Quartieri Social, Mei: “No alla costruzione dello Steccone”

Quartieri social, i dubbi di Clara Mei, da sempre attiva sui temi dell’urbanistica, sulla riqualificazione dello steccone.
“Lo scorso febbraio – spiega – il consiglio comunale ha approvato il piano triennale delle opere pubbliche. Tra i lavori in programma, spicca, per l’entità del costo, pari ad oltre 6 milioni di euro, la costruzione dello Steccone, con destinazioni diverse e con volumetrie leggermente inferiori rispetto al progetto originario del 2008. Da pura speculazione edilizia condotta da mano pubblica, lo Steccone di oggi sembrerebbe un progetto di utilità sociale, finanziato con i fondi per le periferie. Il passo è stato grande, ma e davvero così? Può la destinazione, seppur nobile, riabilitare una nuova costruzione che è sbagliata nel luogo e nel modo? Io credo di no, credo che si potesse e si possa ancora fare di più, rinunciare a quella costruzione, fare al suo posto un parcheggio e un prato, e dirottare i finanziamenti dalla costruzione dello Steccone alla ristrutturazione, lì accanto, dell’ex chiesone Gesam”.

“Credo – prosegue Clara Mei – che debba essere nelle corde di diversi componenti di questa amministrazione, che a suo tempo, da forza di minoranza, osteggiarono la costruzione dello Steccone, cercare di evitare questa nuova costruzione, perchè pregiudica in maniera irreversibile una diversa sistemazione dell’area: avrebbero dovuto essere l’ex chiesone del Gasometro, il canale Formica, i resti dell’antico porto, la matrice attorno cui imperniare la risistemazione dell’area, e non l’adattamento raffazzonato di un progetto edilizio abortito dieci anni fa. Che per riqualificare il quartiere di S.Concordio si debba andare a costruire proprio sul sito della sua maggiore gloria, il porto della Formica, sembra un bel paradosso. Che lo si vada a costruire con una licenza edilizia rilasciata nel lontano 2008, decaduta e rinnovata mille volte, tetragona ai vincoli architettonici e idrogeologici maturati nel frattempo, appare indecoroso”.
“Che senso ha – dice Clara Mei – spendere più di 6 milioni di euro per realizzare ex novo, nello Steccone, un bar, una sala riunioni per le associazioni e un cinema all’aperto, e lasciare andare in rovina, lì accanto, il chiesone archeoindustriale ex Gesam, splendido monovolume che benissimo si presterebbe ad ospitare quelle funzioni? Inoltre tutto attorno all’area ove si vuo costuire ci sono enormi aree dismesse in abbandono, con estenzione pari a molte decine di migliaia di mq, di cui nessuno sa cosa fare: l’area Lenzi, l’area ex Lombardi, l’area dello Scalo Fs, eccetera. Non poteva essere fatto in una di queste aree, con spesa immensamente minore, il cinema e quant’altro? Pare che il vero motivo della costruzione sia l’ipotesi di recuperare, nel cassone di cemento costruito nel 2010 proprio sotto la darsena del Porto, da allora colmo d’acqua, e il cui peso ne garantisce la stabilità, una cinquantina di posto d’auto. Conti alla mano, ammesso che questo recupero sia possibile, sarebbe un parcheggio interrato costosissimo e insostenibile, quando, di parcheggi di superficie, nella stessa area, ce ne starebbero almeno 4 volte tanto, sostenibili, economici e reversibili. Che occasione persa, questa dei quartieri social. Se la sprechiamo per una costruzione inutile e dannosa, quando mai avremo altri finanziamenti per recuperare veramente l’area ex Gesam, per il restauro del chiesone, per i parcheggi di superficie, per una bonifica seria dall’inquinamento, per il porto e canale Formica”.
“E’ poi azzardato affermare che questo progetto risponda ad un processo partecipativo, requisito dei quartieri social perchè sia dall’unico incontro fatto nel luglio 2017 a San Concordio, sia alla riunione di rendicontazione tenuta al foro Boario, dai cittadini era venuta una chiara richiesta di non costruire sul sito dell’area Gesam, e posso tranquillamente affermare, senza alcun timore di essere smentita, che il progetto finanziato è l’opposto di quello che è stato chiesto, non solo in quella sede, ma da anni, con esposti e petizioni sottoscritte da migliaia di persone. Questi 6,325 milioni di euro dei quartieri social potevano e possono ancora essere spesi meglio, recuperando e valorizzando l’esistente, invece di costruire ancora in una delle aree più critiche e intasate (incrocio tra via Consani e via Formica) di San Concordio, un quartiere che di tutto può aver bisogno, meno che di altro cemento”.

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