Qualità della vita, Lucca perde 11 posizioni

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Qualità della vita 2018, la città e la provincia di Lucca restano nella seconda parte della classifica stilata da Italia Oggi (in collaborazione con La Sapienza di Roma) che ha censito 110 capoluoghi di provincia. Domani mattina (19 novembre) la classifica completa sul sito di Italia Oggi. Dalle prime indiscrezioni trapelate e pubblicate della stessa testata che, insieme al Sole 24 Ore, ogni anno a novembre pubblica la classifica delle città italiane più vivibili Lucca avrebbe perso altre posizioni rispetto al 55esimo posto dello scorso anno, occupato quest’anno da Milano. La provincia di Lucca è scesa dal 55° al 66° posto, perdendo addirittura 11 posti in un solo anno. Solo Siena tra le città toscane ha guadagnato posizioni salendo dall’11esimo fino al quarto posto. 

Bolzano, Trento e Belluno, invece, sul podio della qualità della vita 2018. Risale invece, unica tra le grandi città, Milano, che passa dal 57esimo al 55esimo posto. Senza variazioni rispetto allo scorso anno Napoli (in terzultima posizione) e Palermo (al 106 posto). Fanalino di coda Vibo Valentia. La valutazione sulla qualità della vita si basa su nove elementi: affari e lavoro, ambiente, criminalità, disagio sociale e personale, popolazione, servizi finanziari e scolastici, sistema salute, tempo libero e tenore di vita, con 21 sotto dimensioni e 84 indicatori di base. Più nel dettaglio i risultati dell’indagine confermano e approfondiscono alcune tendenze già emerse negli anni scorsi. In primo luogo che la qualità della vita in Italia è caratteristica delle piccole e medie città del Nord-Est e, in misura minore, del centro. Basti pensare che nelle prime 35 posizioni della classifica solo Aosta esce da questa direttrice. A voler guardare bene la parte alta della classifica emerge anche un’altra indicazione interessante: la città ideale ha mediamente 100 mila abitanti. Nelle prime 40 posizioni, infatti, solo Verona e Padova hanno poco più di 200 mila abitanti, mentre Brescia, Parma, Modena, Reggio Emilia, Bergamo, Trento, Forli, Vicenza, Bolzano e Piacenza ne hanno più di 100 mila, tutte le altre 28 città hanno un numero di abitanti inferiore. Questa tendenza è confermata anche dalle (pessime) posizioni di classifica delle città più grandi: Milano è al 55esimo posto, Torino è al 78esmo, Roma all’85esimo, Palermo al 106esimo e Napoli al posto 108. E la più grande di tutte, Roma, segna quest’anno un forte balzo all’indietro, perdendo 18 posizioni rispetto all’anno scorso, mentre le altre sono sostanzialmente stabili. Dal punto di vista della politica locale, si potrebbe tentare di spiegare questa situazione con una metafora stradale: governare un piccolo centro è come guidare uno scooter in mezzo al traffico, mentre governare una grande città è come guidare un autobus. Nel primo caso c’è la possibilità di adeguarsi rapidamente ai mutati contesti sociali ed economici, si riescono ad affrontare le emergenze e a sfruttare le occasioni che si presentano in tempi relativamente rapidi, e questo alla fine paga anche nei termini di una migliore qualità della vita. Governare i grandi centri è molto più difficile a causa delle lentezze e della pesantezza dell’apparato burocratico e amministrativo, che non consentono rapidi cambi di posizione o possibilità di adattamento in tempi rapidi al mutare dei contesti sociali, politici, culturali. Domani se ne saprà di più.

Vincenzo Brunelli

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