Futuro di Gesam Reti, in commissione la relazione dell’advisor: “Rimanere da soli non risponde alle sfide del settore” foto

Le attuali dimensioni dell'azienda non garantirebbero l'equilibrio finanziario della società nel medio termine

Secondo round della discussione sul futuro di Gesam Reti oggi (31 gennaio) in commissione partecipate, a palazzo Orsetti. Al dibattito prendono nuovamente parte l’assessore Giovanni Lemucchi, il presidente di Gesam Reti, Ugo Fava, ed il direttore generale di Gesam Reti, Fabio Vantaggiato.

Sullo sfondo, come ormai noto, lo scenario alternativo di una possibile vendita o quello della ricerca di un partner affidabile per il futuro dell’azienda.

Una situazione, quella di Gesam Reti, che – precisa Lemucchi – “non è comunque legata ad un aumento delle tariffe del gas” e che deve tener conto, si specifica ulteriormente, di una gara nazionale per l’assegnazione delle reti. Una gara che, come già rilevato in più occasioni, richiede ai partecipanti un esborso vicino ai 300 milioni di euro.

Nei mesi scorsi l’azienda aveva chiesto ad una società di consulenza un’analisi approfondita sulle prospettive future aziendali: il documento – richiesto dal consigliere Marco Martinelli – arriva oggi in via eccezionale in commissione.

“Con una mia proposta di delibera del 2018 – ricorda Martinelli – avevo richiesto la documentazione necessaria per capire tutte le possibili ipotesi”. Lo studio, chiarisce Vantaggiato “non è finalizzato alla gara, ma soltanto a rafforzare Gesam Reti, che ne ha bisogno”. È questo il primo obiettivo, anche secondo Lemucchi e Fava: “La gara diventa un discorso incidentale – spiega Lemucchi – ma la cosa principale era capire il futuro dell’azienda”.

Sul punto Fava rileva che “volevamo capire gli scenari futuri di Gesam, volevamo capire come rafforzarla perché c’erano indicatori che secondo noi potevano pregiudicare l’equilibrio finanziario della società. Per prevenire tutto questo ci siamo mossi con lo studio. Poi, certo, non si può prescindere dal fatto che la gara prima o poi arriverà, ma i segnali sono chiari: Gesam Reti, a medio termine, sta deteriorando la sua struttura”.

Le tendenze a calare manifestate dall’azienda hanno rappresentato, infatti, un nitido indicatore di una possibile futura crisi: “In questo scenario non si contemplano ipotesi di vendita delle azioni di Gesam, perché è un discorso fuori dalla portata dei consiglieri Gesam”, specifica ancora Fava.

Il presidente di commissione Claudio Cantini ricorda che “lo studio ha una ratio differente rispetto a quella rilevata dal consigliere Martinelli”.

Uno studio che prende in considerazione tre ipotesi: procedere da soli, andare avanti con Toscana Energia o andare avanti con un terzo soggetto. Tre possibilità che vengono formulate a prescindere dalla gara (un’ipotesi è correre in Ati, ma solo per partecipare alla gara, ndr), mentre come detto è esclusa la cessione delle quote.

Se Gesam Reti non raggiunge accordi industriali con un partner solido, nel medio termine avrà pregiudicato il suo patrimonio, rilevano ancora i vertici Gesam: “Se guardiamo ai risultati di bilancio 2018 – riassume Fava – oggi vediamo un’azienda che guadagna, ma tra cinque anni la situazione è destinata a peggiorare. Vogliamo fare qualcosa in chiave preventiva, non lasciare le cose come stanno”.

Per il consigliere Enrico Torrini di SiAmo Lucca “oggi siamo a decidere le sorti del gioiello delle società partecipate del Comune di Lucca. Non possiamo mettere la testa sotto la sabbia, ma vorrei capire perché non c’è stata la stessa lungimiranza negli anni precedenti. Se non avessimo usato Gesam come un bancomat in questi anni saremmo riusciti a stare sul mercato in modo più solido?”.

Fava replica che “Gesam non è un bancomat, è chiaro che come tutte le partecipate dobbiamo remunerare il socio. Inoltre abbiamo sempre avuto una politica dei dividendi costante, che molto dipende anche dalle esigenze dell’amministrazione comunale, a prescindere dal suo colore politico. C’è stato – continua l’analisi – sicuramente un depauperamento strutturale e, inoltre, il mercato in cui opera Gesam si è evoluto. La normativa dell’autorità, ancora, insiste perché si aumentino le dimensioni”.

Ad ogni modo, spiegano i vertici Gesam, anche risparmiando qualcosa sui dividendi “non ci sarebbero state risorse sufficienti per essere autonomi sulla gara e, anche avendo le risorse, non c’erano le dimensioni per contrastare soggetti più grandi di noi sul mercato: fare la gara da soli avrebbe significato andare incontro ad una sconfitta”.

Gesam, da quando è diventata Spa, ha distribuito circa 50 milioni di euro: un dato emblematico a fronte di una gara da 300 milioni di euro.

L’advisor (Pwc, ndr) che ha ricevuto un compenso da 60mila euro – insiste Martinelli – ha prodotto un documento corposo, che merita di essere analizzato”.  Un documento che arriva oggi in commissione e sul quale si apre la polemica da parte del consigliere Massimiliano Bindocci (M5S): “Se questo documento non possiamo tenerlo, poiché contiene dati sensibili, non lo voglio avere. È una questione di trasparenza”.

Per Lemucchi, Cantini e Fava, tuttavia, “bisognerebbe aver partecipato alla commissione precedente per esprimere giudizi, Martinelli ci ha chiesto di portarli ed abbiamo evitato in questo modo una perdita di tempo ed un accesso agli atti. Questa disponibilità è un atto di piacere verso i consiglieri”.

Fava replica che “questi dati servono alla commissione per prendere la migliore decisione, non serve fare polemiche fini a se stesse”. I dati contenuti nel documento, si rileva, potrebbero se divulgati avvantaggiare i competitor di Gesam per la gara, ricorda il consigliere Torrini. 

L’analisi delle opzioni strategiche per Gesam Reti ha portato ad uno studio sul contesto nazionale delle distribuzione del gas, che è passato dalla verifica dei competitor e deI player attivi sul mercato.

“Gesam – ricorda Vantaggiato scorrendo la documentazione – riduce i costi per aumentare la sua competitività: il contrario, dunque, di un possibile aumento in tariffa”. Negli ultimi anni il settore del Gas, anche per spinta dell’autorità, ha visto un crescente numero di fusioni e incorporazioni: sul mercato ecco dunque soggetti di dimensioni sempre maggiori. Lo scenario preferibile, come ormai noto, sarebbe quello di partecipare alla gara insieme a Toscana Energia: “Un accordo che – continua Fava – se e quando la gara si farà, deve essere concluso se si vuole entrare in un ambito più grande che assicura la stabilità. L’alternativa è quella di rimanere chiusi in un fortino, a combattere – usa una metafora – con arco e frecce”.

L’unico modo per produrre ricchezze e non perdere (ad oggi circa 300mila euro all’anno, ndr), si ricorda, è quello di diventare più grandi: “È un problema di dimensioni, se fossimo più grandi potremmo contenere i costi fissi. Con il numero di contatori che gestiamo – evidenzia Vantaggiato – abbiamo una forza contrattuale ridotta sul mercato”.

Anche secondo il documento redatto dall’advisor la scelta di rimanere da soli (il cosiddetto “stand alone”) “non risponde alle sfide poste dal settore e dal contesto di riferimento”. L’indebitamento della società, peraltro, va ad incidere sull’indebitamento del Comune, come ricorda l’assessore.

Disco verde per la pratica – che fornisce l’incarico a Gesam Reti di verificare le diverse opportunità sul tavolo – grazie a 4 voti favorevoli. Martinelli e Torrini non hanno partecipato alla votazione.

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