Hiv, 14 nuovi casi ma a Lucca contagi in calo

Quaranta nuovi casi e ancora tanta, tanta discriminazione. Da sempre la Giornata mondiale per la lotta all’Aids è un momento di confronto e approfondimento importante dedicato soprattutto ai giovani e in particolar modo alle scuole. E sono proprio le scuole le vere protagoniste del progetto-concorso Ultimora Multimedialucca che quest’anno conta ormai la sua quarta edizione. Un progetto, quello per la lotta all’Aids, che ha coinvolto circa 120 ragazzi provenienti da quattro istituti della Provincia: tra questi l’Isi Pertini e il Liceo Passaglia di Lucca, l’Istituto alberghiero di Barga e l’istituto Marconi di Viareggio.

Ragazzi provenienti da ogni angolo della provincia che dopo un approfondimento del tema trattato sui banchi di scuola, realizzeranno filmati, spot e articoli giornalistici che alla fine del percorso verranno premiati e, chissà, magari saranno strumenti per continuare questa grande battaglia che è la prevenzione. Ma dicembre, si sa, non è solo il periodo delle feste ma anche quello dei bilanci, della raccolta dei dati. Dati che questa mattina (1 dicembre) sono stati protagonisti di una conferenza stampa alla quale hanno partecipato tutti gli attori che hanno seguito questo progetto: la consigliera provinciale Grazia Sinagra, il medico del reparto di malattie infettive dell’ospedale San Luca Michele De Gennaro, Chiara Bertolozzi, membro del Ceis e responsabile della casa famiglia Monsignor Agresti, Emmanuele Papi presidente dell’associazione Di Testa Mia e il vicesindaco Ilaria Vietina.
“Ogni anno tocca a me, purtroppo, parlare dei numeri: – spiega il dottor De Gennaro – fino a ieri si contano a Lucca 14 nuove infezioni, due delle quali arrivate in ambulatorio già in forma di Aids conclamato. Rispetto agli anni 2013 e 2014 si è registrato un decremento del 30 per cento – con una prevalenza netta del sesso maschile – ma sinceramente non me la sento ancora di parlare di calo. Circa il 42 per cento dei casi – continua il medico – è stato riscontrato in persone provenienti in particolar modo dal Mali e dalla Guinea. Nell’ambulatorio – conclude – seguiamo circa 550 soggetti affetti”.
Stando ai dati raccolti dall’Usl Toscana Nord Ovest, l’età media delle nuove infezioni è di 44 anni e in oltre il 40 per cento dei soggetti, la malattia è stata diagnosticata ormai in uno stadio tardivo.
“Nella nostra struttura – parla Chiara Bertolozzi della casa famiglia Monsignor Agresti – ospitiamo oggi 12 persone. La struttura è nata per alleggerire in qualche modo i costi ospedalieri delle persone affette che non possiedono una famiglia o che purtroppo non è in grado di sostenere certe spese. Siamo nati perciò – continua – per togliere dagli ospedali – grazie alla collaborazione con il reparto di malattie infettive del San Luca – persone con una malattia ormai stabile che presentano, oltre al virus, purtroppo anche altre spiacevoli problematiche: da noi arrivano infatti persone molto compromesse, non solo fisicamente a causa della malattia ma anche a livello psicologico e sociale. Ospitiamo uomini e donne, anche carcerati e transgender, e quando arrivano da noi, noi di loro non sappiamo assolutamente nulla: per questo – spiega la responsabile della casa famiglia – provvediamo immediatamente a fare un check up completo e a valutare così in che modo possiamo aiutare o meno queste persone. Grazie all’apertura dell’area nord ovest le persone hanno avuto modo di conoscerci di più e adesso – conclude – ospitiamo anche soggetti provenienti anche dalla provincia di Firenze”.
Al progetto hanno aderito anche altre associazioni, in particolar modo Di Testa Mia, capitanata dal giovane Emmanuele Papi, ma anche il Ceis, la Cesvot, la Cesdop e l’aiuto ovviamente è arrivato anche dai comuni di Capannori e dalla Provincia di Lucca. Tutti enti che contribuiranno a fornire materiale alle scuole in merito all’educazione e promozione della salute.
“Ringrazio tutti coloro che hanno permesso la nascita di questo progetto – dice Emmanuele Papi – sembra una frase retorica ma non è così, perché questa è davvero un’iniziativa importante soprattutto per i giovani che da sempre sono parte fondamentale della società. Di Testa Mia è nata nel 2010 interessandosi della promozione della salute creando una scuola 2.0, un tipo di scuola – continua – fatta di esperienze che mira a educare a una vita più sana e serena, non solo con noi stessi ma anche con gli altri”.
Nel corso della giornata mondiale per la lotta all’Aids, inoltre, il Ceis ha realizzato delle postazioni informative sia a Lucca che a Viareggio, dove, oltre al materiale relativo alla prevenzione della diffusione del virus, è stato possibile reperire anche informazioni sull’attività del Ceis, soprattutto riguardo alla Casa famiglia Monsignor Agresti. Magliette a tema e tanti palloncini rossi che alle 12 si sono alzati in cielo non solo per omaggiare questa giornata ma anche e soprattutto per dire ‘no alle discriminazioni’, che continuano imperterrite a sopravvivere.
“E’ importante – dice il vicesindaco Vietina – che iniziative come questa continuino la loro opera. Noi come comune di Lucca, nel nostro piccolo, continueremo sicuramente a collaborare con questo progetto importantissimo per i giovani e per le scuole”.
Non solo prevenzione. Anche se nel mondo occidentale le cure ci sono e la qualità della vita per gli ammalati è decisamente migliorata, l’Aids continua a essere un problema sanitario di grande rilevanza, come testimoniano anche i dati registrati nella provincia di Lucca in questo ultimo anno.
Arma fondamentale è, quindi, la prevenzione. Il virus Hiv è insidioso e pericoloso, perché rimane nascosto nelle persone contagiate senza dar segni di malattia per molti anni. In questo lungo periodo, i soggetti sieropositivi non sanno di esserlo e possono contagiare, senza volerlo, altre persone.
Nell’ultimo decennio è cambiato in maniera significativa il tipo di trasmissione: oggi, infatti, il contagio avviene quasi esclusivamente per via sessuale, con la modalità eterosessuale, che è la più frequente. Questo significa che l’Hiv può interessare chiunque. Ancora oggi, un numero consistente di soggetti arriva tardi alla diagnosi, quando, cioè, la malattia è già conclamata e, spesso, la persona scopre allo stesso tempo di essere sieropositiva. Nell’ambito dei nuovi casi, molte infezioni sono comunque recenti. Il virus circola attivamente, trasmesso attraverso persone che non sono consapevoli di essere sieropositive e hanno rapporti sessuali non protetti in relazioni promiscue. Non bisogna aver paura di sottoporsi al test, per il quale viene sempre e comunque garantito l’anonimato. Il fenomeno richiede anche oggi un impegno sociale alto, rendendo capillare l’informazione, educando a comportamenti sani, assicurando alle persone malate una giusta qualità di vita e il diritto all’accesso alle cure, sfatando il pregiudizio e promuovendo la cooperazione internazionale.
La Giornata Mondiale per la Lotta, quindi, rinnova il significato di questo impegno ma il richiamo a fronteggiare questa malattia deve spendersi nel quotidiano, non esaurirsi in una giornata.

Giulia Prete

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