Da Lorenzelli a Giulietti, ecco i vescovi dal Novecento

Paolo Giulietti è da ieri (19 gennaio) il 244esimo successore di San Paolino, primo vescovo di Lucca e patrono della città. Un’arcidiocesi, la nostra, che nel Novecento ha espresso alla propria guida personalità carismatiche, di forte temperamento umano e alto spessore teologico. Vescovi che hanno attraversato un secolo di cambiamenti radicali per la storia dell’occidente e della Chiesa stessa, guidando la città in un percorso di consapevole impegno religioso e civile insieme – caratteristica che, per Lucca, è identità. Non a caso è l’immagine del Volto Santo che viene battuta sulle monete dalla Zecca di Lucca; altrettanto non a caso la Luminara della Santa Croce vede sfilare le istituzioni cittadine insieme alle autorità ecclesiastiche e alle parrocchie. Ma soprattutto vale la pena ricordare l’impegno delle figure del clero lucchese per la liberazione dal nazifascismo: tra tutte, don Aldo Mei e don Arturo Paoli.

Il primo vescovo di Lucca del secolo scorso è stato Benedetto Lorenzelli, in carica dal 14 novembre 1904 al 29 aprile 1910, quando si è dimesso. Durante il suo mandato Papa Pio X lo elevò al rango di cardinale: fu così che prese parte al conclave del 1914, quello a un mese dallo scoppio della prima guerra mondiale che portò all’elezione di Benedetto XV. Lorenzelli era nato nel 1853 a Badi di Castel di Casio, in provincia di Bologna, e divenne vescovo di Lucca all’età di 51 anni. Intransigente, severo, conservatore, legato in modo monocolore alla filosofia scolastica e proprio per questo gradito al pontefice.
Gli succedette Arturo Marchi, che resse la diocesi dal 29 aprile 1910 fino al 4 febbraio 1928, data del suo decesso. Anche Marchi originario della vicina Emilia Romagna, era nato nel Ferrarese ed era stato vescovo della diocesi di Reggio Emilia. Fu lui a guidare Lucca negli anni della Grande Guerra e dell’ascesa al potere del partito fascista.
Il vescovo che raccolse il suo testimone è quello che ha avuto la responsabilità di accompagnare i fedeli lucchesi per il periodo più lungo, tra i vescovi del Novecento: è monsignor Antonio Torrini, originario della Rufina a Firenze, che a 27 anni non compiuti – il 15 giugno 1928 – prese le redini dell’arcidiocesi di Lucca per restituirle 45 anni dopo, il 20 gennaio 1973, giorno della sua morte. A suo fianco ebbe dal 1958, come ausiliare, monsignor Enrico Bartoletti. A Torrini si deve la riforma della Luminara di Santa Croce, che divenne più solenne, e un atteggiamento critico di fronte all’affermazione del fascismo – al punto che il 23 maggio 1943, nel pieno della seconda guerra mondiale e della sua esaltazione, organizzò una processione per la pace che la questura di Lucca, però, vietò. Tentò vanamente di salvare la vita al giovane don Aldo Mei nel periodo dell’occupazione nazista e offrì ospitalità a perseguitati, sfollati e politici del Cln (comitato di liberazione nazionale). Grazie alla sua intercessione Lucca venne dichiarata ‘città aperta’, motivo per cui non venne distrutta dalle bombe degli alleati: per queste ragioni il consiglio comunale di Lucca, all’unanimità, nel 1951 conferì a Torrini la cittadinanza onoraria.
Enrico Bartoletti gli succedette solo per due mesi, dal 20 gennaio al 25 marzo 1973, quando decise di trasferirsi a Roma per svolgere al meglio l’incarico, ricevuto l’anno prima da Paolo VI, di segretario generale della Cei – istituzione che rimarrà profondamente influenzata dalla sua linea fino agli inizi degli anni ’90. Viva è comunque la memoria del suo lavoro nella comunità lucchese e del messaggio di rinnovamento del Concilio Vaticano II di cui si fece portavoce morale come vescovo coadiutore con diritto di successione di monsignor Torrini. “Uomo e prete di levatura eccezionale”: così Bartoletti venne definito da don Lorenzo Milani. Tra il 2007 e il 2016 è stata aperta a Lucca la fase diocesana per la sua beatificazione.
Dal 25 marzo 1973 al 18 settembre 1990, giorno della sua morte, monsignor Giuliano Agresti ha guidato l’arcidiocesi di Lucca nel segno dell’apertura e del dialogo verso realtà confessionali diverse. Prima delle novità introdotte, sulla scia della ‘rivoluzione’ conciliare, fu infatti la nomina di un delegato diocesano per l’ecumenismo: dimensione della Chiesa che, ancora negli anni Ottanta, veniva sentita come un accessorio anziché come parte viva del messaggio di Cristo. Fu Agresti ad accogliere, il 23 e 24 settembre 1989, Papa Giovanni Paolo II in visita a Lucca.
Il timone dell’arcidiocesi passò quindi, il 20 marzo 1991, nelle mani di monsignor Bruno Tommasi: vi rimase fino al 22 gennaio 2005, quando il vescovo si ritirò e lasciò il testimone al suo vescovo coadiutore, Italo Castellani. Originario di Montignoso, in provincia di Massa, Tommasi si è formato nel seminario arcivescovile di Lucca, di cui è stato poi direttore spirituale e rettore. Parroco di Sant’Anna a cavallo tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta, come vescovo di Lucca è ricordato soprattutto per tre circostanze: il rientro del vicariato della Garfagnana nella diocesi di Lucca, nel 1992, con le sue 106 parrocchie; il primo sinodo diocesano dopo il Concilio Vaticano II, nel 1996, che vide un ampio coinvolgimento del mondo laico, delle associazioni missionarie e dei volontari impegnati per l’affermazione della pace; e il riavvicinamento alla Chiesa di Lucca di don Arturo Paoli, avvenuto nei primi anni duemila.
L’epoca Castellani, iniziata il 22 gennaio 2005, si è appena conclusa ed è presto per qualsiasi valutazione. Certo è che don Italo ha accompagnato Lucca in un momento storico in cui si sono succeduti tre pontefici – Wojtyła, Ratzinger e Bergoglio – e dunque tre diverse prospettive dell’impegno della Chiesa. Anni in cui la crisi economica ha acuito le differenze sociali e reso distanti e diffidenti le persone, disgregando a poco a poco lo spirito di comunità. E lo ha fatto con serietà, dedizione e umiltà.
Adesso tocca a monsignor Giulietti. Buon lavoro.

Elisa Tambellini

Sostieni l’informazione gratuita con una donazione

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di Lucca in Diretta, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.