Ispezioni in 1.600 aziende: una su due irregolare foto

Sono state 1.655 le aziende ispezionate dalla direzione territoriale del lavoro di Lucca e Massa Carrara, per la sola zona di Lucca, nell’ultimo anno (gennaio-dicembre 2015): il campione parla di 731 aziende irregolari (pari al 55%). E’ questo il primo dato che emerge dalla relazione prodotta stamani (9 marzo) dagli uffici lucchesi e presentata dal direttore, la dottoressa Annamaria Venezia, insediatasi proprio il 21 gennaio scorso. Il lavoro, enorme, ha portato a definire 1458 pratiche sul totale, facendo emergere un mondo del sommerso a tratti sconfortante, ma contrastato con crescente vigore, al punto che i risultati conseguiti, specie in chiave preventiva, risultano significativi.

“Il campione analizzato ci fornisce un quadro – specifica Venezia – che tuttavia non è lo specchio della dimensione del fenomeno a 360 gradi. Non significa che il 55% delle aziende lucchesi non è in regola, proprio perché si tratta di campione. Così come non significa che non ci siano altre aziende che devono essere controllate e che magari, al momento, svolgono attività irregolare”.
Il lavoro degli uffici, nell’ultimo anno, si è tradotto in una massacrante attività di prevenzione e contrasto: “Tra Lucca e Massa Carrara – prosegue il direttore – abbiamo circa 80 collaboratori. Qui a Lucca gli ispettori sono una trentina e posso dire che, da quando sono arrivata, stanno producendo risultati enormi. L’importante è riuscire a far sentire la nostra presenza sul territorio: vi assicuro che questa percezione incide molto sui comportamenti delle aziende”.
Un dato su tutti, in questo senso, viene dai controlli sul Carnevale di Viareggio: nel 2016 soltanto 3 aziende su 29 sono risultate irregolari, mentre per il medesimo periodo del 2015 si registravano 33 riqualificazioni di lavoratori nel settore della vigilanza per uso improprio di voucher (contro le zero violazioni di quest’anno).
E, inevitabilmente, un altro grande spunto che emerge dalla raffica di dati forniti, è quello sul lavoro nero: nell’ultimo anno sono state 1138 le persone impiegate irregolarmente, di cui 448 in nero (39%). “Numeri ancora troppo alti – commenta Venezia – che succhiano via risorse economiche al territorio”. Numeri che si collegano direttamente alle richieste di sospensione delle sanzioni: soltanto in materia di edilizia, su 17 sanzioni solo 9 sono state revocate: questo significa che le 8 aziende rimanenti hanno preferito chiudere il cantiere, poiché tutto il loro profitto scaturiva dal lavoro in nero. Una macchia, quest’ultima, che si propaga anche nel settore del terziario (41 sospensioni dell’attività, di cui 34 revocate) e in quello dell’agricoltura. Cataclismatici, conseguentemente, i numeri in ordine all’imponibile evaso: si parla di quasi 5 milioni di euro, a fronte di 5.560 illeciti amministrativi. Il fenomeno del lavoro nero si collega direttamente anche alle fattispecie di illeciti contestati: per il 78% si tratta di infortuni sul lavoro.
Per altro, con l’introduzione del dlgs 151/15 (contenuto nel Jobs Act) diventa più semplice ottenere la revoca della sospensione per impiego di lavoro nero superiore al 20%: se si regolarizzano i lavoratori, infatti, l’importo della sanzione è minore ed è possibile il rateizzo.
In tutto questo lo strumento della conciliazione non sortisce ancora gli effetti desiderati, anche per la scarsa collaborazione delle parti: “Spesso sono i datori di lavoro che non si presentano – spiega il direttore – non comprendendo che potrebbero chiudere la vertenza in via transattiva”. In particolare, su 558 richieste di intervento pervenute, 169 sono avviate alla conciliazione e 149 sono state definite con accordo.
Un messaggio fondamentale, che sta incontrando enorme fatica a permeare il settore, è quello della possibilità di pagamento agevolato delle sanzioni. “La rateizzazione sulle ordinanze esiste – continua Venezia – ed in un momento di crisi diventa una risorsa socialmente importante. Apprezziamo molto che venga chiesta subito, perché è sintomo di un comportamento collaborativo, che conseguentemente ci porta ad applicare le pene minime”. Invece le richieste di rateizzo sono state 36 (35 dal commercio e 1 dall’edilizia) per un totale di soli 56mila euro, a fronte di 429 ordinanze (400 ingiunzioni e 29 archiviazioni) per un totale di quasi 5 milioni di euro.
Ci sono, poi, i capitoli che riguardano le singole categorie di lavoratori, come le madri. “In questo caso – è il monito del direttore – le madri debbono stare attente ad abusare del loro diritto all’astensione, perché quella è la via più rapida per perderlo”. Delle 562 domande pervenute, in questo senso, 514 sono state autorizzate. Sempre per quanto concerne gli interventi verso i soggetti deboli, da segnalare anche la convalida di 169 dimissioni da parte di lavoratrici madri e le 11 autorizzazioni di minori che lavorano nello spettacolo. In totale, tra le fila dei lavoratori “salvaguardati”, le istanze definite sono state 191, di cui 133 con esito positivo.
Non deve preoccupare, invece, il dato relativo agli stranieri: sui circa 448 presenti sul territorio soltanto 30 risultano lavorare in nero: “Si tratta di numeri esigui – commenta Venezia – che dimostrano quanto il sentore popolare sull’immigrato che ruba il lavoro sia infondato”.
Ancora, tra i fenomeni maggiormente contrastati, c’è quello del cosiddetto distacco illecito: in un caso specifico, infatti, un’azienda avente sede legale in Provincia di Lucca assumeva dipendenti per poi distaccarli in un’azienda di altra regione, dribblando così il divieto di subappalto.
Un altro messaggio che deve passare? Quello che riguarda l’utilizzo dei voucher in agricoltura: basti pensare che l’utilizzo non è corretto nel 60% dei casi.

Paolo Lazzari

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