Anpi: “Foibe, vergognosa strumentalizzazione paragonarle all’Olocausto”

“Il dramma delle foibe va condannato con la massima decisione senza alcun tentennamento. Ma è un gravissimo errore considerarlo al di fuori del contesto in cui è avvenuto: il cosiddetto fascismo di frontiera nelle terre giuliane in termini di violenza snazionalizzatrice nei confronti degli sloveni e dei croati: italianizzazione dei toponimi, dei cognomi, proibizione di parlare sloveno in luogo pubblico, deportazione nei campi di internamento e stato di polizia“. Lo dice, nel documento sottoscritto anche dalla sezione di Lucca, Anpi Nazionale, che esprime la sua posizione sul giorno del ricordo.

“A tale snazionalizzazione feroce, forzata e costante, durata decenni – scrive Anpi – ha corrisposto in quello specifico periodo storico una reazione violenta. Le foibe furono il frutto drammatico e sanguinoso di queste circostanze e portarono alla scomparsa di migliaia di persone. Tale terribile tragedia, come peraltro tutti i drammi avvenuti in tanti luoghi d’Europa durante la guerra scatenata dal Terzo Reich e sostenuta dal fascismo italiano, non può essere ignorata ma nello stesso modo il paragone con I’Olocausto, a causa del quale furono eliminate intere generazioni e popoli, nell’ordine di milioni e milioni di persone, è frutto di una vergognosa strumentalizzazione”.

“A conferma del dramma del confine italo-sloveno basta recarsi a Gonars, piccolo comune della ex provincia di Udine – spiega ancora Anpi – dove si trova sul sedime di quello che fu un famigerato campo di internamento per sloveni e croati, un monumento funerario e una cripta sotterranea, ove sono disposte in preciso ordine cronologico le ceneri di 481 cittadini sloveni e croati: nomi e cognomi, luoghi e date di nascita di uomini, donne e bambini. E vicino a Gonars sta Visco, altro campo di internamento, altre vittime slave innocenti”.

“Nelle rievocazioni tendenziose e strumentali del dramma delle foibe si rimuove la realtà degli anni 43-45 – prosegue Anpi – quando l’intero territorio della cosiddetta zona di operazioni dell’Alto Adriatico era sotto l’occupazione del Terzo Reich con l’esplicito e colpevole appoggio dei fascisti italiani e dei collaborazionisti. Preoccupano le aspre, ricorrenti polemiche esclusivamente rivolte contro i partigiani jugoslavi perché negano che in quel periodo il principale nemico fosse l’occupante tedesco. Per questi motivi auspichiamo una più corretta lettura della storia e della memoria che riconosca la realtà di quei tragici eventi e renda il dovuto omaggio a tutte te vittime di quella tragica stagione del confine italo-sloveno”.

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