Foibe, Isrec Lucca: “No a gazzarre”. Si lavora a un fondo documentario

L'Istituto storico della Resistenza e dell'età contemporanea ripercorre il percorso del ricordo e ribadisce: "Le foibe sono un crimine"

Si è chiuso ieri (27 febbraio) il percorso del ricordo sviluppato dall’Isrec in provincia di Lucca, con la presentazione del libro di Silvia Dai Pra’, Senza salutare nessuno. Un ritorno in Istria. E per l’Istituto è tempo di bilanci e nuovi progetti, come quello di un fondo documentario che raccolga, oltre al materiale già presente, anche testimonianze e reperti della Resistenza e dell’età contemporanea da studiare ed eventualmente digitalizzare. Ma è anche l’occasione per ribadire il proprio no alla strumentalizzazione politica del dramma delle foibe.

Le iniziative intorno al 10 febbraio hanno coinvolto i cittadini, le istituzioni e le scuole, in collaborazione con gli enti locali, a partire dall’impegno mosso daProvincia e Comune di Lucca. Gli incontri, inoltre, sono stati partecipati dai familiari delle vittime delle foibe e di esuli che ancora testimoniano il doloroso cammino dell’abbandono delle loro terre e della costruzione di una nuova vita anche a Lucca.

Un percorso iniziato con la presentazione del libro di Raoul Pupo, Fiume città di passione, e che ha visto inoltre la partecipazione al progetto della Regione Toscana Storia di un confine difficile. L’alto Adriatico nel Novecento, culminato nel viaggio al confine orientale (11-15 febbraio); l’allestimento della mostra Dall’Istria a Lucca. Una raccolta di documenti familiari, che ha restituito il dramma attraverso la storia di una famiglia, quella di Armando Sestani; la riunione degli esuli fiumani intorno ad un progetto di valorizzazione delle loro memorie, anche in occasione e in collegamento con le iniziative di Fiume capitale europea della cultura; l’incontro con centinaia di studenti delle scuole della provincia con storici e testimoni; la partecipazione degli storici dell’Istituto in molte iniziative pubbliche organizzate in diversi Comuni della provincia, come Capannori, Forte dei Marmi, Porcari e soprattutto nella solenne seduta congiunta dei consigli provinciale e comunale di Lucca, al Real Collegio.

Commentano Stefano Bucciarelli (presidente Isrec), Armando Sestani (vicepresidente Isrec) e Andrea Ventura (direttore): “In tutti questi incontri la voce dei testimoni è stata valorizzata, a fianco di una ricerca storica che l’Isrec Lucca, come altri Istituti storici della Resistenza e in particolare l’Istituto regionale Friuli Venezia Giulia, hanno portato avanti da ben prima dell’istituzione del giorno del ricordo, ed i cui esiti sono liberamente consultabili in rete, nel Vademecum per il giorno del ricordo, equilibrato documento di sintesi storiografica sulle acquisizioni di decenni di ricerca sul confine orientale.

“Riteniamo – proseguono – che tutto questo lavoro debba essere ulteriormente sviluppato e promosso, anche tenendolo al riparo, nell’interesse delle ragioni della memoria e della storia, e nel rispetto del valore civile della ricorrenza del 10 febbraio, dalla strumentalizzazione politica che, a Lucca, ma anche altrove in Italia, si è tentato di inscenare”.

E incalzano: “Una vera e propria gazzarra, come giustamente l’ha definita il presidente del nostro Istituto nazionale Parri, il professor Paolo Pezzino, ha preso infatti a spunto le celebrazioni della giornata del ricordo per affermare versioni di parte e antistoriche di quei fatti: una grande tragedia nazionale è stata piegata a diventare la bandiera del nazionalismo più oltranzista; è stato sistematicamente rifiutato come riduzionista o negazionista ogni tentativo di definizione e precisazione sulle foibe; ogni contestualizzazione è stata respinta, soprattutto non appena si sia ‘osato’ tirare in ballo – non come giustificazione, ma come spiegazione, ancorché non esclusiva, di quello che è successo dopo – le responsabilità del fascismo. E’ bene qui ribadire che da parte nostra non è mai stato negato che le foibe rappresentino un crimine, che si inquadra non soltanto in una reazione alle politiche di snazionalizzazione e oppressione messe in atto dal fascismo nei confronti delle minoranze slovene e croate, ma anche nei meccanismi violenti di costruzione dello Stato jugoslavo da parte di un regime comunista che perseguitava tutti coloro che si opponevano ai suoi progetti (e quindi non solo italiani, e quindi non solo fascisti)”.

“Il contributo che l’Istituto si propone di continuare a dare negli anni a venire – continuano – va in ogni caso al di là di queste polemiche, e continuerà a guardare avanti, ispirandosi ai temi e alle ricerche di un dibattito storiografico su cui ci sono già molti condivisi punti fermi, e che è ovviamente sempre aperto”.

“Intanto, l’opera di valorizzazione della memoria dei testimoni avviata con la mostra alla Casa della memoria è destinata a continuare con l’apertura di un fondo documentario nell’archivio dell’Istituto, che raccoglierà, oltre ai pezzi là esposti, oltre a carte e memorie già depositate, altre testimonianze e reperti che, anche in formato digitale, potranno essere versate all’Istituto perché siano studiate, conservate, valorizzate. Su questo obiettivo l’Isrec Lucca fa appello a quanti, per storia familiare o interesse personale, possano e vogliano collaborare”.

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