Italia Nostra: “Ps, costruzioni pari a tutto il centro”

Piano strutturale, si concentrano sul dimensionamento le osservazioni che l’associazione Italia Nostra ha presentato al Comune dopo un lavoro compiuto su tavole e testi da parte dei professionisti iscritti alla realtà che fu diretta da Roberto Mannocci.
Le osservazioni “mettono in evidenza – si legge in una nota di Italia Nostra – le carenze e le incongruità presenti nel piano strutturale con l’intento di collaborare fattivamente con l’amministrazione per una più felice riuscita del progetto del territorio. Dall’indagine sono emersi alcuni aspetti piuttosto significativi a tratti anche incongruenti con i piani sovraordinati di carattere regionale”. “Nonostante le buone intenzioni manifestate volte a recuperare il più possibile i volumi esistenti – prosegue Italia Nostra -il piano in realtà inserisce nelle zone urbanizzate molti terreni integri della campagna che sommati insieme determinano un possibile ampliamento della città pari a quella dell’intero centro storico. La previsione di nuove costruzioni risulta del tutto ingiustificata in un territorio che vede il suo numero di abitanti invariato da almeno quaranta anni, aggiungendo case inutilizzabili da sommare alle oltre tremila nuove abitazioni invendute. Recenti indagini dimostrano che a Lucca si è costruito al di sopra delle necessità è pertanto opportuno oggi limitarsi a smaltire l’edificato non utilizzato prima di programmare nuovi volumi”.

“Fra le principali analisi – spiega l’associazione – ricordiamo uno studio contenuto proprio nel quadro conoscitivo del piano stesso, elaborato dall’Istituto Imt Alti Studi, che afferma la mancata necessità di una crescita edilizia nel breve e nel medio termine ribadendo che “i fondi per uso abitativo vuoti disponibili a Lucca e stimati precedentemente in questo rapporto possano essere sufficienti a colmare l’incremento demografico”. Inoltre cementificare ulteriormente la Piana lucchese significa danneggiare in misura maggiore le vedute panoramiche dalle colline, vanto dei lucchesi e ammirate da tutti nel mondo”.
“Il piano – secondo Italia Nostra – raddoppia i volumi esistenti dell’area industriale di San Pietro a Vico, sul Serchio, in prossimità di Monte San Quirico, rovinando definitivamente una delle zone panoramiche più preziose del nostro territorio. I volumi esistenti di questa area industriale peraltro sono in gran parte vuoti pertanto non si ritiene opportuno incoraggiare questa sciagurata scelta del passato, incrementandola ulteriormente ed eliminando così le preziose zone verdi intorno all’area industriale che almeno in parte mitigano l’impatto con il resto del territorio. Con sconcerto inoltre abbiamo rilevato che nella carta del patrimonio territoriale, inspiegabilmente non è riconosciuta come valore un’area, parte integrante della fortificazione urbana delle Mura, ubicata a nord, già occupata dai Vivai Testi ed oggi abbandonata. L’esclusione di questa area contraddice la storia stessa delle Mura universalmente riconosciuta. Questa scelta del Comune non considera che quello spazio offre l’unica lettura del sistema difensivo dei terrapieni, caratteristica unica fra le città murate”.
“E’ apprezzabile – prosegue il comunicato a firma del consiglio direttivo – l’impegno di identificare alcuni varchi visivi, spazi non costruiti fra l’edificato, che consentono vedute panoramiche verso la campagna, le colline e le Apuane. Riteniamo però che quelle proposte siano insufficienti in quanto sono state tralasciate tutte quelle piccole aperture fra un edificio e l’altro che creano un continuo valore di visibilità verso il paesaggio e verso le emergenze architettoniche che lo connotano. Il mantenimento di dette aree a verde arginerebbe lo sviluppo di un indistinto sistema urbano lineare”.
”Per quanto riguarda l’edificazione relativa ad interventi di edilizia sociale – conclude Italia Nostra – riteniamo che l’idea del recupero, anche in questo caso, sia la strada da percorrere. L’inserimento delle famiglie più disagiate all’interno di un tessuto già consolidato eviterebbe zone ghetto che comporterebbero maggiori oneri di gestione della sicurezza a carico della comunità”.

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