Mense, a Lucca costi sotto media regionale e nazionale

Mensa, a Lucca costi sotto la media regionale e quella nazionale. A certificarlo è una ricerca di Cittadinanza Attiva, condotta in tutte le città capoluogo di provincia, all’interno di un’analisi nazionale sul tema della refezione scolastica.

Secondo la ricerca sul fattore economico, che è stata parametrata su una famiglia con Isee di 19900 euro (e non sulla tariffa massima, come per altre analisi di questo tipo del recente passato) il costo a pasto di 3,76 euro, per un costo mensile di 75,20 euro e annuale di 676,80 pone Lucca ben al di sotto della media toscana (4,33 a pasto, 88,36 al mese e 799,64 ad anno scolastico). Costano di meno, quanto a quota giornaliera, i piatti serviti a Prato (2,75 euro), Siena (3,30) e Firenze (3,70), mentre il capoluogo di Regione risulta più caro come costo annuale collocando Lucca al terzo posto fra le mense meno care in Regione. La tariffa più cara (6.40 euro a pasto, 128 al mese e 1152 euro l’anno è quella di Livorno, che peraltro è al primo posto a livello nazionale per costi, secondo la ricerca.
Lucca si pone anche al di sotto anche della media nazionale: 4,04 euro a pasto giornalieri, 81,50 per un mese e 738,19 l’anno. Ovviamente sempre parametrato a una famiglia con un figlio ed Isee di 19900 euro che indicativamente corrisponde a un reddito lordo annuo di 44200 euro.
La ricerca, però, non si ferma solo ai dati economici ma si è estesa anche alle mense di 79 scuole di 13 Regioni per raccogliere, tramite 221 indicatori, dati osservabili e dati percepiti su qualità, sicurezza, igiene, trasparenza, costi, sprechi, rifiuti, partecipazione legati al servizio di ristorazione scolastica. Ne è emerso che in Italia in molte scuole mancano i locali mensa, non si brilla per sicurezza e il rumore è elevato. Interessanti poi i dati sul consumo. Solo un bimbo su dieci dice di mangiare tutti i cibi serviti alla mensa scolastica, oltre la metà (57%) di lasciarne una parte alcune volte, un terzo confessa di mangiarne solo alcuni. Il 31,5% dei bambini, quasi uno su tre, sostiene che viene servito il bis sempre. Il 60,5% dichiara che questo avviene solo talvolta. I cibi più amati sono, per quasi otto bambini su dieci, il gelato e la pizza, seguiti da pane e carne (66% e 65%), frutta fresca (57%) e pasta in bianco (53%); i meno amati sono le verdure (soprattutto cotte e a minestra, sgradite ad oltre il 60% dei bimbi), e il pesce (sgradito al 47%).
Infine sugli avanzi. Secondo una indagine condotta da Oricon, Osservatorio sulla Ristorazione Collettiva e Nutrizione tra ottobre e novembre 2015, il 12,6% di un pasto cucinato per ciascun alunno rimane ogni giorno nel piatto, trasformandosi in spreco. Gli sprechi sono risultati all’11% nei primi piatti; al 13% nei secondi; al 22% nei contorni; al 9% nei dessert; al 10% nella frutta e al 10% nel pane. Da un punto di vista economico, Oricon quantifica lo spreco in 0,18 centesimi per pasto.
Sul tema interviene anche l’assessore e vicesindaco, Ilaria Vietina: “Al di là delle tariffe – dice – che sono molto competitive, dai dati raccolti abbiamo una conferma che il lavoro svolto va nella giusta direzione anche dal punto di vista delle infrastrutture, visto che ci siamo impegnati per la realizzazione di nuovi locali mensa e per la mitigazione del rumore in questi locali”. “Quanto al costo dei pasti – aggiunge l’assessora – molte famiglie ci hanno confermato che il nuovo sistema, parametrato per fasce progressive di Isee e per numero di figli, ha dato loro la possibilità di usufruire del servizio, soprattutto in presenza di più figli. Ricordo, infatti, che per una Isee inferiore a 5500 euro non si paga nulla, quindi ci sono una serie di scaglioni che vanno dai 2 euro in su. Una cifra comunque molto basso a basata sulle effettive condizioni della famiglia. Come Comune, d’altronde, siamo impegnati a garantire da una parte la qualità dei pasti, dall’altra la sosteniibilità del servizio e la progressività del contenuto da parte delle famiglie in ordine alla disponibilità economica. In questo senso anche i finanziamenti aggiuntivi che abbiamo messo in bilancio hanno permesso di raggiungere il risultato che vogliamo, anche se nulla vieta di procedere con ulteriori aggiustamenti successivi dopo l’analisi dell’incidenza del costo del pasto sulle diverse fasce di reddito”.

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