La storia del professore partigiano raccontata agli studenti

Un momento intenso, dedicato alla memoria e non solo. La storia del professore e partigiano Carlo Del Bianco è tornata a rivivere stamani (29 aprile) al Cred grazie al monologo dell’attore lucchese Marco Brinzi. L’iniziativa, che rientra nel programma LiberiTutti, promosso da Comune e Provincia di Lucca, Anpi, Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Lucca, Fiap e Atvl, per il 74esimo anniversario della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo, ha visto la partecipazione delle classi dei tre indirizzi dell’istituto Machiavelli: il liceo classico, il liceo delle scienze umane e l’istituto per la sanità e l’assistenza sociale.

Dopo i saluti istituzionali dell’assessora alla continuità della memoria storica e della dirigente scolastica Iolanda Bocci, la figlia del professor Del Bianco, Giuliana, ha ricordato la figura del padre, da lei appresa non dalle testimonianze dirette dei familiari, come spesso accadeva nelle famiglie che avevano vissuto le vicende tragiche della guerra, ma dal ritrovamento dei tanti scritti che il padre stesso aveva conservato in maniera scrupolosa e ordinata.
Il professore Luciano Luciani ha raccontato agli studenti presenti come nell’anno scolastico 2002/2003, quando lui era insegnante al liceo classico, un gruppo di ragazzi della terza B (la stessa sezione in cui Carlo Del Bianco aveva insegnato storia e filosofia) gli domandarono il significato dalla lapide apposta fra il primo e il secondo piano della scuola, dedicata appunto alla memoria di Del Bianco. Da qui il recupero della vicenda umana e civile del professore- partigiano, della quale, come ha sottolineato Luciani, ancora non è stata fatta una ricostruzione storica puntuale.
Da questa vicenda umana e d’impegno civile ha preso le mosse il monologo di Brinzi, che ha ricostruito l’ultimo giorno di vita del professore Del Bianco, gettatosi dal treno sulla tratta Venezia-Rovigo, temendo di essere individuato da due Ss che erano salite a bordo per rastrellare eventuali partigiani a bordo. La storia di Del Bianco, immaginata come narrata in prima persona dallo stesso professore esanime sui binari ferroviari, si intreccia nel monologo alla vicenda di una staffetta partigiana e di un bambino orfano, che viaggiano sullo stesso treno. Del Bianco morirà all’ospedale di Rovigo. La staffetta partigiana morirà fucilata in stazione, sotto gli occhi del bambino che aveva cercato di proteggere.
Questa sera il monologo su Carlo Del Bianco sarà replicato alla Casa del Boia, aperto a tutta la cittadinanza: sarà presente anche il sindaco. Il programma LiberiTutti proseguirà invece nel mese di maggio con un ciclo di incontri curato dall’Istituto storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea, che indagherà le origini del fascismo a Lucca.
Chi è Carlo Del Bianco. Nasce a Lucca nel 1913, frequenta il liceo classico Machiavelli e risale proprio agli anni liceali la sua ostilità al regime fascista, condivisa con un gruppo di compagni di scuola e amici tra cui Nino Russo Perez, Arturo Paoli, Arrigo Giannini, Romeo Giovannini, Giulio Arrigo Benedetti e Guglielmo Petroni. Si laurea nel 1938 e proprio al liceo classico ricopre la cattedra di storia e filosofia. Anello di congiunzione tra i vecchi e i nuovi antifascisti lucchesi, insieme ad Arturo Paoli guida una piccola formazione partigiana, probabilmente la prima della provincia di Lucca. La guardia nazionale repubblicana scopre l’esistenza della formazione, individua i nomi dei membri e inizia a interrogare e arrestare parenti e amici. All’interno del Cln si decide allora di allontanare da Lucca al più presto Carlo Del Bianco, che va a Venezia per incontrare il fidato amico e compagno di studi liceali Nino Russo Perez. Non lo trova e allora il docente lucchese riprende il treno per tornare indietro. Alla stazione di Padova irrompono nel vagone due Ss: temendo di essere scoperto, Del Bianco è costretto ad abbandonare il convoglio in corsa all’altezza di Rovigo. Un salto rovinoso che lo lascia gravemente ferito lungo i binari. Portato in ospedale, muore alcuni giorni più tardi, il 31 marzo del 1944.

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