Cattedrale gremita per il vescovo Paolo – Foto foto

Ha sorpreso tutti, anche chi era disposto a scommettere che il suo ingresso a Lucca sarebbe stato quanto meno trionfale. Così è stato, ma il vescovo pellegrino ha subito dato un messaggio forte: la Chiesa e la comunità locale devono camminare. “Con i giovani e con i poveri”, che sono il faro per il cambiamento. Così Paolo Giuletti, con un potente messaggio che guarda al futuro, ha fatto il suo ingresso a Lucca, dopo un cammino iniziato al mattino ad Altopascio. Un itinerario umile, umano, sincero è sembrato quello del nuovo vescovo di Lucca, che lungo il suo cammino ha sostato, stretto mani, regalato sorrisi e qualche parola di conforto. Fino al crescendo finale, con l’ingresso in una Cattedrale San Martino gremitissima, circondata dalla folla anche all’esterno.

E con pochi semplici gesti monsignor Giulietti è entrato nel suo nuovo ruolo di vescovo della Diocesi di Lucca. Con un abbraccio all’ingresso con monsignor Italo Castellani, poi l’entrata in Cattedrale tra gli applausi, in mezzo alla folla, e l’omaggio al Volto Santo.
Giulietti, arrivato all’altare si è messo alla destra di Castellani, che lo ha salutato e introdotto alla comunità di fedeli e al clero – presenti anche i cardinali Bassetti e Antonelli – e a tutte le autorità cittadine e della provincia. “D’ora in poi – ha detto il vescovo emerito – Castellani sarà per voi un vescovo in preghiera, un Mosè sul colle di Cortona, a chiedere l’intercessione per la nostra chiesa”.
Il passaggio successivo è stato la consegna della Bolla pontificia che ratifica la nomina di Paolo Giulietti ad arcivescovo di Lucca, a cui monsignor Castellani ha consegnato il pastorale.
Subito dopo ha preso la parola la vicepresidente del consiglio pastorale diocesano che ha dato il benvenuto al vescovo Paolo: “Il caloroso benvenuto di chi serve la chiesa nella quotidianità – ha specificato -, all’interno della comunità parrocchiale. Siamo qua in tanti e molti incontrerà lungo le strade. Vogliamo essere compagni di viaggio con lo spirito di chi sa accogliere la diversità dell’altro. Sappiamo che molta della nostra gente teme il futuro, vive il disagio della disoccupazione e della paura del futuro. Nostro compito sarà parlare a loro”.

FOTO – Il vescovo ricevuto dalla autorità entra in Cattedrale (di Caterina Barghini)

Le prime parole del vescovo Paolo sono tutte rivolte ad una Chiesa che ha bisogno di cambiamento. Partendo da un commento alla lettura del Vangelo di Giovanni, Giulietti ha voluto lanciare un messaggio alla comunità di fedeli e la chiesa locale: “Ascolta davvero la parola del Signore da credente solo chi è disposto a cambiare, a convertirsi, a cambiare modo di vedere e di pensare solo costui ascolta da credenti. Ascoltare la parola è importante per uscire da una chiesa che parli solo a se stessa. Oggi ci sono in mezzo a noi i giovani e i poveri che ci aiuteranno a convertirci. Quando ci sarà insopportabile la mancanza di prospettive sarà chiaro che il Signore e il Vangelo ci sollecitano a essere una chiesa nuova in un mondo nuovo”.
“Il Vangelo di oggi ci porta sotto il portico di Salomone dove si consuma il confronto tra Gesù e i Giudei – ha detto il vescovo Paolo nella sua prima omelia a Lucca -. Loro non credono, i credenti sono le pecore che ascoltano la voce di Gesù e lo seguono. Gesù torna più volte nel capitolo 10 di Giovanni sulla conoscenza della voce del pastore, sull’ascolto della parola come qualificante per il cammino della chiesa. Oggi il Vangelo ci ripropone questo passaggio che distingue tra chi crede e chi non è disposto a farlo nonostante Gesù faccia i salti mortali. Non sono disposti. Ascoltare la voce del buon pastore senza disponibilità a cambiare non è ascoltare da credenti. L’ascolto della parola è fondamentale per uscire dal cristianesimp stanco del quale parlava già il sinodo di Lucca 20 anni fa. Oggi ci sono 2 agenti che ci chiamano al cambiamento: i giovani e i poveri – va avanti Giulietti -. Quando ci diventeranno intollerabili la diseguaglianza e la mancanza di futuro loro arriveranno in nostro soccorso a indicarci la via. Due dimensioni: corresponsabilità. Ascoltare è diventare partecipi. Nessuno è spettatore, tutti sono protagonisti della missione di Gesù. Il Signore ne scelse 12, la Chiesa chiama tutti a renderci partecipi del Vangelo. Tutti si devono chiedere ’io cosa sono chiamato a fare?’. La seconda dimensione è la collegialità. Le pecore seguono il pastore in gregge. Siamo un solo corpo. Immagine di una chiesa che si vuole bene e cammina insieme. Specie in epoca di campanilismi, di individualismi, è essenziale affermare L’unità della chiesa. È così che siamo disposti al discepolato.  Poi c’è una quarta C. Dopo la conversione, corresponsabilità e collegialità. Perugino in lucchese vuol dire concime. Su questa quarta C dico che la pianta vale più del concime e questo perugino che vi è arrivato è proprio per voi. Solo così la pianta se ne potrà giovare. Per fare frutto serve il perugino alla pianta, quindi approfittatene. La felicità del perugino sta nei frutti della pianta ed è questa la missione del concime: speriamo che la pianta viva gloriosa e benedetta dal signore. La chiesa di Lucca fa la sua parte per la salvezza del mondo”.
Nella “domenica del buon pastore”, per la liturgia il vescovo Paolo fa il suo ingresso alla guida della diocesi con un messaggio forte, cui fa del resto eco anche la preghiera dei fedeli per monsignor Giulietti, “perché per l’intercessione e la testimonianza dei nostri santi vescovi, il Signore lo illumini e lo sostenga con il suo Santo Spirito e la nostra Chiesa di Lucca, guidata dal suo pastore riscopra l’entusiasmo dei discepoli del Signore”. Al momento dell’eucarestia monsignor Giulietti si è diretto verso la navata centrale della Cattedrale e ha somministrato le ostie con al fianco il vescovo Castellani, mentre anche al di fuori di San Martino si sono create file di fedeli che partecipavano alla comunione. Tra molti di loro grandissimo entusiasmo per il vescovo Paolo. Qualche gruppo è arrivato in Cattedrale anche con striscioni, in una chiesa gremitissima e soprattutto davvero aperta a tutti. Anche per i sordi era stato allestito un apposito spazio Lis e per i tanti che a causa della calca non sono riusciti ad entrare è stato allestito un maxi schermo in piazza San Martino.
Dopo la cerimonia dell’insediamento, il vescovo si è intrattenuto insieme ai fedeli e alle autorità ai pratini di piazzale Arrigoni, dove è stato allestito un banchetto per concludere la lunghissima giornata della “investitura” di monsignor Giulietti. Una giornata che resterà nella memoria, per chiosare il commento di Donatella Turri, direttrice della Caritas diocesana: “E’ stato un inizio bello e sorprendente per come il vescovo Paolo si è presentato e per come è stato a colto. C’è disponibilità a camminare, della diocesi e del vescovo. E questo è un segno di speranza”. Positivo anche il commento di Lino Paoli della Comunità di Sant’Egidio di Lucca: “Ci ha fatto piacere il richiamo ai giovani e ai poveri perché anche in una città benestante come la nostra c’è molta povertà che deriva, soprattutto, dalla solitudine: un vescovo che guarda nella stessa direzione del nostro impegno è senz’altro un vescovo col quale poter costruire progettualità”.

Dopo la cerimonia religiosa, il momento per così dire conviviale nei pratini del Duomo al banchetto offerto dal vescovo che si è presentato attorno alle 21, prestandosi volentieri alle foto ricordo.

Le foto ufficiali dell’insediamento

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