Vescovo: Lucca mi ha emozionato, porterò rinnovamento foto

di Roberto Salotti
“E’ stato sorprendente ed emozionante essere fermato per strade, stringere le mani delle persone, vedere che le famiglie uscivano di casa per salutarmi”. Il vescovo Paolo Giulietti si è appena insediato alla guida della diocesi di Lucca, ma ha già dato il segnale che evidentemente voleva dare: quello di una chiesa e di una comunità in movimento. “Ho avuto la sensazione di una chiesa e di una città che si mobilita e questo è stato un bel segno per me, vuol dire che c’è una società pronta a muoversi, a mobilitarsi, a rinnovarsi”. Ed è al rinnovamento che monsignor Giulietti, arrivato a Lucca da pellegrino, si aspetta da Lucca.

E il riferimento al cammino non è, ancora una volta, casuale: “Da monsignor Castellani ricevo una eredità importante – ha detto il nuovo vescovo arrivato da Perugia, all’indomani del suo insediamento – che voglio sviluppare e che bene interpreta il cammino della Chiesa, dopo il concilio. Questo cammino voglio continuarlo, con il desiderio di rinnovamento, che è comune a tutte le chiese e che lo stesso Papa Francesco ci invita a fare”.
Sono due i cardini su cui il cambiamento può produrre “sempre più coesione” e una “comunità sempre più unita”, equa e solidale, spiega il vescovo Paolo. Il riferimento è innanzitutto ai giovani, protagonisti anche ieri dell’arrivo del monsignore a Lucca e della prima omelia in Cattedrale. Del resto – ha aggiunto il vescovo – a Lucca “abbiamo Santa Gemma, una santa giovane e che parla ai giovani – ha sottolineato -, potremmo dire una Santa della porta accanto, che ancora oggi può essere un modello per i giovani. Una vita umile la sua e per certi versi molto comune, che oggi è sempre attuale”.
“Ho già preso prima di arrivare qua contatto con la pastorale giovanile – spiega monsignor Paolo – e mi dato il tempo di un anno per conoscere e conoscersi meglio, prima di indicare un percorso. I giovani sono fondamentali alla crescita e al cambiamento della Chiesa, ce lo insegna anche il Papa nel suo Christus vivit. I giovani sono un punto importantissimo della vita della Chiesa, ma anche per le scuole, per le istituzioni e il mondo del volontariato. Quando si perde un ragazzo è una sconfitta. E’ stato bello, arrivato a Lucca, vedere tanti sindaci giovani, è un bel segnale per il futuro”.
Futuro che deve passare da un interrogativo cruciale, secondo il vescovo Paolo: “Dobbiamo riflettere come Chiesa su che modello di collettività stiamo costruendo – ha spiegato -. I poveri ci interpellano su questo. Ed è anche questo un altro segnale da osservare indicato dal Papa. La povertà del resto oggi si diffonde anche nel ceto medio, provocando una crisi non soltanto economica ma anche di valore. C’è sempre meno benessere e manca una distribuzione equa e una fiducia nel creare nuovi modelli di relazione”.
Da qui l’appello anche all’imprenditoria a seguire modelli equosolidali: “Ieri incontrando il sindaco di Porcari ho potuto apprezzare il fatto che molte aziende del territorio stanno facendo scelte verdi e solidali. Trovo che – ha aggiunto il vescovo Paolo – l’imprenditoria deve seguire una via etica se vuole costruire una società dove nessuno manca di qualcosa, e dove tutti hanno benessere”.
Per il nuovo vescovo adesso comincia un percorso di confronto e incontro con il territorio, a cominciare dal clero e poi alle comunità non solo ovviamente di Lucca e della Piana ma anche della Valle del Serchio, della Garfagnana e della Versilia: “Ho già programmato da qui alla fine di giugno una serie di incontri conoscitivi – ha spiegato il vescovo – ma ho già iniziato a conoscere la diocesi e la comunità, studiando e informandomi. Non soltanto potendo parlare con il vescovo Castellani, ma leggendo anche gli atti del sinodo di Lucca e delle tre pastorali del monsignore, dove ho trovato un bellissimo lavoro fatto”. E con questo spirito – partire da un percorso, proseguirlo e innovarlo – parte la missione del vescovo Paolo. Dove la comunicazione – dice nell’incontro di stamani con i giornalisti – avrà un ruolo essenziale: “In quest’epoca la comunicazione ci segue ovunque. Vogliamo che essa sia costruttiva e che con noi contribuisca a formare e informare una società migliore”. Un compito sempre arduo, nell’epoca dei social: “Mezzi che purtroppo se male utilizzati diventano distruttivi dei rapporti. Noi vogliamo invece continuare a camminare e a costruire”. E quasi a mo’ di viatico, l’umorista Alessandro Sesti, ideatore di Dillo in sintesi, questa mattina, ha consegnato a monsignor Paolo le due vignette a lui dedicate.

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