Oltre 22mila bancarelle in più in tre anni e mezzo e 2.200 negozi in meno. E’ il quadro che emerge dall’analisi dei dati del Registro imprese, realizzata da Unioncamere e InfoCamere ed aggiornata al 30 giugno. Agli italiani, insomma, i mercatini piacciono. Soprattutto se, grazie a un commercio di prossimità, possono acquistare prodotti tessili, abbigliamento e calzature, ma anche prodotti per la casa, fiori e piante, piccoli elettrodomestici o materiale elettrico. E magari togliersi qualche sfizio a prezzi contenuti, comprando bigiotteria o profumi e cosmetici.

Stando al bilancio fornito dall’anagrafe delle imprese, in questi tre anni e mezzo il commercio ambulante nel suo complesso è aumentato del 12,8% grazie soprattutto ai prodotti non legati all’alimentare e all’abbigliamento. A livello territoriale, performance interessanti sono state realizzate in Campania, Lombardia, Lazio, e Sicilia. Il vero e proprio boom, quindi, lo hanno registrato le imprese del commercio ambulante di altri prodotti (divisione che al suo interno comprende la vendita di fiori, bigiotteria e casalinghi), aumentate di quasi il 40 per cento fino a raggiungere le 66.375 unità a fine giugno scorso. Molto più contenuto, invece, l’aumento delle bancarelle tradizionali legate al tessile, abbigliamento e calzature: +5 per cento tra il 31 dicembre 2011 e il 30 giugno 2015, per complessive 76.201 unità. La probabile concorrenza di iper e supermercati si è fatta sentire invece sul segmento alimentare, diminuito dello 0,5 per cento nel periodo e stabilizzatosi a fine giugno sulle 35.828 imprese.
Anche nella provincia di Lucca si riscontra lo stesso fenomeno: sono 1339, infatti, le licenze per il commercio ambulante, 62 in più rispetto all’anno passato ovvero il 4,8 per cento. In Toscana, però, la crescita è più sensibile a Grosseto, Massa, Firenze e Livorno, entrambe con percentuali di aumento in doppia cifra.