Ristoratore offre la cena a famiglia di Genova foto

di Roberto Salotti
Sono usciti dal suo ristorante in lacrime. In questi giorni ne hanno versate molte: quel ponte crollato a Genova lo percorrevano ogni giorno, avanti e indietro, con la figlia di 7 anni. Un ’gigante amico’ anche per loro. Però sono ’fuggiti’ dalla loro città, dalle macerie, dalla polvere. Avevano bisogno di una fuga dal suono quasi ininterrotto delle sirene, dagli sfollati, dal dolore di vedere la loro città divisa in due. Una coppia di quarantenni genovesi ha scelto Lucca come momentaneo ’rifugio’ al dolore. E ha trovato non soltanto asilo. Ha scoperto, con sorpresa, il gran cuore della città dall’arborato cerchio. Lo si deve soprattutto all’umanità di un oste che ha fatto nei loro confronti un gesto speciale: lui è Claudio Togni, titolare de La Bottega di Anna e Leo di via S. Frediano e presidente dei ristoratori Confesercenti: li ha fatto cenare e non ha voluto niente in cambio.

Ieri sera (18 agosto) li ha accolti a cena, senza sapere all’inizio nulla di loro. Ma quando si è avvicinato al tavolo dove la famiglia si era appena seduta per prendere le ordinazioni ha riconosciuto nel loro accento quello genovese, lui che per diversi anni è stato a Chiavari come alpino. Prima di ’reinventarsi’ ristoratore.
Così, dopo un colloquio commovente, Togni ha deciso di non far pagare la cena alla famiglia: “Non so spiegare cosa ho visto nei loro occhi, nei loro modi e nel loro pensieroso e triste contegno – racconta il ristoratore -: non ci ho pensato su due volte, e la cosa più giusta, piccola, che mi è sembrato dover fare è stato dire loro di utilizzare quei soldi per aiutare amici o parenti in difficoltà nell’emergenza di Genova. Quei soldi sono sicuramente più utili così”.
“Sono rimasto senza parole – racconta il cliente genovese in un post pubblicato più tardi su Facebook – E’ solo a conferma che i toscani sono un popolo fantastico. Vi voglio bene”.
“Dopo aver cenato splendidamente – ha raccontato ancora su Facebook – ci siamo avvicinati alla cassa e l’oste mi ha detto queste parole: ’Ascoltami bene. Spendi 60 euro ma tu stasera ceni gratis perché io non voglio nulla. Se vuoi tu questi soldi li dai a chi ha bisogno’”.
“Io vorrei poter fare di più – racconta oggi il ristoratore – ma non posso andare a Genova ad aiutare concretamente. Credo che questi piccoli gesti siano oltre che possibili utili a tutta la città. L’ho fatto per Lucca se devo trovare un vero motivo. Questa è una città che deve saper puntare sulla vera accoglienza. Parliamo di tradizione e tipicità, ma è anche a questo che si deve puntare”.
Lucca città aperta. E quel post di ringraziamento ha riempito di felicità l’oste e di orgoglio quanti amano Lucca: “Sono rimasto colpito da quelle parole e sono grato”, racconta Togni.
Ieri sera ha ascoltato il racconto della coppia di genovesi seduti al tavolo con una bambina di appena 7 anni: “Si sono allontanati qualche giorno da Genova proprio per lei – racconta Togni -, ho ammirato la loro compostezza nel raccontare il terrore passato. Si sentono fortunati perché percorrevano quel ponte tutto il giorno, ma allo stesso tempo traditi. Nonostante questo non hanno puntato il dito contro nessuno, eppure hanno avuto un amico tra le vittime del crollo del ponte Morandi. Ho visto nei loro occhi che quella tragedia li ha colpiti veramente in modo totale e profondo. Se ho allietato loro una serata, è la miglior soddisfazione che come oste possa avere”.

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