Polimeni e Tambellini anche il direttore delle nuove opere Gabriele Marchetti e il responsabile della zona distretto della Piana di Lucca Luigi Rossi, che spiega nel dettaglio: “Non bisogna pensare a Campo di Marte – dice – come a un ospedale, ma come qualcosa di completamente diverso la cui riconformazione è regolamentata. La situazione più complicata è quella del padiglione C, in cui ci dobbiamo adattare, senza riempirlo tantissimo per non fare troppi interventi. Nel padiglione 1 in mattoncini, invece, sarà ospitata una serie di servizi come il consultorio unico al secondo piano, alcuni servizi che sono anche educativi e presenti al momento a Monte San Quirico, come quelli che organizzano gli screening nelle scuole. Al terzo piano ci sarà la parte ambulatoriale per chirurgia, senologia e oculistica, fra l’altro e una serie di servizi di secondo livello per cui non si dovrà più andare in ospedale. Al momento rimane invariato sia il padiglione che ospita il centro prelievi e la neuropsichiatria, sia quello occupato dagli studi medici di libera professione”.
Cambia, nelle intenzioni della Asl, anche l’assistenza domiciliare. Di recente, infatti, si è tenuto un incontro con le associazioni per i prelievi a domicilio che dovranno essere sempre di più un servizio da loro svolto, per usare gli infermieri dell’Asl in attività più impegnative e anche al pomeriggio e di sabato. “La nostra – spiega Polimeni – è una sfida per trasfgormare la medicina di attesa in medicina attiva e per questo dobbiamo aumentare le risorse umane per un’assistenza di tipo attivo e non passivo, lasciando l’attività notturna, per cui paghiamo un gran numero di addetti, solo al 118. Non sarà facile ma c’è già un accordo nazionale in tal senso”. Sindacati permettendo.

 

Enrico Pace

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