Lucca in festa per la Liberazione – Foto foto

Una mattinata ricca di emozioni per le celebrazioni della Liberazione a Lucca e la cerimonia ufficiale che per quest’anno si è spostata dal Cortile degli Svizzeri per occupare piazza San Francesco.
Le celebrazioni hanno avuto inizio alle 9,30 con la deposizione di una corona di alloro al monumento ai caduti in piazza XX Settembre, mentre nella chiesa di San Pietro Somaldi si è svolta la Santa Messa.
Il clou in piazza San Francesco dove, dopo l’ingresso dei gonfaloni dei Comuni e dei làbari delle Associazioni, lo schieramento interforze ha reso gli onori militari al gonfalone del Comune di Stazzema, decorato con la medaglia d’oro al valor militare per i sette Comuni della Versilia. Dopo gli onori al prefetto di Lucca Maria Laura Simonetti il consueto alzabandiera e il saluto di Carlo Serio, presidente onorario dell’Anpi di Lucca. “Onorare la memoria di chi si è sacrificato per la nostra libertà – ha detto – deve avere prospettive di futuro. La nostra Costituzione è antifascista”.

Anche gli studenti sono stati protagonisti dell’intensa mattinata. I bambini della scuola elementare di Santa Maria a Colle hanno letto Avevo una scatola di colori di una poetessa di 13 anni israeliana. Sul palco anche gli studenti del Fermi Giorgi: “La democrazia è come un albero – hanno ricordato – La nostra affonda le radici nella resistenza partigiana. Il tronco è la partecipazione popolare, i rami sono le istituzioni, i fiori la libertà. Il 25 aprile è festa, forse la più importante. Ci ricorda il valore della pace e il ripudio della guerra, il nostro no all’intolleranza e il nostro sì all’accoglienza”.
Gli interventi istituzionali sono stati del sindaco di Lucca Alessandro Tambellini e del vicepresidente della Provincia, Maurizio Verona. “Il 25 aprile – ha detto Tambellini – è libertà dalla paura di un regime assolutistico, la paura della guerra, di non essere in linea con le altre forze. Liberazione da un’angoscia nazionale: se il riscatto c’è stato è grazie alla lotta partigiana. Nella libertà abbiamo riscritto le nostre regole, la Costituzione. È di potente vitalità e ci assegna diritti e doveri fondamentali, che tengono insieme la vita della comunità. Le scelte compiute una volta liberi sono scritte lì, ma c’è bisogno di attenzione quotidiana perché si confermi ogni giorno quello che avvenne nel processo di liberazione perché il nostro paese conservi quello che l’ha reso portatore di civiltà. Il 25 aprile è un monito e un invito all’antifascismo oggi, contro tutti i razzismi e contro l’omofobia”.
Parola poi a Maurizio Verona, vicepresidente della Provincia e sindaco di Stazzema: “Saluto tutti gli antifascisti – ha detto – Nel ritirarsi i nazifascisti avevano seminato morte. La resistenza fu quella dei partigiani, delle staffette, delle famiglie e della chiesa, dei cittadini comuni che insieme si impegnarono per il nostro oggi. Stiamo perdendo gli ultimi testimoni di quella stagione. Noi abbiamo bisogno di una memoria partecipata che veda impegnati studenti, genitori e insegnanti, per evitare che la Resistenza divenga un ricordo fotografico. Siamo a 80 anni dall’emanazione delle leggi razziali e in campagna elettorale si è tornato a parlare di queste tematiche. I rischi rimangono nella società della comunicazione e ci dobbiamo indignare a richiami espliciti al nazismo e al fascismo, regimi sanguinosi che tolsero la libertà. Per non restare teorica la libertà ha bisogno della giustizia sociale: gli affamati e i disoccupati sono la base sulla quale nidificano le dittature, come disse Pertini”.
Orazione ufficiale affidata a Paolo Pezzino dell’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea. “La democrazia – è il fulcro del discorso – si è fondata sulle macerie reali e simboliche dell’Italia fascista. L’entrata in guerra fu un errore fascista, ma non fu una mossa improvvisa. Il fascismo aveva costruito quel passo come opportunità sempre presente per un riscatto dovuto dopo la prima guerra mondiale. Strumento di attuazione del vagheggiato nuovo ordine mondiale con il dominio delle razzi superiori. È necessario ricordare a cosa portò, nel mondo e in Italia: lo sfascio del 25 luglio 1943 del regime fu per noi un punto di svolta. La resistenza attiva fu scelta di una minoranza: 200mila i partigiani, di cui 44mila morirono nella lotta. Ma iniziò a maturare una coscienza civile ampia, per un’Italia diversa, a completamento di una rivoluzione sociale iniziata col Risorgimento”. “Se parliamo di resistenze – ha proseguito – al plurale, troviamo esempi di antifascismo esistenziale e prepolitico: donne che aiutarono uomini, partigiani, sbandati, una sorta di maternità collettiva; religiosi che si opposero alla politica del terrore, come i frati di Farneta o don Aldo Mei, ma anche la Pia Casa. Mentre la xenofobia ritorna insieme a ottusi egoismi nazionali in un’Europa che si allontana dai principi affermati nel dopoguerra, celebriamo il nostro 25 aprile che assume ancora di più una valenza particolare”.
Dopo gli onori finali al Prefetto, il programma della mattinata – alla quale ha partecipato il corpo musicale Giacomo Puccini di Nozzano Castello – si è conclusa con la deposizione di una corona d’alloro alla targa commemorativa posta nel decennale della Liberazione all’ingresso della Pia Casa in via Santa Chiara.
Nel pomeriggio la festa prosegue con le visite guidate a Palazzo Ducale, l’apertura straordinaria del teatro del Profumo, del Museo del Risorgimento e del Museo della storia dell’emigrazione italiana Cresci. L’orario è dalle 15 alle 18.

Le foto della cerimonia di Domenico Bertuccelli

La deposizione della corona al monumento ai caduti di Domenico Bertuccelli

La lapide alla Pia Casa

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